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La prima settimana alla fattoria della nonna, mi aveva emotivamente distrutta. La mia stabilità mentale stava seriamente cominciando a vacillare. Oltre al fatto che sentivo costantemente quell'odore sgradevole addosso e sui vestiti. Era mercoledì e stavo pulendo il pavimento del granaio, Christopher gli aveva dato una spennellata qua e là  e quel posto, sembrava già cambiato parecchio. Gli attrezzi erano stati riposti in maniera ordinata in alcuni angoli strategici, così come il fieno era stato posto accanto alle entrate.

Dopo la nostra strana chiacchierata, ci eravamo categoricamente evitati. Forse perché non avevamo nulla da dirci, o forse perché a me andava bene così. Mamma e papà avevano cercato di mettersi in contatto con me, ma io non avevo osato rispondere alle loro chiamate. Stare alla fattoria mi stava facendo riflettere davvero tanto, cosa che mi spaventava parecchio. Di solito la Margot di Los Angeles, prendeva decisioni affrettate, banali e scontate.

"Margot" sentii d'un tratto.

Smisi di fare quello che stavo facendo e mi voltai in direzione di quello stridio fastidioso. Zia Margaret era sul ciglio della porta, ed aveva tra le mani una delle sue bottiglie di vodka.Era ubriaca marcia alle undici del mattino.

"Cosa vuoi?" dissi scocciata, alzando notevolmente il tono di voce.

Da quando ero arrivata in Tennessee, l'avevo vista così poche volte, che di solito dimenticavo anche che facesse parte della famiglia. Usciva al mattino presto e tornava la sera tardi, nonostante le apprensioni della nonna. A volte non aveva nemmeno la decenza di cenare con noi, preferendo la compagnia della sua bottiglia. Certo ovviamente l'avrei preferita anch'io, se solo avessi scoperto dov'è che nascondeva la sua scorta.

"La tua cara nonnina è andata in paese, voleva che ti avvisassi" esclamò sbattendomi la porta di legno praticamente in faccia.

Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, quel pavimento sembrava più sporco di prima.Imprecai tra me e me e gettai la scopa dall'altro lato della stanza, che andò a finire vicino alle scarpe dell'unica persona che non avrei voluto vedere, per i prossimi tre mesi.

"Ti sei alzata dal lato sbagliato del letto stamattina?" esclamò abbassandosi e recuperandola.

Mi morsi un labbro e misi le mani sui fianchi, in realtà mi ero alzata dal lato sbagliato del paese, a dirla tutta. Mi ero alzata in quella sudicia fattoria, che non aveva niente a che vedere con me.

"Pastorello puoi non parlarmi per...sempre? chiesi fissandomi il polso dolorante.

Chissà se il mio fisioterapista, mi sarebbe venuto a dare un'aggiustatina in Tennessee. Ma poi pensai che in quelle condizioni, non mi sarei fatta vedere nemmeno dal fattorino che mi portava la pizza.

"Zia Margaret, ha un passato un po' turbolento. Non trattarla con sufficienza" disse sorpassandomi.

Aveva addosso la sua solita camicia a quadri ed i suoi jeans slavati, quelli che gli stavano troppo larghi sulle ginocchia. Si mosse in direzione del fieno e comincio a spostarne alcuni blocchi da un punto all'altro. Zia Margaret non aveva un passato turbolento, era solo stata tradita dall'amore della sua vita e non si era più ripresa. Cos'avrei dovuto dire io? I miei genitori mi avrebbero tolto anche l'aria che stavo respirando, se solo avessero potuto.

"Io tratto la gente come mi pare" esclamai avvicinandomi ed incrociando le braccia al petto.

Lui scosse semplicemente la testa, e continuò a fare il suo lavoro come se non ci fossi. Aveva arrotolato la camicia fino ai gomiti, lasciando scoperte le braccia ricoperte di inchiostro, ed aveva il ciuffo che gli ricadeva in maniera disordinata sul lato sinistro del viso. La sua bocca carnosa entrava troppo in contrasto col naso aquilino, ma nonostante questo, sarei rimasta lì a fissarlo ancora per molto.

Dejame ser tu luz // Christopher Velez Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora