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Volevo sapere. Dovevo farlo, quelle parole si erano incastonate all'interno della mia mente come schegge di vetro dentro la carne. Facevano male, molto male, ma ero cosciente che quel male sarebbe sparito solamente conoscendo la verità.

Una sera tra le tante decisi di riprendere quel biglietto, andai dunque alla mia scrivania e aprì il cassetto in cui lo avevo riposto tempo prima. D'un tratto però il sangue si gelò dentro me: il biglietto era sparito. Rimasi pietrificato.
“Come? Com'è possibile che sia accaduto? Che sia stato mio papà a metter mano all'interno del cassetto? Impossibile, ogni altra cosa è al suo posto, così come la avevo lasciata” dissi a me stesso. Iniziai a cercare in tutta la stanza, misi a soqquadro l'intera camera da letto aprendo tutti i cassetti, rovistando negli armadi, sotto ai letti e persino all'interno delle federe dei cuscini.
Nulla, era sparito.
Cercai di capacitarmi della sua sparizione, doveva esserci una qualunque spiegazione razionale in grado di giustificare l'accaduto. Qualcosa doveva essermi sfuggito, però non trovavo alcun motivo valido in grado di dare una spiegazione a quanto accaduto.

La notte passò lenta ed inesorabilmente. Le nuvole in cielo coprivano la Luna come un lungo manto bianco, lasciando trasparire solamente la sua lucentezza che irradiava le superfici bianche delle coltri di neve depositate sui tetti delle altre case.
Ero solo, solo con me stesso. Dovevo decidere come agire, quando farlo e soprattutto pensare a chi parlare della faccenda. Sapevo già che mi avrebbero preso per pazzo a scuola, come biasimarli del resto. Chi crederebbe ad una storia del genere? Probabilmente nemmeno io se me lo raccontassero.
Con l'assalirmi di questi pensieri arrivò presto il sonno in cui caddi profondamente: e presto fu mattina.

Se solo potessiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora