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𝙴𝚅𝙴𝚁𝚈𝙳𝙰𝚈 𝙵𝙸𝙻𝙻𝙸𝙴.
『𝖼𝗁𝖺𝗉𝗍𝖾𝗋 𝗍𝗁𝗂𝗋𝗍𝖾𝖾𝗇: 𝗍𝗁𝖾 𝗌𝗅𝖺𝗉.』

Finn.

La ragazza dai capelli lunghi fino alle
spalle si fa spazio tra i banchi e chiude leggermente gli occhi non appena mi passa davanti.

Mi faccio forza e coraggio ed afferro il suo polso, facendola girare di scatto. Il suo sguardo è vuoto, non prova nessuna emozione in particolare, soltanto tensione e paura. Ad un tratto la sua mano inizia a tremare.

Le faccio quest'effetto?

«Dopo devo parlarti.» detto ciò, mollo la presa e la osservo mentre va verso Sadie, che dopo aver spicciato qualche parola con la Brown, mi osserva con i classici "occhi da maniaco", è come se da un momento all'altro si avvicini a me per riempirmi di botte.

E, credetemi, ne è capace se si tratta di proteggere i suoi amici. La scorsa settimana ha ha dato un calcio nei "gioielli" a Gabriel, perché quest'ultimo aveva preso in giro Gaten il riccio.

Il rimprovero della professoressa, rivolto a Sadie e Millie, fa voltare tutti in avanti tranne me: non riesco a smettere di guardare la Brown, devo assolutamente parlare con lei, ma non posso per via delle lezioni.

Suona la campanella e la prima cosa che faccio è cercare Millie, che è sparita tra queste centinaia di studenti.

Dove andrebbe Millie a quest'ora?

Mi sorge spontaneo collegare le 13:30 al classico sandwich con prosciutto e formaggio, che ai tempi della nostra amicizia mangiavamo insieme dalla mattina alla sera.

Sto per andare in mensa quando a fermarmi è proprio la rossa, ma quella che proprio non mi aspettavo.

«Finn, devo par-» comincia, ma la interrompo subito.

«Sophia, magari più tardi. Forse.» dico solamente, per poi iniziare a correre per raggiungere la mensa e, cosa più importante, Millie.

Sadie mi guarda male non appena metto piede in quella grossa stanza ed io vedo subito Millie che cerca di sfuggire al mio sguardo: ora sta andando verso il cortile.

La raggiungo, nonostante i vari tentativi di Sadie di fermarmi. Scusami, Sadie, ma sono davvero molto determinato e di certo non sarà il primo ostacolo a mettermi da parte. Non questa volta.

Arrivo, finalmente, dietro alle sue spalle, tant'è che le afferro - nuovamente - il polso.

«Perché mi eviti, Millie?» le domando guardandola intensamente negli occhi, solo così capirò se mi mente o meno.

«Hai anche il coraggio di domandarmelo, Wolfhard?» ribatte cercando di guardare altrove.

«Vogliamo smetterla, almeno solo per un attimo, di chiamarci in questo modo? Vorrei avere un sincero momento di chiarimento con te, nulla di più, nulla di meno.» affermo sinceramente, prendendo, ora, entrambi i polsi.

Lei si libera, per poi incrociare la braccia.

«Cos'hai da chiedermi?» continua, lanciandomi  uno dei suoi sguardi più odiosi di sempre.

«Nulla. Solo scusarmi per ciò che ho fatto l'altra sera.. non l'avrei mai fatto, è solo che..» le parole sembrano bloccarsi e la gola stringersi, impedendomi di parlare.

«È solo che sei un pervertito di merda, ecco cos'è.» mi dice quasi urlando, con gli occhi lucidi.

Mi avvicino a lei e prendo il suo viso tra le mie mani, asciugando le poche lacrime che scendono con i pollici.

«Millie, hai presente quel momento in cui un flashback per te, oramai, orribile, ti attraversa gli occhi e non si stacca più da essi? Ero così il giorno prima e beh, ho bevuto..» l'ultima frase è quella che fa rimanere la ragazza bruna a bocca aperta.

Improvvisamente fa cenno come per abbracciarmi, ma un attimo dopo, marchia la mia guancia con un forte schiaffo.

«Non avvicinarti più a me.» afferma allontanandosi da me e andando via, lasciandomi lì, mentre sto ancora realizzando ciò che mi ha detto.

Com'è possibile che sia stata così stronza? Non posso crederci.

Non è la stessa Millie che avevo al mio fianco tre anni fa. È possibile che in tre anni sia cambiata così radicalmente? Magari sono state proprio Lilia e Maddie, che volevano allontanarla da me dall'inizio.

Torno in camera sbuffando e con un bel po' di ghiaccio sulla faccia. È già il secondo schiaffo che mi da, ma oramai sei prevedibile, Millie.

Apro la porta e non trovo il sorridente riccio che mi offre spesso patatine, bensì un ragazzo che non avrei mai voluto incontrare.

«Oh. Hey, Finn. Stavo aspettando te.» mi dice appena si accorge del mio rientro in camera.

Non ne posso più. Perché oggi capitano tutte a me?

«Non oggi.» ammetto stufato da questa maledetta giornata.

«Non volevo picchiarti, sei già stato messo k.o.» afferma il ragazzo cercando di essere spiritoso. Che nervi.

«Allora cosa vuoi, Jaeden?» domando sedendomi sul mio comodissimo letto, dove, adesso, ci vorrei solamente dormire.

«Parlare da "uomo" a "uomo".» pronuncia, per poi sedersi sul letto di fronte al mio.

Cosa vuole adesso?

✧ *:・゚✧ *:・゚✧

Spazio autrice.
heyy, ho pubblicato di nuovo e spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Cosa dirà Jaeden a Finn? 😲

𝐞𝐯𝐞𝐫𝐲𝐝𝐚𝐲.     ❪ fillie ❫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora