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L'aria fredda che proveniva dalla finestra del balcone, mi alitò sul collo facendomi venire i brividi. Ma non mi mossi dal mio posto, il tempo sembrava essersi ancora una volta fermato, sembrava stesse giocando a farmi male.

La sua reazione, mi aveva completamente devastata dentro. Il cuore batteva solo per pompare sangue al resto del corpo. Sembravo essere caduta in un pozzo senza fondo e, stavo cercando in tutti i modi di non piangere. Lo schermo della tv si era fatto nero e la chiave di quella che doveva essere la nostra casa era lì, buttata sul pavimento sotto il cartone del cheesburger.

Avevo immaginato milioni di cose diverse per noi, avevo immaginato la nostra vita, la nostra normalità. Forse però ci avevo sperato troppo. Mi voltai verso il balcone e lo vidi con le mani sulla ringhiera, stava cercando di elaborare qualcosa da dirmi. Ma io non volevo ascoltare niente.

Dopo aver preso aria, mi alzai e mi trascinai verso di lui. Uno di noi due prima o poi, avrebbe dovuto fare il primo passo. Mi misi accanto a lui, mentre di fronte a me New York brillava in tutta la sua bellezza.

"Potevi dirmi solamente che il regalo non ti è piaciuto" dissi con un filo di voce.

Mi si gelarono le mani, ed i piedi scalzi si bagnarono a contatto con la neve sciolta. Ma il mio corpo sembrava essersi scordato del freddo, non sentivo niente.

"Cosa..cosa stai cercando di fare Margot?" Chiese voltandosi verso di me.

Quella luce che aveva negli occhi, mi fulminò. La freddezza della sua domanda mi penetrò da parte a parte, lasciandomi senza parole. Cosa stavo cercando di fare? Stavo solo cercando di..di..

"Volevo farti solo un bel regalo Christopher, volevo solo renderti felice" esclamai.

Lui aggrottò le sopracciglia e rise.

"Se volevi rendermi felice mi avresti regalato un bracciale o non so. Ma non una casa" urlò.

Mi strinsi nella maglietta continuando a non capire il perché di quella reazione. Io lo amavo.

"Non capisco perché tu ti stia scaldando così tanto, ti ho chiesto di venire a vivere con me perché ti amo cazzo. E tu che fai? Ti arrabbi?" Esclamai "Pensavo che lo volessi anche tu, pensavo che così avremmo risolto i nostri problemi, non voglio che tu stia in quella dannata fattoria Chris" spiegai.

Ma lui si voltò e non mi guardò più.

"Io non posso accettare, non siamo pronti per un passo del genere" disse rientrando.

Lo seguii ed incrociai le braccia al petto. Cosa diavolo stava dicendo?

"Non siamo pronti? O non sei pronto tu?" Chiesi aggrottando le sopracciglia.

Si mise a sedere sul letto e portò le dita tra i capelli. Avrei voluto abbracciarlo e poi fare l'amore con lui per tutta la notte. Ed invece ero lì di fronte, col cuore spezzato ed una voglia di sparire che mi si allargava dentro.

"Io non so se provo più le stesse cose, dopo quello che è successo" spiegò "Mi dispiace Margot, ma ti ho perdonato troppe volte e ti giuro, stavo provando a farlo anche adesso, ma non ci riesco"

Quello fu il colpo di grazia.

Mi sentii mancare le forze, mi sentii vulnerabile. Avrei urlato se la voce non mi fosse morta in gola, lo avrei anche preso a sberle se le mani avessero risposto ai miei comandi. Ma non feci niente. Mi limitai a sorpassarlo e a chiudermi in bagno.

***

Mi misi di fronte allo specchio e fissai le mie gote rosse, i miei occhi gonfi e le mie guance bagnate. La testa mi bruciava e non avevo la forza di uscire da quel posto. Non volevo incontrare i suoi occhi, non volevo vedere le sue braccia muoversi, ne le sue labbra. Volevo solo che se ne andasse.

Se fossi stata un'altra ragazza, una normale, avrei chiamato qualche amica. Ma in quel preciso istante mi sentii così sola, che mi rimisi nuovamente a piangere. Le cose che erano successe in quei mesi, mi avevano cambiata profondamente, anzi, lui mi aveva cambiata. Mi aveva spogliata di tutte le mie paure ed aveva scavato così a fondo, che le sue unghie ormai erano troppo in profondità per essere tolte via.

E lo odiavo.

Lo odiavo per avermi fatto provare quelle cose, per avermi fatto sentire quel vuoto allo stomaco e quel formicolio alle mani. Odiavo qualsiasi cosa mi avesse cambiata, lo odiavo.

Quando mi decisi ad uscire, lo trovai seduto ancora sul letto. Era rivolto verso la porta del bagno, forse aveva ascoltato il mio pianto come se fosse una canzone.

"Margot" cercò di dire.

Lo bloccai prima che potesse continuare. Il solo suono della sua voce mi irritava.

"Voglio che tu vada via" dissi cacciando da sotto al letto il mio borsone.

Misi a caso i miei vestiti dentro e lo richiusi. Mandai un messaggio al mio autista ed aspettai con impazienza che mi rispondesse.

"Non ti lascio da sola" affermò avvicinandosi.

Lo guardai di sbieco e sorrisi.

"Ho detto che te ne devi andare" urlai.

Lo guardai prendere le sue cose ed uscire in tutta fretta dalla stanza. Quando si chiuse la porta alle spalle, sussultai. Dopo due ore lasciai quella stanza che aveva racchiuso dentro tutto il mio dolore.

***
28 novembre, il ringraziamento.

Non avevo mai capito in che modo si cucinasse il tacchino, quindi mi rassegnai al fatto che probabilmente non ne avrei mangiato nemmeno un pezzo. Fuori nevicava così come nevicava dentro di me. Quella casa stava cominciando a piacermi, ma senza Christopher ovviamente non era la stessa cosa.

Avevo deciso di andarci a vivere lo stesso con o senza di lui, ed avevo deciso che mi sarei messa sotto con lo studio. Accesi la TV e cercai un film, dovevo pur ammazzare il tempo. La cioccolata calda mi avrebbe fatta compagnia, a differenza dei miei genitori che erano partiti per andare in vacanza.

Di tanto in tanto, vagavo con la mente nel Tennessee. Mi mancava quella semplicità, mi mancava Ellie. E soprattutto mi mancava la nonna. Nonostante mi avesse chiesto di andare a passare quel giorno da lei, avevo categoricamente rifiutato.

Non potevo correre il rischio di incontrarlo.

Le lancette dell'orologio segnavano le nove in punto, forse nella casa accanto alla mia stavano festeggiando, così come stava festeggiando l'intero paese. Mi sentii ancora più sola, ancora più male. Piansi e mi asciugai le lacrime.

Presi il cellulare e quando aprii instagram, mi sentii ancora peggio. Erick aveva pubblicato un video, e Christopher si stava divertendo come se non fosse successo nulla. Gettai il telefono lontano e mi alzai. Mi legai i capelli e mi fissai allo specchio posto nel soggiorno.

Margot Evans sarebbe tornata.

E stavolta non avrebbe avuto pietà.

Dejame ser tu luz // Christopher Velez Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora