"Allora? Visto che sei in piedi potremmo fare qualcosa insieme, che ne dici?" disse con tono molto acceso mio padre, facendo cenno d'un lieve sorriso.
"Ma certo, volentieri. Hai qualche idea?" gli domandai.
"Potremmo andare a fare un giro in città, hanno aperto una nuova libreria e dicono che sia enorme, ti andrebbe di andare a darci un'occhiata? Poi potremmo andare a prenderci qualcosa da bere insieme" esclamó.
"Sì, mi piacerebbe molto, allora mi vesto e andiamo!" risposi molto vivacemente.Mi avviai dunque verso la camera da letto per mettermi qualcosa addosso, dato che i vestiti che avevo su non erano appropriati per uscire. Misi un paio di blue jeans, una maglietta bianca, una felpa grigia e delle scarpe nere molto usurate, le prime cose che mi capitarono tra le mani.
“Sei pronto? Ho appena finito la sigaretta, mi metto il giubbotto e andiamo.” disse mio papà ad alta voce, per assicurarsi che io avessi sentito dalla camera.
“Certo, arrivo! Devo solo prendere il cellulare.” replicai a gran tono.
Nel momento in cui iniziai ad avviarmi nuovamente verso la sala sentii un brivido freddo lungo la schiena talmente intenso da farmi raggelare persino il sangue.Avevo una cattiva sensazione addosso, non prometteva bene.
“Hai già in mente qualche libro che vorresti comprare?” domandò mio papà.
“In realtà no, non saprei, ma potrei ricredermi una volta lì. Non essendoci mai stato non saprei cosa aspettarmi” gli dissi con un tono esitate, a causa di quanto accaduto poco prima.Uscimmo dunque e ci avviammo verso la sua macchina, un vero e proprio gioiello d'altri tempi: una Opel Manta degli anni '70 color bordeaux. L'aveva rimessa a nuovo da non molto tempo, ne era molto orgoglioso.
Quella macchina era uno di quegli oggetti che ci era rimasto di mia madre. Inizialmente era sua, però col passare del tempo fece in modo di farla usare quanto più possibile a mio papà visto che ne era estasiato ogni volta che la guidava. Certo, in casa c'erano ancora alcuni suoi effetti personali, però questa vettura ha sempre avuto qualcosa in più di speciale, non saprei nemmeno come spiegarlo. Saranno i ricordi vissuti lì dentro, forse è per questo che è così tanto attaccato a quell'automobile.
“Tra non molto dovrò fare il rabbocco dell'olio alla macchina. Owen, ricordamelo tu per favore, sai che ho la memoria assente per queste cose.” disse con espressione molto pacata mio padre, quasi con un velo di malinconia all'interno della voce.
“Certo, non preoccuparti, sarà fatto.” risposi, rassicurandolo.
Salimmo entrambi sulla vecchia Opel chiudendo le portiere quasi all'unisono, poi lui accese la macchina e partimmo immediatamente, intanto si accese un'altra sigaretta abbassando in seguito il finestrino, per non infastidirmi con il fumo passivo.“Owen, ti andrebbe di mettere un po' di musica durante il tragitto? Per animarlo un po'.” mi domando papà, senza distogliere lo sguardo dalla dalla strada.
“Ma sì, perché no! Alla fine è una bella giornata, le darebbe più atmosfera un po' di musica” risposi con tono soddisfatto, pensando già a cosa avrei potuto mettere.
Cominciai a frugare tra le cassette all'interno dell'abitacolo, incappando ogni tanto in qualche mozzicone di sigaretta spento caduto dal posacenere ormai straripante.
Pensai fra me e me, mentre frugavo tra le varie cassette: “Dunque, vediamo cosa c'è qua... Red Hot Chili Peppers? No, non mi va di sentirli. Bon Jovi? Neanche. Aerosmith? Non se ne parla nemmeno. Poi, vediamo... E questa?”.
Tirai fuori dal portaoggetti di fronte a me una vecchia cassetta, non aveva alcun nome, né una custodia, nient'altro.
“Papà, sapresti dirmi che cassetta è questa? Non c'è scritto nulla.” domandai con tono sorpreso – ed effettivamente lo ero, conoscevo benissimo ogni cassetta in quella macchina, ma quella non la avevo mai vista.
Mio padre rivolse lo sguardo alla cassetta in maniera fulminea, per poi tornare a fissare la strada, esclamando tempestivamente: “Non saprei proprio dirtelo, a dire il vero. Prova a metterla, vediamo di che si tratta”.
Misi immediatamente la cassetta nell'autoradio e la feci partire, senza esitazione.Partì subito la canzone. Tentennai per un attimo, pervaso dalla curiosità. Conoscevo quel motivo! Bastò solamente una nota per rievocare in me emozioni agrodolci che credevo di aver dimenticato: era Put Your Hand on My Shoulder di Paul Anka, come potevo averla scordata, è stata la colonna sonora di quasi tutta la mia infanzia!
Le note si diffusero in fretta nell'aria, l'atmosfera si trasformò in quella d'altri tempi, d'un tratto tutto sembrò più leggero e romantico. Abbassai il mio finestrino ed alzai un po' il volume. Ne ero estasiato, era tanto che non la sentivo.
Misi il braccio fuori dal finestrino, facendolo ondeggiare dolcemente tra le carezze del vento, immedesimando me stesso in quel movimento fluido assunto dalla mano e dall'avambraccio, così naturale e rilassato. Quanto avrei dato per aver avuto una tale leggerezza nella mia vita.Ad un tratto, quella distrazione spensierata che m'aveva amabilmente accompagnato dall'inizio della canzone, svanì nel nulla. Il braccio smise di ondeggiare e gli occhi si rivolsero verso mio padre. Era lì, silenzioso, fermo ed impassibile. Con gli occhi lividi di tristezza e pieni di lacrime amare.
STAI LEGGENDO
Se solo potessi
General FictionDa qui iniziò ogni cosa. Ambientato in un paese del Canada immerso nell'inquietudine assente di ogni giorno si trova Owen, un giovane adulto che crescendo incontrò il suo destino attraverso un messaggio, ma non nel modo in cui avrebbe creduto. Musi...