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Da quando Christopher mi aveva parlato di Ginger, non facevo altro che pensare a lei. Sapevo si sentisse sola, così come mi ci sentivo io. Così quella mattina mi recai direttamente alle stalle, dove la trovai accovacciata per terra, col suo musino tenero poggiato sulle zampe anteriori.

"Hey ciao" sussurrai aprendo il piccolo cancelletto di legno che mi separava da lei.

Ormai l'odore acre che c'era in quel posto non mi toccava più di tanto, mi ero già abituata a conviverci. Mi avvicinai lentamente  e le accarezzai la testa, avevo sempre sognato avere un cucciolo, ma i miei genitori non mi avevano mai accontentata. Nonostante Ginger avesse ben poco di un cane, avevo trovato una certa connessione nei suoi confronti.

"Come stai?" chiesi sedendomi a terra ed incrociando le gambe.

La nonna era riuscita a  procurarmi dei vestiti nuovi che adesso erano della mia taglia, riuscivo a muovermi liberamente anche se non mi piacevano per niente. Stavo imparando a non pensarci troppo e ad essere meno melodrammatica.

"Cosa posso fare per farti stare meglio..." esclamai continuando a guardarla negli occhi.

Avevo cercato di contattare mio padre, ma la sua segretaria mi aveva informata che era troppo impegnato per poter occuparsi di sua figlia, che si trovava praticamente dal lato opposto del paese. Così avevo provato a chiamare la mamma, ma niente da fare aveva il cellulare staccato.

"Hey" sentii d'un tratto alle mie spalle.

La sua voce mi trafisse la spina dorsale e mi arrivò dritta alle orecchie, lo stavo evitando da qualche giorno, visto che la sua ragazza mi aveva gentilmente invitata a farlo. Non gli risposi e non mi voltai, non avevo la minima intenzione di dare importanza a qualcuno che non si era nemmeno degnato di prendere le mie parti. Anzi mi aveva fatto sentire lo zimbello dei suoi amici, quando quella sgualdrinella dalla pelle olivastra da far schifo, mi aveva detto di stare lontana da lui.

"Margot.." disse abbassandosi alla mia altezza.

Aveva le scarpe sporche di fango, ed i suoi pantaloni della tuta. Tutta questa sua voglia di parlare con me, non l'avevo mai percepita prima, non mi era mai stato così addosso.Nonostante le volte che ci fossimo parlati si potevano contare sulle dita di una mano.

"Per favore, puoi guardarmi?" chiese sfiorandomi il braccio.

Voltai lo sguardo in direzione delle sue dita che erano proprio lì sporche a toccarmi la pelle candida che mi ritrovavo. Mi allontanai bruscamente e mi alzai sovrastandolo, non avevo bisogno delle sue scuse, ne della sua espressione da finto dispiaciuto. Avevo solo bisogno di tornarmene a casa, nella mia Los angeles.

"Senti pastorello, mi potresti lasciare in pace?" esclamai portandomi una ciocca dietro l'orecchio.

Lo vidi alzarsi e posizionarsi di fronte a me, si morse un labbro prima di abbassare la testa e mettersi due mani alle tempie. Aveva le occhiaie, segno che non aveva dormito molto.

"Ascolta mi dispiace per Alyssa a volte non riesce a controllarsi" spiegò "È la mia..la mia ex" disse poi chiudendo il piccolo cancelletto di legno che ci separava da Ginger.

Lo guardai per tutto il tempo e notai le sue piccole rughe attorno agli occhi, e la vena che gli percorreva il collo. Non volevo che mi desse alcun tipo di spiegazione, non mi serviva.

"Senti non mi interessa, puoi dire alla tua ragazza che può stare tranquilla" dissi "Non ho per niente intenzione di..di uscire con uno come te" esclamai sorpassandolo.

Ma mi bloccò per un braccio, e mi costrinse ad arrestare la mia uscita da diva di Hollywood.

"Quindi se ti chiedessi di uscire mi rifiuteresti?" chiese in un sussurro.

Dejame ser tu luz // Christopher Velez Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora