10.

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La mattina del quattro luglio, nonna Cassie venne a svegliarmi con troppo entusiasmo, facendomi storcere il naso. Mi rigirai tra le lenzuola ripensando a cosa fosse successo, qualche giorno prima. Ormai la mia vita era diventata un affare di stato in Tennessee, tutti ne conoscevano i particolari. Sarei voluta tornare indietro nel tempo e cambiare le cose, farle andare diversamente.

"Tesoro c'è una persona per te" esclamò indicandomi la porta socchiusa.

Annuii e dopo essermi stropicciata per bene gli occhi, cercai di legare i capelli in una coda di cavallo. Mi misi seduta in mezzo al letto e guardai fuori dalla finestra, c'era di nuovo bel tempo, quindi probabilmente avremmo ripreso a lavorare presto.

"Sai che di primo mattino non voglio vedere nessuno" esclamai con una punta di acidità nella voce.

Nonna Cassie mi regalò una smorfia, ed usci chiudendosi la porta alle spalle. Rimasi da sola, così senza perdere altro tempo, ne approfittai per correre in bagno a vestirmi. Quando tornai nella mia stanza, trovai il mio ospite seduto sul letto. Aveva le mani incrociate e gli anelli su ogni dito. La sua maglietta rossa gli fasciava le spalle perfettamente, mentre i suoi jeans stracciati, gli mettevano in mostra le ginocchia pallide.

"Sei tu che hai spezzato il mio sonno quindi? Pensavo fosse Leo di Caprio" dissi passandogli davanti.

Lo sentii ridere tra sé.  Amavo quando lo faceva, mi metteva di buon umore, anche se tutto mi sembrava nero. Lui però non lo sapeva e se ne stava lì, con la sua bocca incurvata, a rendermi la giornata migliore.

"Anche stavolta ho deluso le tue aspettative" esclamò guardandomi dritta negli occhi.

Cambiai la traiettoria del mio sguardo e mi misi a sedere accanto a lui, incrociando le gambe. Aveva un sacchetto tra le mani, ripiegato in modo sgualcito, quasi come se avesse percorso troppi chilometri prima di venire da me.

"Questi sono per te" disse d'un tratto, porgendomelo.

Aggrottai la fronte e glielo tirai dalle dita. Gli sfiorai per qualche secondo la pelle e mi sentii andare a fuoco. Quando lo aprii, mi ritrovai sotto al naso una dozzina di biscotti dalla forma inverosimile, che però emanavano un odore troppo buono per non essere assaggiati. Con la mia scaltrezza, ne tirai fuori uno e lo portai alla bocca. Le papille gustative per un momento fecero a botte, ne avrei mangiati in quantità industriali.

"Vuoi per caso farmi ingrassare?" chiesi addentandone un altro.

Si fissò le mani per un momento, prima di voltarsi verso di me e pulirmi la bocca col pollice. Glielo lasciai fare, anzi, volevo che mi toccasse, volevo che mi facesse venire i brividi e le gambe molli.

"Voglio baciarti" sussurrò avvicinandosi ed accarezzandomi una guancia.

Mi vennero i crampi allo stomaco, che me lo fecero immediatamente chiudere. Con uno scatto, posai i biscotti sul comodino e presi un respiro profondo. Anch'io volevo baciarlo, ma non potevo.

"Chris.." dissi alzandomi.

Quella stanza era diventata più piccola del solito e lui sembrava essersi fatto troppo grande. Era passato qualche giorno da quando Erick mi aveva messa alla mercè di tutti, ed avevo deciso che non dovevo spingermi oltre con Christopher. Perché lo avrei fatto soffrire, perché eravamo due poli opposti, perché io non aspiravo a diventare una contadinella, e Christopher non aveva altro da offrirmi, se non un futuro incerto. Ed io non lo volevo.

"Ti va di farmi compagnia a comprare delle cose?" chiese abbassando lo sguardo e cambiando immediatamente discorso.

Non aveva avuto il coraggio di chiedermi il perché e gliene fui grata. Non ero pronta ad affrontarlo di nuovo, non avevo più riserve, mi erano finite.

Dejame ser tu luz // Christopher Velez Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora