Capitolo 25

540 27 0
                                    

Adrien stava facendo un servizio fotografico a Versailles, le ampie stanze regali fungevano da set per gli scatti di Vincent, che non era mai stato così entusiasta, mentre lui non vedeva l'ora di tornare a casa. Non aveva capito perché doveva sorbirsi quasi un'ora di strada ad andare e un'altra a tornare, quando quegli sfondi potevano essere tranquillamente riprodotti in uno studio fotografico. O, più semplicemente, quando potevano usare un'illimitata varietà di location in centro città.

«Se solo avessimo il permesso di fare delle fotografie nei giardini della reggia!» esclamò Vincent.

«Per fortuna non lo abbiamo!» borbottò Adrien. «Staremmo qui per una settimana, altrimenti!»

«Come sei insofferente!» sospirò il fotografo. «Ora sorridi!»

«Vincent!» L'assistente del fotografo che fino a quel momento aveva guardato distrattamente il cellulare, si rianimò improvvisamente. «Vincent, guarda qua!»

Vincent si portò una mano alla fronte e scosse la testa. «Ma perché mi circondo sempre di incompetenti!» disse esasperato. «Che c'è?!»

«Papillon! Papillon è tornato!»

Adrien abbandonò la sua postazione e raggiunse l'assistente, gli prese il cellulare di mano e guardò la diretta del telegiornale.

«Non può essere!» esclamò vedendo il mostro alato volare sopra i tetti parigini. Sembrava un drago di pietra, i palazzi si sgretolavano ogni qualvolta venivano sfiorati dalle sue ali o dalle sue zampe. Adrien sbarrò gli occhi quando vide Ladybug allacciare lo yo-yo alla coda serpentina della creatura e cominciare ad arrampicarsi per salirgli in groppa.

«Dobbiamo rientrare! Adesso!» ordinò al fotografo.

Vincent si accigliò. «Vorrai scherzare?! Non abbiamo finito il servizio e poi non sono così stupido da recarmi in centro quando per una santa volta sono lontano da una dannatissima akuma!» disse incrociando le braccia al petto.

«Bene, allora tu resta pure qui.» Con un movimento rapido, Adrien prese il mazzo di chiavi che sporgeva dalla tasca dei suoi pantaloni e scappò via. «Manderò qualcuno a prendervi!» esclamò sventolando il telecomando dell'auto di Vincent.

Le proteste del fotografo si persero lungo gli immensi corridoi e saloni della reggia, Adrien corse più veloce del vento per arrivare alla macchina e raggiungere Parigi il prima possibile.

«Dannazione, proprio oggi che non sono in città!» imprecò mettendo in moto.

Plagg si sedé sul sedile affianco e si stiracchiò allungando le zampette nere oltre la testa. «Scusa, mi ero appisolato nella tua borsa. Che succede?» chiese sbadigliando. Rotolò contro la portiera quando il suo portatore prese una curva ad alta velocità per immettersi nella strada principale. «Ehi! Guida piano! Mi farai vomitare tutto il camembert!»

«C'è un problema e Marinette è da sola!» disse Adrien a denti stretti, gli occhi verdi puntati sulla strada trafficata. «Accidenti, accidenti, ACCIDENTI!» esclamò facendo un sorpasso pericoloso ed evitando per un soffio un frontale.

Plagg rimase paralizzato contro lo schienale, quando si riebbe decise di allacciare la cintura e infilarsi tra la cinghia e il sedile nella speranza che in caso di necessità fosse utile.

«Adrien, va' piano, ti prego!» disse serrando gli occhi all'ennesima manovra suicida del ragazzo.

«A Ladybug serve aiuto, lo vuoi capire?!»

«Non gli sarai utile se ci sfracelliamo contro un tir!» ribatté il kwami. «Oltretutto, non mi sorprenderebbe se per quando arriviamo avrà già risolto la situazione!»

MIRACULOUS - Sans toi je n'existe pasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora