Capitolo 32

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Noel’s POV

Non riuscivo a tenere le mani ferme.
Avevo così tanta ansia addosso da sentire il bisogno di scappare via.
Non c’erano altre persone sedute in quella sala d’attesa, ma mi sentivo comunque a disagio.
Uscii fuori e mi accesi una sigaretta.
A pochi passi da me c’era un tipo strafigo, tutto vestito di pelle nera.
Se ne stava poggiato al muro a fissare lo schermo del cellulare.
Mi chiesi se non avesse caldo conciato così.
Indossava persino dei guanti!
Sembrava un misto tra una rock star e un guerriero di un fantasy.
Aveva i capelli neri, con due ciocche argentate e le unghie dipinte di nero, come le mie.
Notai avesse anche molti buchi alle orecchie.
Lo osservai più del dovuto, soffermandomi su ogni particolare.
Il ragazzo se ne accorse e mi sorrise ed io mi sentii a disagio.
Mi strinsi nella mia felpa, poi buttai il mozzicone per terra e rientrai nella sala d’attesa, sperando il tempo scorresse velocemente e l’orario del mio appuntamento arrivasse presto.
Estrassi il telefono dalla mia tasca e risposi ai messaggi di Seanny ed Abbie, poi scrissi ad Adam, per sapere come stesse andando il suo primo giorno di università.
-Hey, mi sembri un po’ teso. Prima volta qui?-
Alzai lo sguardo, trovando il rocker dai vestiti fighi in piedi davanti a me.
-Piacere, sono Eddie- mi porse la mano.
-L-lasciami in pace- sussurrai spaventato.
Mi aveva seguito?
O forse anche lui doveva vedere la psicologa?
Cosa voleva da me?
-Hey, sei un gran maleducato!- esclamò, senza perdere il sorriso
-Cosa ti ha fatto pensare che volessi parlare con te?- chiesi.
-Mi fissavi- alzò le spalle.
-Ti guardavo perché mi piace la tua giacca- dissi.
-A me piace il tuo smalto- sussurrò lui, sedendosi accanto a me.
Era carino. Aveva dei bei lineamenti.
E mi piaceva il suo look.
E aveva un magnifico eyeliner viola.
-G-grazie- balbettai.
-Te la stai facendo sotto?- mi chiese.
-Per te?- chiesi.
Lui rise.
-Per l’appuntamento-
-Sono un po’ in ansia- ammisi, sentendomi stupido.
-La dottoressa Reinhart è okay, ti troverai bene-
-La conosci?-
-Sì, fin troppo bene-
-Scusa, domanda stupida- sussurrai.
-Tranquillo- mi sorrise.
Ricambiai, poi abbassai lo sguardo.
-Senti, a che ora hai l’appuntamento?- mi chiese.
-Tra mezzora-
-Allora hai tempo per un caffè nel bar qui davanti!- esclamò con entusiasmo.
-Grazie, ma non bevo caffè. E poi preferisco stare qui. Se mi alzo è per tornarmene a casa-
-Oh, come vuoi- alzò le spalle -Io un caffè mi sa che me lo prendo!-
-Non te lo sto mica impedendo- gli risposi, acido.
-Hey, che caratterino! Io volevo solo essere gentile- si lamentò -E chiederti se ti servisse qualcosa-
-Senti, non ho voglia di fare amicizia. Sono qui solo perché l’ho promesso al mio ragazzo…o non avrei mai messo piede in questo posto-
-Lasciami indovinare. Sei uno di quei cretini che si vergogna di andare dallo psicologo!-
Stavo giusto per cedere alla voglia di tirargli un pugno in faccia, quando una donna ben vestita chiamò il mio nome.
Deglutii, sentendo una fitta allo stomaco.
Vidi una ragazza allontanarsi.
Sembrava tranquilla.
-Hey, andrà tutto bene- mi sorrise il ragazzo.
-Fottiti- risposi, poi mi alzai e raggiunsi la donna.
-Ciao Noel- mi sorrise -Inizia ad accomodarti. Ti raggiungo in un istante-
La dottoressa Reinhard si allontanò a passo veloce.
Sembrava infastidita.
-Eddie, non puoi importunare i miei pazienti! Trovati qualcosa da fare!- sentii dire.
-Mi annoio qui, ma non posso muovermi fino a quando il tuo compagno non si deciderà a portarmi a casa tua! Non sono io ad essermi dimenticato le chiavi!- sbuffò.
-Prova a richiamare Nelson! Sto lavorando, tesoro! Non posso muovermi da qui, lo sai! Ma per premio ti porto a pranzo al ristorante! Promesso!-
-Non ho più sette anni- sbottò il ragazzo.
-Ti prego, Edward. Non mettermi in difficoltà-
-Quel ragazzo ti sta aspettando-
-A dopo, tesoro-
-A dopo-
La dottoressa Reinhard mi raggiunse.
Chiuse la porta e mi sorrise.
-Accomodati pure- disse -E scusa mio figlio Eddie. È arrivato stamattina in città e…-
-Non fa niente-
Lei mi sorrise, poi indossò dei piccoli occhiali rossi e si sedette.
Era bassa, ma proporzionata.
Indossava un vestito azzurro, morbido ed elegante.
Non assomigliava molto a Eddie.
Lei aveva un aspetto rassicurante, pacato.
Fu gentile con me.
Non mi fece domande inopportune.
Fui io a parlare come un fiume in piena.
Nominai tutti.
Adam, Max, mio padre, Abbie, Jer, Sean, mia madre, Layla.
La mia seduta durò tre quarti d’ora.
Uscii fuori dall’ufficio un po’ scosso.
Mi diressi verso il bagno e quando vi entrai dentro, Eddie era lì, ad aggiustarsi il trucco.
-Eccoti finalmente! Come è andata?-
Lo ignorai, chiudendomi dentro un cubicolo e vomitai l’intera colazione per via dell’ansia che avevo accumulato prima e durante la seduta.
Mi pulii il viso e mi asciugai le lacrime, poi uscii fuori, perché volevo solo tornare a casa.
Eddie era ancora lì.
-Caramelle?- estrasse un pugno dalla sua tasca, porgendomelo, mentre mi avvicinavo al lavandino.
-Le ho prese nello studio di mia madre. Giuro che non contengono droga!-
Lo guardai male, poi mi sciacquai il viso.
-Preferisci un tè caldo?- mi chiese -Te lo vado a prendere?
-Lasciami in pace- sussurrai, guardandolo in faccia.
-Amico, hai un aspetto orribile!- esclamò.
Lo ignorai, estraendo il cellulare dalla tasca.
Cercai il numero di Layla e le chiesi se potessi passare da lei.
-Okay, non vuoi il mio supporto. Ho capito!- alzò le spalle lui.
-Senti, non ho nulla contro di te- sussurrai -E se ci stai provando, sei carino…ma ho già un ragazzo…-
Eddie sorrise in una maniera strana, che mi fece male al cuore.
-Non ci sto provando con te! Non mi interessi in quel senso. Nessuno mi interessa in quel senso! Sto solo cercando di essere gentile con te! Deve sempre esserci un doppio fine quando uno fa qualcosa di carino?- sbottò -Devo stare qui tutta la mattina ad aspettare che il compagno di mia madre finisca il sopralluogo in cantiere e venga a recuperarmi! Mia madre mi ha preso in aeroporto stamattina, poi mi ha portato qui, perché era in ritardo e perché non si è portata dietro le chiavi! Mi sono appena trasferito in città perché non vado d’accordo con la nuova compagna di mio padre! Stasera inizio all’università e sono in ansia! Stavo solo provando a farmi un amico! Mi stai simpatico!-
-Provi a farti amici nello studio di tua madre? È da psicopatico. Lo sai, vero?-
-Non ti ha colpito la prima cosa che ti ho detto?- mi chiese.
-No, non me ne frega un cazzo di cosa ti piace e cosa no. Basta che tu non siano uno di quei tipi strani a cui piacciono le cose. Da qualche parte ho letto di un tipo sessualmente attratto dalla sua macchina che ha infilato l’uccello nel tubo di scappamento- dissi.
Eddie rise ed io sorrisi di rimando.
-Va un po’ meglio?-
Annuii.
-Ti va se ci vediamo qualche volta?- mi chiese -Magari mi fai vedere la città-
-Okay. Ma sono nuovo qui- dissi.
-Ti sei trasferito per andare all’università?-
-No-
-Lavoro?-
Scossi la testa.
-Per stare vicino al mio ragazzo. Lui inizia oggi…all’università- dissi.
-Convivete?-
Annuii.
-Wow! Roba seria!-
-Sono molto innamorato- sorrisi.
-Cazzo, si vede!- sorrise anche lui.
-Senti, se vuoi ti do un passaggio fino al cantiere dove abita il compagno di tua madre- proposi.
Mi dispiaceva averlo trattato male.
-Lo faresti davvero?-
-Sì, ma non dirlo a tua madre. Mi fa strano…-
-Tranquillo amico. Le dico che prendo un taxi!-
-Bene. Ti aspetto fuori. Mi fumo una sigaretta nel frattempo-
-Okay, posso prendere anche le mie cose?-
Diedi un’occhiata al telefono e quando vidi che Layla non mi aveva risposto, annuii.
-Grazie!- esclamò, poi corse fuori.
Quando mi raggiunse vicino alla macchina aveva una valigia gigante e una custodia di uno strumento musicale.
-Suoni?-
-Il sassofono. Studio al Conservatorio-
-Io strimpello la chitarra. Ho un’amica che studia al conservatorio. Suona il contrabbasso e il basso. E ha un gruppo-
-La voglio conoscere!-
-Si chiama Layla. È fantastica. Possiamo organizzare un’uscita-
-Quando vuoi!- mi sorrise.
Il viaggio in macchina con Eddie fu piacevole.
Recuperammo le chiavi dal compagno di sua madre, poi lo accompagnai fino a sotto casa.
-Per ringraziarti, posso offrirti qualcosa al bar?- mi propose.
-Okay, ma non posso trattenermi tanto. Devo studiare- dissi.
-Studi?- mi chiese, mentre scaricavamo i suoi bagagli.
-Sto facendo le serali- ammisi, vergognandomi un po’ -L’ultimo anno ho passato un mese in ospedale e alcuni mesi a letto- dissi, per giustificarmi.
-E anche prima, non è che andasse molto meglio con lo studio- aggiunsi.
-Sarai bravo in altre cose, no?- mi sorrise, aprendo il portone
-Se è davvero così, non ho ancora scoperto in cosa me la cavo-
-Lo scoprirai presto. Ne sono certo-
-Sei sempre così positivo?-
Eddie mi metteva di buon umore.
-Cerco di esserlo. Ma non sono di quelle persone che pensano la vita sia tutta rose e fiori, anzi. Diciamo che non mi piace deprimermi e far deprimere chi ho vicino-
-Credo non piaccia a nessuno- sussurrai, sistemando la valigia in ascensore, poi sospirai, pensando a tutti i problemi che causavo ad Adam.
Controllai il cellulare per vedere se avesse risposto ai miei messaggi, ma non vi trovai alcuna notifica.
-Tutto okay?- mi chiese.
-Sono solo ansioso di sapere come sta andando il primo giorno all’università del mio ragazzo-
-Tranquillo, starà prendendo appunti come un forsennato. È il primo giorno. Sarà entusiasta e non vorrà perdersi una sola parola. Ti racconterà tutto quando tornerà a casa-
Sorrisi, mettendo via il telefono.
-Grazie- sussurrai.
Lui sorrise.
Aiutai Eddie a poggiare le sue cose nell’ingresso, poi scendemmo di nuovo giù e ci accomodammo nei tavolini all’aperto del bar più vicino.
Io feci di tutto per sedermi con le spalle rivolte verso il muro.
Non appena mi fui sistemato, tirai fuori le sigarette e me ne accesi una.
-Fumi da tanto?-
-Sì, andavo ancora alle medie quando ho iniziato. Ti da fastidio?- chiesi -Se vuoi mi alzo-
-Scherzi?- sgranò gli occhi -Sulla storia delle medie intendo-
-No, vengo da un posto di merda e sono cresciuto facendo il teppistello per strada- dissi, fissandolo negli occhi.
Eddie abbassò lo sguardo, non riuscendo a reggere il mio.
-Se sei una principessina sensibile, è meglio che tu non faccia altre domande sul mio passato- dissi.
-I-io non me lo aspettavo…sembri uno a posto- sussurrò.
-Sono uno a posto. Tu, invece, sembravi uno tosto, ma sorridi troppo per essere un duro-
-Sei tu che mi fai sorridere- si difese, lasciandomi di stucco -Mi trovo bene con te- aggiunse.
-Fidati, pure io, o non sarei qui. Mi piace stare con te…ma non vorrei turbarti con le mie storiacce da ragazzino di Periferia. A tua madre non farà piacere sapere che sei stato in giro con me. Lei verrà a sapere i miei più oscuri segreti. Tipo che sono stato in riformatorio-
-S-sul serio? Come mai?- mi chiese, sforzandosi di sembrare tranquillo.
Mi sentii un po’ a disagio e mi pentii di aver parlato.
-Spaccio e detenzione di arma da fuoco illegale- dissi.
-Come è stato?-
-Una merda. Ne ho prese tante e ne ho date. E ho finto di essere etero per non farmi ammazzare-
-Quanti anni avevi?-
-Quindici- dissi, portandomi la sigaretta alle labbra.
Eddie mi guardò come se gli facessi pena e anche un po’ paura.
Non volevo spaventalo.
Non volevo neppure allontanarlo!
Non ero più un delinquente.
Volevo mi apprezzasse.
Decisi di continuare il racconto per fargli capire fossi cambiato.
-Ho anche fatto il tour delle case famiglia con i miei fratelli. Ho iniziato quando avevo cinque anni- proseguii -Ci hanno affidato a diverse famiglie. Alcune okay, altre no. Poi siamo cresciuti, e visto che nessuno pensava a noi, ci siamo trovati a dover…essere pronti a tutto…pur di mangiare e pagare le bollette-
-Ma da quando ho conosciuto Adam…è cambiato tutto- dissi- Lo amo tanto. Così tanto…da essermi messo in gioco. Voglio essere migliore. Voglio lui non si vergogni di me- sussurrai, sentendo gli occhi farsi lucidi -Io non ho studiato. Non sono intelligente come lui. E ho un sacco di problemi. Ho paura si stanchi di me- ammisi.
-Se è innamorato anche solo la metà di quanto lo sei tu, è impossibile si stanchi- mi sorrise.
Ricambiai, sentendomi comunque a disagio.
Per fortuna una ragazza dal sorriso smagliante ci interruppe per prendere le ordinazioni.
Eddie ordinò un caffè, io un tè freddo al limone.
Ringraziammo, poi mi trovai di nuovo da solo con il ragazzo dai ciuffi argentati.
-Posso farti una domanda scomoda?-
-Scomoda quanto-
-Scappi da qualcuno?- mi chiese.
La sigaretta che avevo in mano mi cadde sulla felpa, bucandola.
Mi affrettai a riprenderla tra le dita, ma le mani mi tremavano troppo.
La spensi nel posacenere, poi infilai le mani in tasca e distolsi lo sguardo, senza trovare coraggio di rispondere.
-Scusa…se sono stato inopportuno- sussurrò Eddie.
-Scappo dal vecchio me, dal mio quartiere, dalla mia vecchia vita…e da mio padre- dissi senza guardarlo in faccia, poi con un gesto nervoso, mi portai un’altra sigaretta alla bocca.
-Raccontami un po’ della roba di cui mi parlavi prima- dissi, per togliere l’attenzione da me.
-Di cosa?- mi chiese Eddie.
-Hai detto che non provi interesse per nessuno- 
-Sì, sono asessuale- mi rispose.
-Che vuol dire?-
-Tante cose. Nel mio caso che non provo attrazione fisica per nessuno e…che non ho alcun interesse romantico-
-N-non ti sei mai innamorato?-
-No…le persone non mi interessano in quel senso. Io cerco…amicizia- mi disse.
-Quindi non hai mai scopato?- chiesi, sperando di non essere inopportuno.
-Esatto- mi rispose -Non ne sento il bisogno. Però mi masturbo se ti interessa-
-È la prima volta…che sento di qualcuno come te- dissi, sperando di non offenderlo.
-Sei il primo a cui lo dico- mi rispose.
-Sei serio?- chiesi.
-Sì. Nuova città, nuovo inizio- alzò le spalle -A pranzo lo dico a mia madre. Non mi va di…sopportare ancora le sue domande sulle fidanzatine e sulla mia presunta omosessualità perché non mostro interesse per i poster di donne nude e quelle cose lì. A me quella roba non interessa. Non mi interessa e basta. Non mi suscita nulla-
-Ci sta- risposi onesto, accennando un sorriso -Ognuno deve essere libero di fare ciò che lo rende felice-
Eddie mi sorrise.
Era davvero, davvero bello e nonostante tutte le cose strane che aveva addosso, aveva un non so che di genuino.
-Che  smalto usi? Sembra più resistente del mio- gli chiesi.
-Questo- disse, estraendo dalla propria tasca e porgendomi una boccetta nera con un teschio al posto del tappo.
-C-costa molto?-
-Un po’ più del normale- mi rispose -Ma è eccezionale-
-Ne hai altri?- domandai.
-Sì. Molti. Tutti più o meno scuri o che abbiano colori tendenti all’acido e al fluo. Mi piacciono tutte queste cose…trucchi, brillantini, tinte e piercing-
-Ne ho ovunque- mi fece la linguaccia -Anche in posti dove non batte il sole- rise -Avevo un’amica piercer nella mia città-
-I-io ho sempre…voluto farmene qualcuno-
-Ti ci accompagno io, quando ti deciderai-
Mi si illuminarono gli occhi.
-Grazie- sorrisi.
Eddie mi faceva stare bene.
Un po’ della tensione che avevo accumulato, sparì.
Era bello parlare delle cose che mi piacevano…con un ragazzo.
-Con lo smalto non te la cavi male- disse, osservandomi le mani -Da quanto tempo lo usi?-
-La mia passione è iniziata parecchi anni fa, quando li regalarono a mia sorella Abbie per la prima volta. Mio padre…me l’ha fatta passare a suon di sberle- sussurrai -Ora però, faccio quello che voglio- conclusi, sentendomi bene per averlo finalmente detto a voce alta.
Eddie sorrise.
-A mia madre verrà un infarto quando vedrà i vestiti che mi sono portato- disse -Ho dei pantaloni zebrati in valigia-
-A me piace la roba trasparente- ammisi.
-Ho anche qualcosa del genere nel mio armadio-
-Dove la compri?- chiesi, entusiasta.
-Online. Guarda- disse, digitando qualcosa sullo schermo del suo telefono, per poi passarmelo.
Mi soffermai a guardare gli anelli.
Ne indossava tanti, tutti elaborati, tranne uno nero, semplice, nero, sull’indice della mano destra.
-Sono tutti di acciaio inox, comprati su Amazon- confessò, divertito.
-Costano tanto?-
-Dipende da cosa cerchi. Questo l’ho pagato un po’- indicò il più ricco di decorazioni.
-Ora non posso permettermi un cambio look- ammisi.
-Posso controllare se ho qualcosa che non uso più qui da mia madre. Lieto di liberarmene se per darli a te, ma ti avviso. Qualche anno fa ho attraversato un periodo animalier- sorrise.
-I-io non voglio dare troppo nell’occhio- sussurrai.
-È un vero peccato. Sei oggettivamente bello. Attireresti molti, molti sguardi-
-È ciò che voglio evitare-
-E le tue cose trasparenti dove le usi?- mi chiese -A casa davanti allo specchio?-
-Non le uso. Solo una volta…sono andato in un locale gay…con una maglia a rete e gli occhi truccati di nero. Non le metto neppure a casa…perché mi piace…ma ho paura-
-E di chi, se ci siete tu e il tuo riflesso?-
-Vivo con Adam. Ho paura che a lui…quel Noel non piaccia- dissi.
-Quel Noel è Noel. Sei uno solo e prima di piacere agli altri, devi piacere a te stesso- 
-Comunque, vieni a sfilare a casa mia quando hai bisogno di sfogarti. Io non mi spavento se vedo un uomo che osa. Io a volte uso le gonne, ma solo certi modelli. Devono starmi bene nelle gambe e farmi sentire un vero re- rise
-C-ci vengo volentieri a casa tua- sussurrai -A volte vado da Layla. Credo che Adam potrebbe essere geloso però, se dovessi venire da te-
-Digli che per me, a livello sessuale e romantico, sei come una statua greca. Ti vedo, so che sei bello. Ti posso anche ammirare, ma non sento di doverti saltare addosso o confessarti il mio amore. Non mi interessi…io sto bene così. Con me stesso-
-L’unica cosa che voglio dalle persone è che smettano di pensare io abbia un qualche tipo di secondo fine o problema, perché sto bene. Non voglio scopare, non mi va e non ne sento il bisogno, ma ho nulla di rotto. Non devo trovare la persona giusta o una qualsiasi cura-
-L’unica cosa da curare è la loro stupida ignoranza- disse.
Io sorrisi, affascinato dalla sua forza.
Avrei tanto voluto essere così sicuro di me.
Pensai che fossi stato fortunato ad incontrare Eddie.
Passai tutta la mattinata con lui.
Ci scambiammo i numeri di telefono e ci salutammo con la promessa di vederci il giorno successivo.
Tornai a casa felice, impaziente di raccontare ad Adam del mio nuovo amico.

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