Capitolo 10

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Chat Noir entrò dalla finestra della sua camera e rimase immobile al centro della stanza per qualche istante. Fuori imperversava la tempesta, mentre dentro casa c'era quiete, proprio all'opposto di come si sentiva lui.

Aveva baciato Ladybug, lo aveva fatto davvero. E le aveva anche detto di amarla. Perché aveva trovato il coraggio solo ora, che non poteva assaporare appieno la propria felicità? Forse una parte di lui credeva che non sarebbe uscito vivo da quella situazione e aveva quindi ben pensato di non farsi sfuggire l'ultima occasione che aveva per dichiararsi alla sua Principessa.

Questo è da vigliacchi, si disse.

Se mai tutto fosse finito per il meglio, si ripromise di riprendere da dove aveva lasciato. Non si sarebbe tirato indietro per nulla al mondo.

Si tolse l'anello per interrompere la trasformazione, poi lo rinfilò per far apparire Plagg.

«Bleah!» esclamò il kwami, esprimendo tutto il suo disgusto tirando fuori la linguetta rosa. «La prossima volta non voglio essere presente ai vostri sbaciucchiamenti!»

«Dobbiamo trovare mio padre» gli disse Adrien, ignorando il suo commento. Era il caso di tornare a essere lucido e concentrarsi sulla missione.

«E perché hai disattivato il Miraculous?»

«Voglio parlargli così, Plagg. Sono suo figlio e questa volta credo mi sia più utile essere Adrien che Chat Noir.»

Il kwami annuì, poi guardò fuori dalla finestra. «Meglio sbrigarsi, prima che tutta Parigi venga distrutta dai cicloni!»

Uscirono dalla camera e si diressero ai piani inferiori, ispezionando ogni camera alla ricerca di Gabriel.

«Se dovessimo incrociare Nathalie» domandò Adrien, «credi che dovrei dirle la verità e chiederle di aiutarmi?».

«No» rispose Plagg da dentro la credenza della cucina. «Dov'è il camembert?»

Adrien lo prese per la codina e lo tirò fuori da lì. «Perché no?»

«È una ladra, ricordi? Ha rubato il Miraculous del Pavone dalla cassaforte di tuo padre. Questo significa che lei sa qualcosa: sapeva cos'era quel gioiello, sapeva dove trovarlo e, probabilmente, sapeva anche di Papillon e non ha mai fatto nulla a riguardo. Io non mi fido di lei.» Guardò la mano di Adrien e aggiunse: «Puoi lasciarmi la coda?».

Lui lo liberò e lo spiritello si fiondò di nuovo nella credenza.

«In questa casa non mi posso fidare di nessuno» disse sconsolato. «Forza, Plagg, non perdiamo altro tempo. Qui non troveremo niente. Andiamo nello studio di papà.»

Raggiunsero l'atrio all'ingresso e poi la porta dell'ufficio del signor Agreste. Adrien poggiò l'orecchio sulla superficie di legno, ma non udì alcun suono al di là di essa.

«Ci penso io» disse Plagg, passando attraverso la porta prima che Adrien potesse fermarlo. Se Gabriel l'avesse visto, sarebbe stato un bel problema.

Il ragazzo si rilassò quando vide riapparire il kwami. «Via libera.»

«Sì... non farlo mai più!» lo sgridò Adrien.

Entrò nello studio, una stanza dall'arredamento freddo e cupo, dove l'unico tocco di calore era dato dal grande dipinto di Emilie Agreste ispirato ai capolavori di Klimt. Con i capelli lunghi e biondi come l'oro, gli occhi verdi come foglie in primavera e le labbra rosate stese in un sorriso dolce, la donna scaldava letteralmente il cuore di ogni visitatore.

Mi manchi, mamma. Se solo tu fossi qui...

Adrien ricacciò indietro le lacrime e scosse la testa per riprendersi e placare la stretta al petto che sentiva ogni volta che guardava il viso di sua madre. Si avvicinò al quadro e lo scostò dalla parete per scoprire la cassaforte.

MIRACULOUS - Sans toi je n'existe pasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora