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𝙴𝚅𝙴𝚁𝚈𝙳𝙰𝚈 𝙵𝙸𝙻𝙻𝙸𝙴.
『𝖼𝗁𝖺𝗉𝗍𝖾𝗋 𝗍𝖾𝗇: 𝗍𝗁𝖾 𝗄𝗂𝗌𝗌 𝗂𝗇 𝗍𝗁𝖾 𝗋𝗈𝗈𝗆.』

Finn.

L'ennesima sera, l'ennesimo sogno. Non riesco a smettere di pensare a quella giornata e al litigio.

Tra le persone che erano presenti all'accaduto ho scorso anche Millie. Da quand'è che le importa di ciò che succede nella mia vita?

«Finn, alzati da quello stupido letto. Mi hanno detto che è da un po' che non metti piede in classe.» esclama Gaten, mentre sistema i suoi folti capelli.

«Te l'ha detto la Sink?» domando divertito, dopo essermi alzato dal letto.

Ovviamente, ciò che ho detto è solo per ridere un po', ma il riccio non sembra prendere ciò che ho detto ironicamente, così si avvicina velocemente a me, sbattendomi contro il muro.

«Lasciala in pace, ok? Se vuoi dare fastidio a qualcun'altra fai pure, ma non a Sadie.» sbotta incazzato. Non l'ho mai visto così. Sarà che sia davvero innamorato?

Mi libero - con un po' di fatica - dalla sua forte presa e vado a vestirmi, per poi andare in classe. Qui migliaia di occhi sono puntati su di me e questa cosa davvero non la sopporto.

«Buongiorno.» afferma Sadie sorridendomi radiosamente, ma io non la degno nemmeno di uno sguardo. Dopo ciò che è successo in questi giorni non voglio più parlare con nessuno.

La campanella suona, facendo spazio alla lezione di matematica, nonché l'ora più odiata tra gli studenti di questo stupido college. I lamenti degli alunni - compreso me - si fanno sentire nonappena l'insegnante inizia a spiegare un nuovo argomento.

Totalmente scocciato dalla voce della professoressa, appoggio la testa sul banco, chiudendo gli occhi, sperando soltanto che la mia mente non ricada a quell'orribile - ma allo stesso tempo magnifica - serata.

"Mi alzai di scatto nonappena sentii qualcuno bussare alla porta. Appena aprii quest'ultima, mi trovai davanti la rossa che tanto desideravo aver lì con me.

«Entra, Soph.» esclamai sorridendo come un ebete, mentre la facevo accomodare sulla poltrona della scrivania, posta accanto al mio letto.

«Volentieri, monsieur.» affermò lei in battuta, prima di sedersi sulla grossa e comoda poltrona blu.

La giornata iniziò con degli sguardi lanciati qua e là per la stanza, poi continuammo con il nostro fare da stupidi. Pensai che riusciva molto bene ad entrambi, due stupidi fatti per stare insieme.

«Cos'ha in serbo per trattenere la sua dama, signor Wolfhard?» chiese con una voce talmente strana che faceva ridere chiunque la sentisse.

«Beh, posso raccontarle delle mie numerose ville, di quanti soldi guadagno ogni secondo, oppure..» alzai le mani e lei mi guardò già con un segno di resa, consapevole di cosa stavo per fare.

Iniziai a farle il solletico sotto il collo e anche lei cominciò a fare lo stesso. Inutile dire che le nostre risate si sentivano fin dall'ufficio del preside, che è anche molto lontano dalla mia camera.

Passammo ore ed ore a ridere a crepapelle e a farci il solletico l'un l'altra. Questo mi faceva stare benissimo, non mi ero mai sentito così felice con una ragazza conosciuta da poco.

«Finn.» mi chiamò appena ci calmammo.

«Sì?» ero così teso. Nel mio corpo era presente soltanto la tensione, che provocava un tremolio alle braccia e alle gambe.

«Mi piaci.» a quelle parole rimasi paralizzato. Il mio cuore batteva così forte che quasi usciva dal petto.

Rimanemmo per dei minuti infiniti a guardarci negli occhi, ad incastrare i nostri sguardi. D'un tratto la baciai, era tutto ciò che volevo: unire le nostre bocche ed una volta giunto quest'obbiettivo, il cuore batteva ancor di più. Mi sentivo come in paradiso.

Ci staccammo soltanto perché il nostro fiato era al termine. Quanto potevo amarla? Già potevo, o almeno fino a quando l'ho vista con quel tipo."

«Signor Wolfhard, se è ritornato in classe per dormire, allora torni nuovamente in camera sua.» sbotta l'insegnante urlando ed io, senza esitare, faccio come dice.

Non ho proprio voglia di rimanere a fare lezione per altre cinque ore, pensavo di riuscirci, ma - a quanto pare - mi sbagliavo.

Arrivato in camera, mi getto a peso morto sul mio grosso e morbido letto, però non riesco minimamente a chiudere gli occhi.

Non voglio continuare a vedere quella scena orribile passare davanti ai miei occhi. Ormai con Sophia è tutt'acqua passata, o almeno credo.

Sono immerso nei miei pensieri, che vengono interrotti nonappena qualcuno bussa alla mia porta.

È inutile dire che spero non sia Sophia e, per mia fortuna, alla porta si presenta un uomo alto e con la pelle scura, che ha in mano una grossa lettera.

«È per lei, signor Wolfhard.» afferma questa specie di "postino", prima di porgermi la lettera. La prendo senza esitare e dopo un po' chiudo la porta, per poi aprirla ed iniziare a leggerla.

"Hei Finn,
Sono Jack e, visto che non mi rispondi su Skype, ti ho mandato una lettera. Guarda un po' a cosa pensa il tuo migliore amico pur di parlarti e sapere come va. Tutto bene con la Brown? Cos'è successo? Non mi hai fatto sapere più nulla e, mentre tu mangi e ti diverti lì, io sono qui ad aspettare notizie, ma nulla arriva. Spero che ora tu mi risponderai, perché sono in attesa sin dall'ultima chiamata ricevuta.
Con ansia, il tuo Jack." sorrido nonappena leggo il nome del mittente, quanto mi manca.

Beh, se la lettera è arrivata senza nessuna ramanzina, vuol dire che non c'è nessun problema se ne spedisco una.

Quindi, caro Finnie, cosa aspetti?

✧ *:・゚✧ *:・゚✧

Spazio autrice.
buongiornooo, ce l'ho fatta a pubblicare! però, come già sapete, voglio lavorarci per bene ai capitoli prima di pubblicarli, cosicché piacciano sia a voi che a me.
quella specie di racconto tra virgolette - scritto nella scena in cui Finn dormiva, durante la lezione di matematica - è ciò di cui parlava lui (nel capitolo precedente) durante il litigio.!
La storia si fa sempre più importante ed interessante.!♥

𝐞𝐯𝐞𝐫𝐲𝐝𝐚𝐲.     ❪ fillie ❫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora