PROLOGO

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Questa storia era nata come One-shot, ma siccome avevo il desiderio di scrivere qualcosa di un po' più lungo su questi supereroi parigini, alla fine ho decisodi continuare quanto iniziato. Il prologo che segue potete leggerlo anche in "After all this time? Always.", una raccolta di storie brevi (momentaneamente prettamente FanFiction) che trovate sul mio profilo.

Buona lettura!

***

«Ladybug, io ti amo!»

«Anch'io ti amo, Adrien! Smack, smack, SMACK!»

Adrien folgorò Plagg con un'occhiataccia e lo scacciò via con una schicchera. «Smettila di prendermi in giro!»

Il kwami ridacchiò tenendosi la pancia con le zampette nere. «Solo quando tu la smetterai di darmi un pretesto per farlo!»

Il ragazzo sospirò e alzò gli occhi al cielo. Quel giorno il sole splendeva sulla Capitale francese e Adrien era uscito in terrazzo per ammirare il panorama. Lo scenario dalla cima della sua casa era pazzesco, aveva una bellissima veduta sulla Cattedrale di Notre Dame e, più lontano, sulla Torre Eiffel.

Con i gomiti appoggiati alla balaustra, Adrien si sorreggeva la testa con le mani mentre con la mente vagava non tanto su Parigi quanto sulla sua compagna d'avventure: se in un primo momento aveva sorvolato sull'identità di Ladybug, ultimamente si era intestardito a voler sapere chi fosse nella realtà la ragazza che amava. Aveva la sua età? Frequentava la sua scuola? Forse si conoscevano? Immaginare che Ladybug potesse essere qualcuno di sua conoscenza lo faceva impazzire. Possibile che ce l'avesse sotto il proprio naso senza rendersene conto? La maschera che indossava lo rendeva davvero così cieco?

«Tu non puoi fare niente?» chiese al kwami.

Plagg svolazzò un po' in aria prima di sedersi sulla balaustra. «No.»

«Dovrai pur conoscere il suo kwami!»

«Ho fame!»

Adrien si accigliò. «Non cambiare argomento! E poi hai appena mangiato una fetta di camembert più grande di te!»

Il piccolo spiritello nero si accarezzò la pancia e sorrise. «Oh, come sono affamato!»

Il ragazzo rientrò in casa e si procurò dell'altro formaggio per il suo amico, poi tornò in camera e si stese sul letto. Quel giorno non riusciva proprio a togliersi Ladybug dalla testa. Forse perché aveva rischiato di trasformarsi davanti a lui, forse perché c'era stata solo la porta di uno sgabuzzino a separarli. Se solo avesse avuto il coraggio di aprirla...

«Io conosco gli altri kwami» disse dopo un po' Plagg.

Adrien si sollevò rapidamente. «Davvero?!» esclamò speranzoso.

Il piccolo gatto annuì e finì di ingurgitare il camembert. «Sì, ma questo non significa che so a chi appartengono.»

«E non puoi cercare quello di Ladybug? Non vi percepite a vicenda?»

Plagg abbassò leggermente le palpebre sui grandi occhi verdi. «Se fosse così, avremmo già scovato Papillon, non credi?»

Adrien si lasciò cadere di nuovo sul letto e si passò le mani tra i capelli. «È vero, non ci avevo pensato.»

Lo spiritello volteggiò sopra il suo padroncino. «Certo che non ci avevi pensato. Ladybug occupa tutta la tua scatola cranica!» sghignazzò.

Il ragazzo borbottò una risposta, ma poi sorrise. Dopotutto Plagg aveva ragione.

In quel momento la stanza si oscurò, nuvole nere e tronfie d'acqua e fulmini ricoprirono il cielo, un forte vento fece sbattere le finestre e sventolare le tende.

MIRACULOUS - Sans toi je n'existe pasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora