Capitolo 6

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Il mattino dopo, mentre stava uscendo per andare a scuola, Adrien incontrò Gabriel Agreste.

«Papà, posso parlarti un secondo?» gli domandò cercando vanamente di bloccarlo sulle scale.

Lui non si fermò e continuò a scendere i gradini e andare imperterrito verso il suo studio. «Non ora» disse con severità, senza neanche rivolgergli uno sguardo.

«Ma è imp...» Lo sbattere della porta dell'ufficio mozzò le sue parole. «Importante...» concluse bisbigliando tra sé.

«Adrien, farà tardi a scuola» disse Nathalie dall'ingresso.

Il ragazzo la squadrò dall'alto in basso, era sempre la solita imperscrutabile Nathalie, dalla postura eretta e lo sguardo impassibile, con una cartellina stretta tra le braccia a coprirle il petto.

«Sì, arrivo» disse sconsolato, lanciando un'ultima occhiata alla porta dello studio di Gabriel.

Troverò il modo di parlarti, papà. Ma forse, prima è meglio se vado da qualcuno che saprà consigliarmi.

Adrien uscì e salì in auto. «Oggi avrò un incontro di scherma, dopo le lezioni» disse al suo autista, nonché guardia del corpo. «Non so a che ora finirò, quindi posso anche tornare a casa da solo» propose.

L'uomo borbottò una risposta incomprensibile che Adrien aveva imparato a interpretare come un dissenso. Gabriel Agreste era un datore di lavoro molto severo e la guardia del corpo aveva già ricevuto parecchie ramanzine per aver dato ascolto al ragazzo. Ora non lo mollava neanche per un minuto.

«Come vuoi» sospirò Adrien appoggiando la testa sul finestrino e guardando il panorama urbano scorrere sotto i suoi occhi.

Il resto della mattinata trascorse lentamente, troppo lentamente. Prima la lezione di fisica con Madame Mendeleiev, poi letteratura con Madame Bustier e infine di nuovo la professoressa Mendeleiev con matematica.

Durante la prima ora Marinette venne interrogata alla lavagna per l'eccessivo ritardo con cui era arrivata in classe; oltretutto facendo un'entrata a effetto, inciampando sui suoi piedi e tirando giù l'astuccio di Nino pur di aggrapparsi a qualcosa per non cadere. Ovviamente fu vano, lei rovinò a terra, le penne si sparpagliarono sul pavimento e la Mendeleiev la sgridò per il baccano e le risate che aveva suscitato nei suoi compagni. Chloé continuò a canzonarla per il resto della giornata, ma Marinette sembrava persa in un altro mondo. Non aveva neanche balbettato quando lui l'aveva aiutata a rialzarsi, le era uscito di bocca un "Grazie" liscio e tranquillo.

Finita la lezione di matematica, Nino si stiracchiò e sbadigliò. «Oggi sembrava non finire mai!» esclamò.

«Vero: matematica e fisica nella stessa mattinata sono pesanti, per quanto mi piacciano» disse Adrien, riponendo i quaderni nella cartella.

«Ieri ho comprato un nuovo videogioco. Ti va di venire da me a provarlo?»

«Magari più tardi, ora devo andare.»

«Invece» intervenne Alya dal banco dietro il loro, «che ne dite di uscire e farci un giro?». Si voltò a guardare la sua amica che con movimenti bradipeschi stava sistemando i suoi effetti nella borsa, apparentemente ignara di quello che le stava succedendo attorno. Alya le diede una gomitata e Marinette si risvegliò da un sogno a occhi aperti.

«Eh? Che c'è?» chiese guardano i suoi amici.

Alya sospirò e sollevò gli occhi al cielo. «Benedetta ragazza...» Le appoggiò una mano sulla spalla e con eloquenza le disse: «Usciamo, più tardi?».

Adrien vide la ragazza tornare quella che era sempre stata, lei lo guardò comprendendo il senso di quella domanda e arrossì.

«Oh, ehm... ma certo! Pe-perché no?! Se c'è anche Adrien! Nel senso, vo-volevo dire che se ci siamo tutti, non p-posso mancare! Eh-eh!» esclamò con un sorriso tirato e l'imbarazzo alle stelle.

MIRACULOUS - Sans toi je n'existe pasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora