Capitolo 28

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Quel mattino Marinette era rientrata dalla finestra della sua camera come Ladybug, poi si era preparata per scendere in cucina e fingere di non essere mai uscita dalla sua camera.

Tom e Sabine non avevano sospettato nulla, le avevano augurato buona fortuna per la premiazione – dove più tardi l'avrebbero raggiunta – e l'avevano accompagnata fino alla porta della pasticceria.

Una volta arrivata all'auditorium dell'hotel Le Grand Paris, Marinette cercò un posto a sedere in fondo alla stanza e pregò di non dare troppo nell'occhio. Già tutti la detestavano, ci mancava solo che desse spettacolo grazie alla sua classica goffaggine.

«Bonjour, Marinette.» Jérémy le stava sorridendo e, senza chiederle alcun permesso, si sedé accanto a lei.

«Ciao.»

«Come stai?» le domandò scrutandola dalla testa ai piedi.

Lei strinse le spalle e mantenne lo sguardo fisso davanti a sé, dove le poltroncine blu stavano cominciando a riempirsi.

«Non c'è male.»

Jérémy si passò una mano tra i capelli, che come al solito sembravano aver litigato col pettine. «Ieri non ho avuto il tempo di scusarmi per bene con te» disse un po' a disagio. «E, ehm... ecco... Scusami tanto, Marinette. Non dovevo dubitare di te. Mi dispiace, non so cosa mi abbia preso.»

La ragazza si voltò a guardarlo e gli sorrise, provocando in lui un evidente sollievo. «Scuse accettate, Jérémy.»

Lui sgranò gli occhi. «Ah! Wow! Grazie!» esclamò, sorpreso che lei lo avesse perdonato così facilmente. «Tu sei davvero... speciale, Marinette. Lo sai, sì?»

«Speciale?!»

Jérémy annuì facendo un'espressione sorniona di chi la sa lunga. «Sei una persona brava e gentile e altruista. E in cambio ottieni solo... come dire... odio?»

Marinette si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e abbassò lo sguardo per l'imbarazzo. «Sono solo un po' invidiosi» disse a bassa voce per non farsi sentire da chi li circondava.

Nel frattempo uno scroscio di applausi accolse i dirigenti dell'agenzia Agreste che stavano salendo sul palchetto in fondo all'auditorium. Tra loro vi erano anche Gabriel e Adrien, e Marinette scivolò di più sulla poltrona per nascondersi dagli sguardi ostili che la stavano cercando tra gli astanti.

«Veramente» disse Jérémy continuando il loro discorso, «io intendevo i nostri concittadini che ti credono una fuorilegge».

Marinette rischiò di cadere dalla seduta per quell'affermazione; si voltò verso il suo amico, che le fece un sorrisetto complice.

«Tranquilla, non hai nulla da temere» chiarì vedendola sconvolta e impaurita. «Non lo dirò a nessuno, te lo giuro.»

«M-ma... ma io... tu come...?!» balbettò lei.

«Ieri non sei stata tanto cauta, quando te ne sei andata per salvarci da quel bestione alato» le fece notare. «A proposito: grazie!»

Marinette continuò a fissarlo allampanata. «Per... cosa?»

«Per rischiare la vita salvando Parigi» sorrise ancora. «E ringrazia anche Chat Noir» aggiunse.

«Sì... come se il suo ego non fosse già abbastanza smisurato» ridacchiò guardando Adrien che, al contrario, era famoso per il suo essere umile.

Si zittirono quando gli applausi sfumarono e Gabriel Agreste prese parola al microfono.

«Buongiorno a tutti voi» esordì. «Prima di tutto volevo congratularmi con ogni partecipante al concorso, perché ci sono pervenuti lavori davvero di ottima qualità. Non credo di sbagliarmi quando dico che molti di voi faranno strada in questo campo.»

MIRACULOUS - Sans toi je n'existe pasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora