Capitolo 3

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Noel's POV

-Ciao Max, ci vediamo domani- dissi guardando mio cugino scendere dalla macchina.

-A domani Noel!- mi salutò buttando a terra il mozzicone della sigaretta per poi salire le scale di casa sua.

Parcheggiai qualche metro più avanti, per poi sbattere la portina ed entrare velocemente a casa.

-Ah, sei tu!- esclamò mio padre vedendomi entrare.

Stava pulendo la canna di una pistola.

-Ciao- lo salutai.

-Hai fatto quel lavoro che ti avevo affidato?-

-Eccoti il malloppo- dissi lanciandogli una busta di carta piena di verdoni.

-Ottimo lavoro Noel, sapevo che potevo fidarmi di te!- esclamò dandomi una pacca sulla spalla.

Abbozzai un sorriso.

-Ho imparato dal migliore!- dissi alzando le spalle.

-Questa è la tua parte- affermò .

La presi senza fare troppi complimenti, infilandomela nella tasca interna del giubbotto.

Prima di salire in camera mia, feci un salto in cucina a prendere qualche lattina di birra, poi salii al piano di sopra.

-Hey Noel!- mi salutò mia sorella Abbie -Senti...volevo chiederti...-

-Chiedi a Jeremy- risposi svogliato prima di chiuderle la porta in faccia.

-Sei sempre il solito stronzo!- gridò dando un calcio che fece tremare tutta la parete.

-Lasciami in pace!- risposi nascondendo i soldi sotto un'asse rialzata del pavimento.

-Ti detesto!-

Rovistai nello zaino alla ricerca di una sigaretta, trovandovi all'interno anche il mio diario.

Mi buttai sul letto con quel rettangolo di pelle tra le mani.

Lo guardai per un'infinità di tempo, forse alla ricerca del coraggio di liberarmene.

Coraggio che ovviamente non trovai.

Lo nascosi sotto il materasso, come ogni sera, dopo aver riempito le pagine di rabbia e frustrazione.

Non appena mi fui calmato, mi sfilai la camicia a quadri ed i jeans scoloriti per indossare un pantalone scuro ed una camicia grigia.

Uscii dalla mia stanza dopo alcune ore, troppe sigarette e qualche birra, con gli occhi lucidi e l'umore a terra.

Il dover nascondere costantemente chi fossi mi stava consumando lentamente dall'interno.

Vivevo con la paura costante qualcuno riuscisse in qualche modo a scoprire la verità.

Tutti avrebbero perso il rispetto nei miei confronti e la mia vita sarebbe diventata un inferno.

Non potevo permetterlo.

Dovevo continuare a nascondermi, come qualsiasi gay intelligente in questo quartiere.

Scesi le scale.

Non appena fui al piano di sotto, diedi un'occhiata verso la cucina.

Abbie stava apparecchiando.

-Non ci sono per cena- la informai e senza aspettare una risposta uscii di casa.

Dal vialetto, alzai lo sguardo verso casa di mio zio Ronnie.

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