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In preda alla frustrazione dettata dalla rabbia decisi di andare sulle sponde del fiume che attraversava il parco, forse lì avrei riconquistato parte della calma perduta.
Lo scroscio della corrente si era impossessato di me, sostituendo i pensieri con quel fragore simile ad un rumore bianco vellutato in grado di accarezzarmi anche l'anima.

D'un tratto però ci fu un fruscio insolito ad interrompere il mio meditare. Proveniva da una parte lontana della ringhiera, affacciata sul corso d'acqua, su cui ero appoggiato con entrambe le braccia. Era un rumore svolazzante di qualcosa apparentemente cartaceo. 

All'inizio non prestai particolare attenzione all'accaduto, qualcosa però mi suggeriva di andare a controllare, forse l'istinto o la disperata volontà di aggrapparmi alla speranza di non essere andato lì per nulla.

Determinato tentai di risalire alla fonte di quel rumore, restando vicino al parapetto metallico con una mano che lo sfiorava dolcemente, come una lieve carezza.

Ero sbalordito, un'emozione di stupore m'attraversò l'anima ed il cuore iniziò a riprendere la sua vividezza: una lettera, legata con un nastro rosso, era fissata saldamente al corrimano con un nodo sul cordoncino scarlatto.
Senza esitazione scartai la busta e lessi il contenuto tutto d'un fiato:

"La persona non è un mezzo che mi appartiene. Non più, caro Owen.
In te rispecchio i miei anni, quando ero ancora io, ma tu sei più di tutto questo. Devi solamente comprenderlo.
  Siamo solo note scandite all'interno del tempo, non credi anche tu?"

Se solo potessiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora