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Stavo cercando in tutti i modi di farmi entrare quei pantaloncini, che puntualmente mi si fermavano stretti sul sedere. In effetti mi si era allargato parecchio, conferendomi una strana forma fisica. Sbuffai e li gettai lontano da me. Mancavano esattamente sei settimane al mio ritorno a Los Angeles, sei settimane che mi avrebbero aiutata a riflettere su cosa volessi nella vita e soprattutto su chi volessi accanto.

Christopher era stato chiaro, mi aveva guardata dritta negli occhi e mi aveva piantata in asso, così com'era giusto che fosse. Forse meritavo solo persone come Jordan che ti tradiscono da un giorno all'altro, non degnandosi minimante dei tuoi sentimenti del cazzo.

Chiusi gli occhi e dopo essermi legata i capelli in una coda, indossai le scarpe da ginnastica e scesi al piano di sotto, salutai la nonna ed uscii di casa. Nonostante fossero solo le nove del mattino, quel caldo torrido mi fece mancare il respiro, ma avevo bisogno di ritornare in forma, e di dimenticare anche solo per mezz'ora quegli occhi che mi avevano devastata lo stomaco. Così presi a correre, misi le cuffie alle orecchie e sulle note di "Same old love" di Selena Gomez, mi allontanai il più possibile dalla fattoria.

Non so quanti chilometri riuscii a percorrere, ma dalle gocce di sudore che mi bagnavano il corpo, dedussi che avevo corso più del dovuto e che molto probabilmente mi sarei dovuta fermare. Così mi piegai sulle ginocchia e cercai di prendere aria il più possibile, la coda di cavallo mi si appiccicò alla schiena infastidendomi, ma la lasciai lì non avendo la forza per aggiustarla.

"Hey, va tutto bene?" sentii d'un tratto.

Un paio di scarpe da ginnastica mi si piazzarono sotto gli occhi, e delle gambe muscolose mi fecero aggrottare la fronte. Mi rimisi dritta notando davanti a me un ragazzo dai capelli biondo platino e dagli occhi verde acqua. Aveva dei pantaloncini ed una canotta madidi di sudore, ed una fascia a coprirgli la fronte.

"Si.." riuscii a dire.

Lo vidi sorridere ed i suoi denti bianchi mi illuminarono la giornata, aveva la pelle pulita e la bocca sottile.

"Oh menomale, comunque piacere io sono Dannys" esclamò porgendomi la mano.

Mi scostai un ciuffo dalla fronte prima di stringergliela. 

"Margot" risposi.

Il suo palmo era liscio e nonostante fosse sudato fradicio, il suo profumo inebriò l'aria circostante.

"Per caso sei libera stasera Margot?" mi chiese sorridendo.

***

Avevo cercato e ricercato qualcosa da poter indossare per quello strano appuntamento, ed ero riuscita a trovare un vestito rosa pallido, scollato sulla schiena. Arricciai i capelli conferendogli una forma un po mossa, rispetto al mio solito pelo liscio e mi guardai allo specchio facendo una giravolta su me stessa. Non ero niente male, e forse quel sedere più grosso di una taglia mi stava anche bene. A Los Angeles, nessuno mi avrebbe fatto uscire in quel modo, per mia madre anche quando pesavo quaranta chili, sembravo una balenottera. A volte, anche se non lo avevo mai dato a vedere, ci restavo male. Era solo merito dei miei genitori, se ero diventata quella che ero, ma non ne andavo fiera, e Christopher nemmeno. 

Quando sentii un clacson poco familiare fare eco davanti la porta di casa, scesi frettolosamente le scale chiudendomi la porta alle spalle. Mi precipitai fuori di corsa aspettandomi di vedere il solito pick-up, o la solita macchina da contadino, ed invece niente del genere. Dannys era seduto a cavalcioni su di una motocicletta rosso fuoco.

"Dimmi che stai scherzando" esclamai senza troppi giri di parole. 

Mi avvicinai piano, sentendo i suoi occhi di ghiaccio perforarmi da parte a parte, forse non avrei dovuto accettare il suo invito. Lo avevo fatto solo perchè Christopher meritava una lezione, solo perchè senza la vendetta mi sentivo piccola ed impotente. 

Dejame ser tu luz // Christopher Velez Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora