Capitolo 15

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Adam's POV

Era passato un mese da quando Noel mi aveva chiesto di dimenticarmi di lui.

Non lo vedevo da allora.

Il tempo sembrava essersi fermato.

Passavo le giornate a studiare o al negozio del signor Sullivan a riordinare gli scaffali.

Con una scusa o con l'altra, facevo in modo di frequentare tutti i posti in cui Noel stava di solito, nella speranza di incontrarlo e fargli cambiare idea.

Mi aveva chiesto di dimenticarlo, ma il primo a non riuscire a dimenticarsi di me era lui.

Aveva smesso di venire a scuola e faceva di tutto per evitarmi.

Abbie mi aveva confessato di sentirlo piangere tutte le notti.

Avevo provato di tutto per riavvicinarmi a lui.

Per circa una settimana l'avevo cercato al deposito, chiamato un miliardo di volte e avevo persino cercato di organizzare qualche incontro con la complicità di sua sorella e di Max.

Sì, ero arrivato a chiedere aiuto a Max Volkovic pur di rivederlo.

Non era servito a niente.

Noel non voleva più sentir parlare di me.

Mi rigirai sotto le coperte per un'infinità di tempo, senza riuscire a prendere sonno.

Ogni volta che chiudevo gli occhi rivivevo qualche momento di noi due insieme.

Mi sembrava di sentire ancora il suo profumo tra le lenzuola e per quanto fossi felice di non averlo dimenticato, era una vera e propria tortura.

Decisi di alzarmi e uscire di casa.

Mi vestii velocemente.

Mi accertai di avere con me le sigarette e le chiavi di casa e nella fretta dimenticai l'ombrello.

Pioveva a dirotto, ma in quel momento non me ne importava, volevo solo camminare e stare sveglio.

Da quando Noel mi aveva chiesto di non cercarlo più, la notte era diventata la mia peggiore nemica.

Quasi inconsciamente, mi diressi verso il deposito in cui io e lui ci eravamo visti l'ultima volta.

Speravo che prima poi sarebbe tornato lì a sparare.

Mi sedetti in un angolo e aspettai invano per ore.

Imparai a memoria il suono della pioggia scorrere sui vetri rotti, lo stridere metallico dei treni che passavano diretti in stazione e delle macchine correre a tutta velocità nella strada deserta.

Di Noel neanche l'ombra.

Per passare il tempo fumai un'infinità di sigarette.

Speravo che il fumo riuscisse a riempire il vuoto che Noel aveva lasciato.

Mi decisi ad andarmene solo quando sentii l'umidità entrarmi fin dentro le ossa.

Pioveva da quella mattina e le pareti mezze ammuffite del deposito emettevano un odore pungente.

Mi sollevai in piedi, mi asciugai velocemente le lacrime, misi le mani in tasca e mi diressi verso l'uscita.

Il rumore della pioggia sul tetto del capannone non mi impedì di sentire dei passi.

Alzai lo sguardo e mi fermai all'istante.

Le gambe quasi mi cedettero.

Noel era lì, esattamente davanti a me.

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