Chapter nine

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Hermione saltò al collo di Harry, esultando. Dopodiché si gettò addosso a Ron che ancora dormiva beatamente, sembrando quasi un piccolo ghiro.

-Ron!- squittì la giovane.

Il rosso si svegliò di soprassalto, guardandola, con i capelli scombinati di cui risaltava il colore grazie ad un vivace raggio di sole che penetrava nella tenda.

-Miseriaccia, mi hai fatto prendere un colpo!Che succede?- chiese allarmato, mettendosi a sedere.

-Torniamo ad Hogwarts, Ron, torniamo ad Hogwarts!- gridò l'amica entusiasta.

Ron inizialmente aveva un'espressione seria stampata sul volto, dopodiché quell'espressione lasciò spazio ad un bellissimo sorriso: abbracciò Hermione chiamando ad unirsi anche Harry. Subito, la grifona si staccò da loro dicendo che dovevano subito prepararsi per tornare ad Hogwarts. Raccolse il suo sacco a pelo arrotolandolo e dandolo ad Harry, che lo mise nel suo zaino assieme alla tenda e agli altri due sacchi a pelo.

-Su, andiamo.- disse il moro sorridente, avvolgendo le spalle dei due amici con le bracciavero.

Arrivati davanti alla scuola, Silente li accolse con un sorriso, davvero fiero di loro.

-Siete stati coraggiosi, ragazzi, ottimo lavoro!-sorrise l'uomo dalla lunga barba bianca, dando una stretta di mano ai tre. -Ora su, andate a farvi una doccia calda, oggi avviso io i professori che non andrete a lezione: dovete riposare!-

Ringraziando il preside per la sua bontà, i tre amici si salutarono e andarono ognuno nella propria stanza per lavarsi. Hermione entrò in stanza, buttò tutto sul suo letto ed entrò in bagno, chiudendocisi dentro a chiave.

Una volta dentro la grande vasca gettò la testa all'indietro, poggiandola sul bordo in ceramica. Continuava a pensare a Draco ed ai giorni appena passati con Harry e Ron: la sua mente era un turbinio di pensieri che non accennavano a scomparire. Sospirò, decidendo che doveva assolutamente smetterla di pensare e restò a rilassarsi nella vasca calda.

Dopo essersi asciugata e cambiata andò alla Sala Grande per vedere Harry, Ron, Luna e magari anche Draco. Mentre camminava lungo il corridoio si allisciava nervosamente la gonna dell'uniforme, non facendo attenzione a dove mettesse i piedi: infatti inciampò su una persona che prese immediatamente a borbottare.

-Oh, scu...- sussurrò lei intenta a scusarsi, lasciando in sospeso la frase.

Draco.

La ragazza, imbarazzata, sussultò e schiuse le labbra morbide da cui però non uscirono suoni.

-Granger.- disse lui in tono di saluto, facendole un cenno con il capo.

Squadrò per un attimo la ragazzina dai capelli disordinati, la spostò e continuò a camminare. Lei non capiva perchè fosse così freddo: persino i suoi occhi sembravano più grigi e gelidi del solito.
Doveva capire, però e per questo lo afferrò per un braccio, facendolo girare.

-Che succede?- gli chiese, preoccupata.

Il biondo alzò gli occhi al cielo, evidentemente seccato dalla sua presenza.

-Niente, adesso fammi andare.- rispose quindi, sbrigativo.

-Posso capire almeno perché mi tratti così?-

-E come ti dovrei trattare?- chiese lui puntando lo sguardo furbo sul suo viso.

-Mi stai trattando con indifferenza, Draco, come se non ricordassi cos'è successo l'altra sera...- sussurrò la ragazza, quasi non volesse che qualcuno li sentisse.

-Ascoltami, Granger: quello che è successo l'altra sera è stato un errore, sarà stata un'insulsa emozione del momento. Dobbiamo solamente dimenticarcelo, okay? -

La voce di Draco non lasciava trapelare alcuna emozione e per questo Hermione era distrutta. Abbassò lo sguardo e deglutì, per poi ripuntare gli occhi sul viso del Serpeverde.

-Va bene, Malfoy. Ciao.- lo salutò freddamente la Grifona, andandosene, sbattendo prima alla spalla di lui.

Draco era rimasto lì in piedi, in mezzo al corridoio. Gli mancava quasi il respiro: li aveva visti i suoi occhi e gli sembrava quasi di aver sentito il suo fragile cuore rompersi. Chiuse gli occhi, facendo un respiro profondo e appoggiandosi con la schiena alla parete del corridoio. Sapeva di averla ferita, ma lui era così: era Draco Malfoy e ne aveva spezzati tanti, troppi di cuori ma non poteva farci niente.

Abbassò la testa mettendosi le mani sulla nuca e intrecciando i suoi capelli color platino tra le dita. Gli occhi di Draco erano vuoti in quel momento, come non lo erano mai stati. Aveva ferito persino lei, che era riuscita a vedere qualcosa in quella subdola persona: l'aveva fatta andare via. Respirò profondamente andando alla Sala Grande, per andare a mangiare.

Hermione corse incontro a Luna che era già seduta con Harry e Ron i quali sorrisero, continuando a mangiare. La strinse forte tra le braccia sedendosi accanto a lei.

-Che succede?- le chiese Ron, inarcando un sopracciglio.

-Perché?-

-Non lo so,- fece spallucce il rosso. -Sarà solo
una mia impressione.-

-Può darsi, perché non ho niente.-

Harry la guardò male per qualche secondo: aveva notato i suoi occhi velati dalle lacrime, non era mica stupido.

-Puoi venire un attimo in corridoio?-le chiese, sospettoso.

Lei seccata annuì e lo seguì.

-Mi dici che hai?- chiese guardandola intensamente coi suoi occhi azzurri, nascosti dai buffi occhiali rotondi.

-Dio mio, Harry, non ho niente!- sbottò lei, irritata.

-Ron magari ci ha creduto, ma io no. Credi che io non li abbia visti i tuoi occhi? Credi che non abbia visto come sospiravi a pranzo oppure come hai detto quel "davvero"? Io ti conosco, Herm, a me non puoi mentire e lo sai perfettamente.-

Hermione era colpita: era come se in quel preciso istante si fosse resa conto dello splendido rapporto che avevano.

-Ho solo paura.- mentì la giovane, sospirando.

-Di cosa?-

-Di tu-sai-chi...-

-Hermione,- la chiamò poggiando le mani sulle sue spalle strette. -Ne abbiamo già parlato.-

-Lo so, ma ho tanta paura...- mormorò la ragazza, appoggiandosi alla parete.

-Guardami.- le ordinò.

Hermione alzò lo sguardo, incontrando il suo.

-Devi stare tranquilla, dannazione, non ci succederà niente. Per favore, fallo per me, okay?-
-Okay.- annuì lei, sollevata.

Il ragazzo le baciò la guancia teneramente.

-Adesso torniamo alla Sala Grande, su.- sorrise lui, seguito dalla ragazzina che nel frattempo si sentiva in colpa per avergli mentito.

Ti amo, ed è colpa mia. (in correzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora