Non appena venne fatto il suo nome, Marinette si alzò dalla sedia in fondo all'auditorium dell'hotel Le Grand Paris e percorse il corridoio per raggiungere il palco. Camminò a testa bassa, le guance arrossate per la timidezza e il nervosismo, felice e sì, anche compiaciuta che tutti i presenti aplaudissero il suo successo.
Pur avendo sconfitto l'Ombra, la ragazza temeva che comunque l'idea che le persone si erano fatte di lei non fosse cambiata: aveva vinto il concorso indetto dall'azienda Agreste usando Adrien. Ma per sua fortuna, tutto l'odio e l'invidia erano stati spazzati via come foglie al vento, e così come il governo aveva ritirato il decreto anti-eroi, anche la convinzione che lei fosse un'arrampicatrice sociale sembrava essersi ridimensionata alla sola Alyzée.
Salì sul palco e osservò per un istante la folla che l'applaudiva. Per lei quei battiti di mani, i sorrisi e le congratulazioni valevano più di ogni altra cosa: senza che ne fosse consapevole, Parigi stava ringraziando la sua eroina a pois e anche tutti gli altri portatori di Miraculous.
Cercò Adrien tra le file di sedie, trovandolo vicino al posto che lei aveva da poco lasciato, e gli sorrise. Avrebbe voluto dirgli che il merito era anche suo, che quell'acclamazione era anche per lui. Perché Marinette non era nulla senza Adrien e Ladybug non era nulla senza Chat Noir.
La giovane eroina strinse la mano degli amministratori dell'azienda Agreste e anche al padre di Adrien. Quando incrociò gli occhi dell'uomo, si chiese se gli avesse mai sfiorato l'idea che Ladybug fosse lei, se osservando gli spostamenti di Adrien avesse capito che lei era la sua compagna d'avventure. Ma non lesse nulla nelle sue iridi grige, se non le convenevoli congratulazioni.
Una volta tornata al suo posto, prese la mano di Adrien e intrecciò le dita alle sue. La sua vita era perfetta, lo era grazie a lui. Fin da quando lo aveva incontrato a scuola, aveva sempre fantasticato – e vaneggiato – sul loro ipotetico futuro. Mentre ora era tutto più concreto.
Sarebbero andati a vivere insieme in quella che era stata la casa di Maestro Fu, lei avrebbe creato gli abiti della linea Agreste che Adrien avrebbe poi indossato e, chissà... perché non i vestiti per il loro matrimonio? Avrebbero continuato a salvare Parigi insieme ai loro migliori amici, una squadra inscindibile, forte, accomunata da un legame che nessuno avrebbe potuto spezzare, neanche il peggior cattivo di tutti i tempi.
*
5 anni dopo.
«Blanc! Scendi subito da lì!» esclamò Adrien.
Il gatto bianco lo fissò con indifferenza e continuò a camminare sopra l'isola della cucina.
«Argh!» sospirò il ragazzo. «Mi chiedo ancora perché ho permesso alla tua padrona di portarti qui!» disse prendendo Blanc e mettendolo a terra.
«Perché in realtà gli vuoi tanto bene anche tu!» sorrise Marinette, intenta a preparare la cena.
Adrien scacciò il gatto sventolando la mano all'aria. «Fuori dalla cucina, va' a giocare con i kwami!»
«Sei troppo severo, micetto» ridacchiò Marinette.
«E tu sei troppo permissiva, insettina. Lo hai viziato, a quel gatto!»
«È il nostro unico figlio, è normale che sia viziato.»
Adrien si portò una mano alla fronte. «Oddio, spero che i prossimi non avranno tutto quel pelo addosso!»
Marinette si voltò per guardarlo negli occhi e lui sfoggiò il suo sorrisetto alla Chat Noir. «Me le servi su un piatto d'argento, Milady!»
Lei sollevò gli occhi al cielo e annuì. «Vero. Devo stare attenta a come parlo.»
Adrien le si avvicinò, la abbracciò da dietro e la baciò sul collo.
«Non distrarmi» sorrise Marinette. «Altrimenti per quando arriverà il resto della squadra, non sarà pronta la cena!»
«Pazienza» sussurrò sfiorandole il padiglione con le labbra.
Lei si rigirò tra le sue braccia e gli si mise di fronte. «Pazienza?» ripeté ridendo.
Adrien annuì sfiorandole la punta del naso con la sua. «Già, pa-zien-za. E lo sai perché?»
«Ho qualche idea, sì.»
Lui fece schioccare la lingua, le labbra stese in un mezzo sorriso beffardo. «Perché sono felice. Sono tanto felice. Stiamo insieme, abbiamo una casa tutta nostra.» Si interruppe e lei lo guardò interrogativa. «No, non è tutta nostra. È anche di quel gattaccio bianco.»
«Adrien!» lo rimproverò Marinette, senza riuscire a essere seria.
«E anche di quel dolce, affabile e ubbidiente gattino bianco» si corresse non senza sarcasmo. «E anche di due kwami... e di molto camembert... In effetti, Marinette, questa casa è un disastro!»
Lei scoppiò a ridere e lo spintonò per allontanarlo. «Fammi finire di preparare la cena!»
«No, aspetta, aspetta!» esclamò Adrien. «Stavo per arrivare al punto!»
«Sentiamo.»
Lui le strinse le mani e riprese a parlare in tono serio, completamente privo dell'ironia di cui prima eccedeva. «Sono felice, Marinette. Parigi ci adora, ci hanno addirittura dedicato un'altra statua!»
«Dovevano farsi perdonare quel dannato decreto che ci aveva reso fuorilegge» gli ricordò.
«Sto cercando di dirti che... che ho tutto quello che desidero e che penso che la mia vita sia perfetta. Perché ci sei tu.»
Marinette gli prese il viso tra le mani e lo guardò nei profondi occhi verdi, prima di baciarlo.
«Non esisto senza di te, Milady» disse poi Adrien, stringendola tra le braccia. «E ora che abbiamo una casa e dei lavori stabili, mi chiedevo... Perché non dovremmo sposarci?»
Marinette sbarrò gli occhi e avvampò. «Ma... che... gh... Ah!» balbettò.
«Non credo di aver afferrato, insettina!» ridacchiò.
Lei si scostò da lui senza smettere di fissarlo stralunata. «Me lo stai chiedendo davvero?!»
Adrien cominciò a preoccuparsi. «Era meglio di no?»
«Vorrai scherzare?! Rifallo, invece!» esclamò. «Per bene, però! Cos'era quella specie di domanda indiretta?!»
Il ragazzo sorrise, si inginocchiò davanti a lei e disse: «Marinette Dupain-Cheng, vuoi sposarmi?».
Marinette annuì, rise, pianse e quasi cadde a terra per l'emozione. Adrien si rialzò per prenderla ancora una volta tra le sue braccia e la baciò, mentre lei instancabilmente ripeteva "Sì".
Perché loro erano Yin e Yang, si completavano l'un l'altro e solo stando insieme riuscivano a sentirsi davvero se stessi.
***
THAT'S ALL FOLKS!
Vi ringrazio per essere arrivati fino a quest'ultimo capitolo, spero vi siate divertiti a leggere questa storia e che non vi siate pentiti di reggere fino all'epilogo 😅
Ammetto che quando rileggo le mie FF ho sempre la sensazione che il finale arriva forse un po' frettolosamente, ma dall'altra parte ho anche il timore che a scrivere troppo stroppia e voglio evitare di essere ridondante.
L'unico dettaglio importante che forse avrei in effetti potuto scrivere riguarda il povero Luka. Ovviamente il suo comportamento era dettato dall'Ombra, va da sé che una volta sconfitto questo nemico, Luka si sia scusato con Marinette per il suo comportamento.
Comunque, come vi ho accennato nel capitolo scorso, dalla prossima settimana comincio una nuova FanFiction!
Vi dico solo che parlerà sempre di supereroi e di insetti... e questo già dovrebbe essere sufficiente a farvi capire su chi sarà! 😁
Buona serata a tutti!!!
Bye bye!
Cla 👩
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MIRACULOUS - Sans toi je n'existe pas
FanfictionLe avventure di Ladybug e Chat Noir continuano, le battaglie contro Papillon si susseguono senza tregua, finché durante uno scontro il nemico scopre chi si nasconde sotto la maschera del Gatto Nero. Nuovi nemici, nuovi amici e leggende sui Miraculou...