Capitolo 11

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Marinette si fermò sul tetto spiovente di una casa vicino Villa Agreste e attese. Chat Noir aveva un leggero vantaggio su di lei e non sapeva lo stesse seguendo. In realtà, non sospettava neanche che lei avesse intuito la sua identità dal suo profumo. O meglio, il suo odore dolce le aveva come tolto il paraocchi e le aveva reso evidente la somiglianza tra i due ragazzi: stessi capelli biondi, stessi occhi verdi, stessa tonalità di voce e stessa corporatura. E facendo due più due, Marinette aveva anche capito che, a questo punto, Papillon non poteva che essere Gabriel Agreste.

È scioccante per me, non oso pensare cos'abbia passato Adrien nello scoprire questa verità! Ed era solo nell'affrontare tutto questo perché io, nella mia ostinatezza, non ho voluto dirgli che sono Marinette!

Il destino le aveva messo sulla strada due ragazzi che aveva imparato ad amare, due ragazzi che caratterialmente sembravano degli opposti e che apparentemente non avevano nulla in comune. Sapere che Adrien e Chat Noir erano un'unica persona, in parte le aveva riempito il cuore di gioia, ma in parte anche di paura. Adrien aveva sempre amato Ladybug, ma non si era mai interessato a Marinette. Come avrebbe reagito, dunque? Cos'avrebbe avuto la meglio nel suo cuore: l'amicizia o l'amore? Sarebbe valso come per lei, che nello scoprire la verità non aveva fatto che innamorarsi ancora di più?

No... Il bacio che mi ha dato prima non può scaturire da un sentimento flebile che può essere oscurato dall'amicizia, pensò arrossendo.

Il vento sferzava, un fulmine colpì un pilone poco distante da lei e Marinette lanciò lo yo-yo per allontanarsi dalle saette e atterrare sulla lanterna a cupola che sormontava il tetto di Villa Agreste. Fu in quell'istante che sotto si sé, tra le tegole grigie, apparve una finestra circolare.

«Bene, bene!»

Scavalcò la balaustra che circondava la lanterna e scese sul tetto scivolando fino alla vetrata, affacciandosi a testa in giù per sbirciare dentro.

*

Adrien fissava Nathalie con sguardo allucinato. La donna aveva un ghigno malefico stampato in viso e un abbigliamento del tutto inedito per la segretaria che lui era solito incontrare per casa.

Nathalie vestiva un abito blu a collo alto, con un lungo strascico e uno spacco sulla gamba che si apriva ad altezza del fianco sinistro; sopra un paio di collant bluette indossava degli stivali dello stesso colore. Persino la pelle del viso e delle mani e i suoi capelli corti avevano assunto una tinta color indaco, mentre i suoi occhi... quelli sì che erano spaventosi. Le sue iridi brillavano di un innaturale magenta che faceva pendant col violetto degli occhi delle penne di pavone che formavano sia lo strascico dell'abito, sia il ventaglio che teneva in mano. Solo quando Nathalie lo chiuse sovrapponendo le stecche imperniate, Adrien vide il Miraculous: la spilla era esattamente dove l'aveva notata il giorno prima, puntata sul petto ad altezza clavicole.

«Puoi chiamarmi Paon» disse Nathalie con la voce dal timbro metallizzato. Le sue labbra viola non smisero di sorridergli con malignità.

Adrien serrò i pugni. «Cos'hai fatto a mio padre?!»

Paon aprì di nuovo il ventaglio con uno scatto e si sventolò con fare annoiato. «Gli ho semplicemente ordinato di tornare a essere Papillon!»

«Perché?!»

Nathalie batté lentamente le palpebre e lo guardò di sottecchi. «Percepisco una certa rabbia nella tua voce.»

«E percepisci bene! Ora lascia stare mio padre e dammi il Miraculous che hai rubato!» gridò tremando d'ira.

La donna assottigliò lo sguardo e le sue labbra sottili si storsero per il disappunto. «Non osare parlarmi in questo modo, ragazzino!» tuonò. Sfilò una penna dal ventaglio e gliela scagliò addosso.

MIRACULOUS - Sans toi je n'existe pasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora