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Da quando ero arrivata in Tennessee la mia pelle si era scurita notevolmente, ma a me la cosa non mi piaceva per niente. Mi faceva sembrare uguale a tutta la gente che viveva lì, ed io non volevo somigliare ad un ammasso di pastori poveri e senza scelta. Mi pettinai i capelli bagnati ancora una volta, prima di prendere l'asciugacapelli. Il rumore di quell'aggeggio di solito, riusciva a rilassarmi, ma non quel giorno.

Avevo smesso di lavorare per la nonna, ed avevo smesso di vedere Christopher dopo la nostra litigata. Ero arrivata alla conclusone di essere troppo codarda per affrontarlo, ma soprattutto per affrontare quello che provavo per lui.

"Margot, sei pronta?" sentii la voce di zia Margaret riecheggiare prepotente lungo il corridoio.

Non volevo immischiarmi in quelle insolite riunioni di famiglia. La nonna lo sapeva bene, ma nonostante ciò mi aveva costretta ad andarci lo stesso. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, non volevo incontrarlo, o almeno non così repentinamente.

"Ti ho detto che non ci vengo, lasciami in pace" dissi alzando il tono di voce.

Poggiai le mani sulle tempie, tenendo i gomiti ben saldi sulla scrivania che avevo di fronte. Se avessi continuato di quel passo, non ci sarei arrivata viva al cinque di settembre, o se ci fossi arrivata, l'avrei fatto con qualche pezzo mancante.

"Non esco da questa stanza, finché non sei pronta" esclamò nonna Cassie poggiandosi allo stipite della porta.

Non avevo nemmeno sentito che fosse arrivata, di solito batteva le sue scarpe con un certa insistenza sul pavimento, proprio per avvisarmi che si stava avvicinando al mio covo. Ma quella mattina, i miei pensieri mi otturarono persino le orecchie. Voltai lo sguardo verso di lei e sorrisi impercettibilmente. La mia testardaggine aveva anche un volto, ed era il suo. Sbuffai ancora una volta, sentendomi in trappola. La Margot di qualche settimana prima, si sarebbe davvero impuntata e non si sarebbe fatta trascinare. Ma sapevo di non essere più quella ragazza.

***
Zia Margaret fermò il suo catorcio fuori casa di Ellie, dopo aver preso tutte le buche presenti sull'asfalto. Poi con una certa veemenza, ci aveva fatte scendere, spingendoci letteralmente fuori.Il terriccio rovente quando entrò a contatto con la suola delle mie vans, mi fece andare a fuoco la pianta dei piedi. Le trecce che mi ero sistemata in testa invece, mi si erano appicciate fastidiosamente alle spalle scoperte, suscitandomi un certo malessere interiore.

"Dai che ci stanno aspettando" esclamò la nonna dandomi un colpetto.

Alzai gli occhi al cielo e la seguii fino a quella porta colorata di rosso. Non avevo ben capito il perché ci avessero invitati a pranzo a casa loro, e a dirla tutta non me ne fregava un bel niente, volevo solo tornarmene alla fattoria e magari affogare il mio dispiacere nella vodka di zia Margaret. Avevo scoperto finalmente dove aveva nascosto le sue scorte. Vidi le dita affusolate di nonna Cassie, pigiare con sicurezza sul campanello, fino a che qualcuno non venne ad aprirci. Una donna dagli occhi grandi e dalla bocca a cuore, apparve nella sua blusa verde e nei suoi jeans scuri. Mi trattenni dallo spalancare la bocca, quella era una fotocopia di Christopher.

"Oh Cassie che piacere, vi stavamo aspettando" esclamò con un accento strano " E tu devi essere Margot, Ellie non fa altro che parlarci di te" disse dandomi la mano "Su entrate che fuori si muore dal caldo" ci invitò in casa e si richiuse la porta alle spalle.

Mi sarei aspettata di trovarci tutto uguale, tutto come quando eravamo bambine. Invece mi accorsi, roteando gli occhi da un punto all'altro, quanto le cose si fossero modificate durante la mia assenza. Non c'erano più i vasi pieni zeppi di margherite, ne i tappeti dai colori sgargianti, che rendevano quello spazio più pieno. Le pareti avevano assunto un colore più freddo, ed erano stati messi dei quadri dalle cornici austere. Inoltre il divano blu scuro, sul quale io ed Ellie passavamo interi pomeriggi a mangiare cheetos, erano stati sostituiti da una credenza color panna. Alle finestre invece, le tende a fantasia, non c'erano più, al posto di queste ne erano state messe delle altre che rendevano il soggiorno un luogo troppo pesante.

Dejame ser tu luz // Christopher Velez Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora