Hermione si svegliò, stropicciandosi gli occhi. Ecco che cominciava un nuovo giorno ad Hogwarts. Era stata svegliata da un raggio di sole che le scaldò il candido viso. Luna, stranamente, in camera non c'era, e il suo letto era già fatto. Sulla coperta del letto dell'amica, si intravide un foglietto bianco piegato, la ragazza curiosa lo afferrò e lo aprì: "Herm, sono andata in giro con Neville, avevamo bisogno di stare un po' insieme e di parlare, ci vediamo alla Sala Grande per la colazione, un bacio. -Luna." Hermione si diresse in bagno e si lavò la faccia e i denti, dopo di che tornò in camera. Vide la finestra socchiusa e, sul davanzale, un gufo, con legata alla zampina una lettera. La grifona la slegò lentamente e la aprì: "Her, vieni alla Foresta Oscura adesso, in fretta, perfavore. -Harry." Le parole erano scritte con un inchiostro chiaro, con la scrittura elegante di Harry. Hermione era, sì, felice di rivedere il suo migliore amico, ma triste, perchè ora che le cose tra lei e Draco stavano migliorando, doveva andare, e sicuramente, non sarebbe certo tornata presto. Scrisse un biglietto a Luna, dove spiegava che Harry l'aveva chiamata, e che non sapeva quando sarebbe tornata. Lo lasciò sul letto dell'amica e si vestì. Tolse con le mani i capelli che le erano rimasti nella scollatura della maglia dell'uniforme ed uscì dalla stanza. Era presto, fece il più piano possibile per non svegliare gli altri. In poco tempo, era già arrivata al giardino di Hogwarts, diretta verso la Foresta Oscura. Si guardò indietro, squadrando il castello di Hogwarts con lo sguardo afflitto, vuoto. Vide Harry accanto a Ron, in lontananza. Appena la grifona lo vide, gli corse incontro mentre lui apriva le braccia con un grande sorriso stampato in faccia. Lei gli poggiò le mani sulle spalle e con un balzo avvolse le gambe attorno al suo bacino. "Mi sei mancata, Herm" sussurrò il ragazzo poggiandola lentamente a terra "anche tu, Harry" sorrise dolcemente lei. "Come mai ci hai chiamati quì?" chiese il rosso "dobbiamo andare via", spiegò Harry lasciando i due amici a bocca aperta. "Cosa?" balbettò a fatica la grifona guardandolo con gli occhi sgranati "fa male anche a me, ragazzi, ma il Signore Oscuro punta a noi" disse Harry, fece una pausa per poi riprendere fiato, e ricominciare a parlare "siamo il Golden Trio, e i primi della scuola a cui voi-sapete-chi punterà, siamo noi, dobbiamo metterci in salvo fino a tempo indeterminato. Silente sa già tutto, anzi, è stato lui a dirmelo, e, quando potremmo tornare ad Hogwarts con certezza, ci farà sapere" disse tutto ad un fiato Harry sistemandosi lo zainetto le cui bretelle gli cingevano le spalle. Hermione era rimasta, per la prima volta, senza parole, e lei odiava esserlo. Abbassò lo sguardo afflitta. "Adesso andiamo, prima che si accorgano della nostra assenza" disse Harry incamminandosi verso la foresta "io non voglio partire" si lasciò sfuggire la ragazza "nessuno dei tre lo vuole, Her, ma dobbiamo farlo per non mettere in pericolo Hogwarts e chi vi abita" disse il moro sistemandosi gli occhiali tondi sopra al naso. Il trio, a quelle parole, s'incamminò, inoltrandosi nella Foresta Oscura. Hermione si girò un'ultima volta, guardando con gli occhi spenti velati dalle lacrime l'edificio, che, man mano, si allontanava sempre di più.
Draco si svegliò, ricordando gli occhi color caramello della grifondoro, il sapore delle sue labbra, il suo profumo, il suo sorriso. Non vedeva l'ora di vederla, quel giorno. Si vestì tutto in fretta e subito, si diresse verso la Sala Grande per fare colazione. Scrutò attentamente tutto il tavolo del Grifondoro, ma di Hermione, nessuna traccia. Dopo un'attesa perquisizione, si accorse che all'appello mancavano anche Ron e Harry. "Chi fissi, Malfoy?" chiese Goyle sedendosi vicino al biondo "nessuno" mentì Draco, scontroso."Avete notato che al tavolo mancano la mezzosangue, lo sfregiato e lenticchia?" chiese Blaise ridendo col suo solito ghigno malefico "già, come mai?" chiese Draco fingendo un sorriso "a me hanno detto che se ne sono andati per tempo ancora indeterminato, non so per quale ragione" spiegò Goyle. A quelle parole, Draco sbiancò di colpo. La mezzosangue, la sua mezzosangue, se n'era andata, e non gli aveva detto niente? Non lo aveva nemmeno salutato? Era artabbiato sia con lei che con sè stesso, per non esserle stato vicino prima. Si sentiva così male, così vuoto, così solo, ora che la Granger se n'era andata. Come avrebbe fatto senza i suoi timidi sorrisi, senza la sua voce senza il suo modo così odioso di essere una so-tutto-io, quei capelli ondulati sempre arruffati, quegli occhi ambrati. Doveva, però, passarci sopra. Sapeva benissimo che la loro "relazione" non sarebbe potuta andare avanti, e non voleva uscirne ferito, no, non lui. Non Draco. Non poteva permettere che il suo cuore freddo come il ghiaccio si disintegrasse. E fu allora, che decise, che purtroppo doveva dimenticarla, anche se con dolore. Al solo pensiero di dover allontanarsi dalla grifona, gli si strinse il cuore e gli venne una fitta allo stomaco seguita da una sensazione di nausea.
I tre ragazzi erano già arrivati nel cuore della foresta nera, e il buio stava calando. "Io monto la tenda insieme a Hermione, tu, Ron, vai a cercare legna da ardere per il fuoco" disse Harry togliendo lo zainetto dalle spalle, poggiandolo pesantemente a terra ed estraendone la tenda. Ron annuì, estrasse la bacchetta dal mantello dicendo "lumus", e non appena la luce sulla punta della bacchetta si accese, forte e splendente, si addentrò nella foresta. Harry ed Hermione montarono la tenda, fissandola a numerosi paletti infilati nel terreno, presero una lanterna e vi entrarono, accendendola. La ragazza si sedette a terra stringendosi nella leggera maglia in tessuto dell'uniforme. "Hai freddo, Herm?" chiese Harry fermandosi in piedi di fronte a lei "no, tranquillo", lo rassicurò la ragazza tremando, ma non dandolo a vedere. "Tu a me non la fai, zitta e mettiti questa" disse Harry sfilandosi la felpa e appoggiandola sulle spalle della ragazza che, all'inizio respinse l'offerta di Harry, ma poi, obbligata dal ragazzo, la indossò. Poco dopo stavano lì seduti a terra, nella tenda: lei aveva la testa poggiata alla spalla del ragazzo, mentre lui era stretto all'esile corpo di lei. "È da oggi che ti vedo a terra, che succede?" sussurrò lui "ho paura, Harry" mormorò Hermione,"di cosa?" "ho paura che tu-sai-chi possa trovarci" "non essere ridicola Her.. e poi Silente, ha fatto installare, fuori e dentro le mura di Hogwarts, dei sensori che rilevano ogni minimo movimento, persino quello degli uccelli, e sono programmati anche per rilevare la magia oscura, non devi temere di niente" disse Harry stringendola al suo corpo. Hermione, a quelle parole, sospirò sollevata. Harry si alzò, dirigendosi verso il suo zainetto buttato a terra, allungò le braccia verso di esso frugando al suo interno: ne estrasse una vecchia radiolina. La ragazza lo guardava interrogativo, stringendosi nella lunga e calda felpa che l'amico le aveva dato. Harry la accese: partì una canzoncina dal ritmo allegro, che subito ti faceva sorridere, subito dopo camminò verso Hermione, che quando sentì quella canzone sorrise: era la canzoncina che da piccoli, ascoltavano sempre insieme. "La nostra canzone.." sussurrò intenerita, Harry le porse una mano "mi concede questo ballo, signorina Granger?" chiese imitando la voce di un signore di classe, Hermione rise. "Non mi va di ballare Harry.." disse lei, lui le afferrò la mano "no dai lasciami, non ho voglia" disse lei, ma Harry la fece alzare in piedi, ignorando completamente le proteste della ragazza. Le afferrò l'altra mano cominciando ad ondeggiare, lei sorrise. Cominciarono a ballare, prima quasi con malavoglia, poi quasi scatendandosi. Lui la afferrò per i fianchi facendole poggiare le mani sulla sue spalle e tirandola su, la poggiò a terra poco dopo. Harry mollò una mano di Hermiome tenendole solo la destra, stese il braccio e la fece girare avvolgendola sul suo braccio, tenendola per un po' stretta al suo corpo per poi farla rigirare. A ogni passo, i due amici ridevano, e se uno dei due non rideva, gli bastava guardare l'altro ridere, per essere felice. Alla fine della canzone, Harry tirò la ragazza verso di sè avvolgendole i fianchi con le braccia mentre lei, abbracciata al corpo dell'amico, poggiò il mento sulla sua spalla sinistra, tirando un respiro profondo. "Ti voglio bene, Hermione" le sussurrò lui a un orecchio "anch'io, Harry" rispose lei.
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Ti amo, ed è colpa mia. (in correzione)
Fanfiction"Il fatto è che forse davvero l'odio vince sull'amore, forse davvero avevo creduto di odiarlo tanto era l'amore che provavo per lui, ma non posso farci niente: noi, non possiamo farci niente. Forse sono tutte menzogne, forse sta giocando con me come...