Capitolo 28

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Adam’s POV

-Noel- sussurrai.

-Hey, Noel- riprovai.

-Sei sveglio?- gli chiesi, passandomi una mano sugli zigomi per asciugarmi le lacrime.

Gli accarezzai i capelli, sentendolo muoversi appena sotto il mio tocco.

Mi sporsi un po’ di più verso di lui, scoprendo fosse ancora addormentato.

Decisi di non svegliarlo.

Non volevo si preoccupasse.

Mi limitai a lasciargli un bacio leggero sulla spalla nuda, per poi poggiarci contro la guancia e stringermi a lui.

Chiusi gli occhi e desiderai con tutto me stesso di non dovermi alzare.

Volevo restare lì. Godermi la sua vicinanza e riaddormentarmi, come facevo a casa, quando lui viveva da me e io non avevo voglia di andare a scuola.

Pensai di chiamare al lavoro e avvertire che stessi male per restare con lui.

Ma non potevo.

Dovevo sostituire Paul, che aveva un esame all’università. Glielo avevo promesso.

Mi obbligai a tirarmi su e, cercando di non far rumore, mi sedetti sul bordo del letto.

Mi fermai ad osservare il mio ragazzo ancora per qualche istante e per poco non scoppiai a piangere di nuovo.

Mi sentivo in colpa.

Non riuscivo a ritagliare abbastanza tempo per noi due.

Mio padre non mi parlava.

Lavoravo come un mulo, ma i soldi non bastavano mai.

Stavo iniziando a non reggere più i ritmi e non avevo neppure iniziato all’università.

Dovevo pagare le cure di mio papà.

Dovevo restituire a Noel i soldi che mi aveva prestato nelle ultime due settimane.

Dovevo proteggerlo.

Sentii le lacrime premere per fuoriuscire, ma le cacciai indietro.

Non volevo che il mio ragazzo si preoccupasse.

Aveva appena iniziato a scuola e aveva già i suoi problemi a cui pensare.

Mi alzai e mi diressi verso la cassettiera per prendere della biancheria pulita.

Cercai un paio di boxer nella penombra, maledicendomi per non essermi preparato i vestiti la sera prima.

Non volevo che Noel si svegliasse.

Aveva dormito poco e male.

E non doveva vedermi così.

Dovevo sembrargli tranquillo o avrebbe ceduto anche lui.

-Adam- mi sentii chiamare.

“Merda!”.

-Hey!- esclamai sorpreso -Buongiorno amore- cercai di sorridere, girandomi verso di lui.

-Sono già le sette?- mi chiese con la voce ancora impastata dal sonno.

-Purtroppo sì- sussurrai.

-Ora mi alzo e ti preparo la colazione- disse, stiracchiandosi.

-Tesoro, resta pure a letto. Prendo un caffè al volo al bar qui sotto prima di prendere l’autobus- provai a dissuaderlo.

-Ormai sono sveglio- si mise seduto -E poi sai che mi fa piacere- sorrise, stropicciandosi un occhio.

Il mio cuore saltò un battito.

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