Se solo potessi

-

Credo che poche persone possano dire di avere davvero il privilegio di provare un forte senso di appartenenza nei confronti di un luogo. Probabilmente Margot era una di quelle, una persona in grado di fermare il tempo con la sua sola presenza all'interno di una città così frenetica deve sicuramente avere un forte legame con quest'ultima.
Non nascondo un certo senso d'invidia, d'altronde sto ancora imparando a conoscermi, a darmi tempo e soprattutto a viverlo, senza far sì che mi sfugga di mano.

Mio padre continuò ad andare avanti con la propria vita di tutti i giorni anche dopo quella telefonata, come se avesse voluto dimenticare, o meglio, quasi come se non fosse mai successo nulla.
Vedevo nei suoi occhi tanta preoccupazione, quella di una persona che prova amore. Nella sua voce c'era altrettanta frustrazione. Come biasimarlo del resto, migliaia di chilometri non sono un ostacolo indifferente per nessuno, e sapere di essere con le mani legate di certo non dà sollievo. Non entrammo mai nel merito di quell'argomento nemmeno durante le nostre discussioni, avevo paura di ferirlo con le mie parole.

La data concerto proposto da Rae si stava avvicinando sempre di più, ma rimasi ugualmente con un alone di scetticismo, nonostante avessi accettato di andarci. Non era la proposta da parte sua ad intimidirmi, ma la serie di eventi che si è susseguita da allora. Una parte di me era fiduciosa della direzione intrapresa, dall'altra parte, però, sentii lo stesso che qualcosa non andava. Essendo arrivato a sospettare di lei, o di qualcuno affine alle sue conoscenze, il timore che tutto questo continuo pensare fosse soltanto frutto di una bravata di una ragazza per avvicinarsi a me corrodeva il mio animo di rabbia, al solo pensiero sentivo bruciare il petto ed ogni cosa m'infastidiva tremendamente.

Le cose però non volevo che andassero così, non dovevo lasciar scegliere al destino, scrollandomi di dosso tutto quanto.
Nella vita esistono degli attimi in cui riflettere ed altri, invece, in cui è necessario agire. Era arrivato il momento di darsi da fare.