Capitolo 13

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Tre anni dopo.

Marinette sedeva sullo sdraio sul suo balcone, era l'ora del crepuscolo e il cielo assumeva quella tinta arancione che la incantava. I palazzi diventavano delle mere silhouette nere su quel mare di fuoco e ciò che rendeva quello spettacolo perfetto era il suo essere effimero. Pochi minuti e tutto finiva.

Effimero...

Aveva riflettuto molto su quella parola e sul suo significato. Nella vita era tutto così sfuggevole, tutto così breve, che bisognava cogliere l'attimo. E pensare che lei aveva avuto così tante occasioni di parlare con Adrien, aveva trascorso così tanto tempo con Chat Noir, mentre ora...

Il tintinnare di un campanellino la fece voltare.

«Ciao, micetto» sorrise.

Il gatto bianco miagolò e inarcò la schiena sotto il tocco della sua padrona.

«Vuoi un po' di coccole?» Marinette lo prese in braccio, gli diede un bacio tra le orecchie e se lo poggiò sulle gambe.

Tikki uscì in terrazzo passando attraverso il lucernaio. «Blanc si è mangiato il mio biscotto!» protestò il kwami.

Marinette prese il gatto sotto le spalle e lo alzò tenendolo di fronte a sé. «Mmh... cosa dovremmo fare con questi gatti?!»

Blanc la fissò con i suoi occhi gialli, poi miagolò.

«Sei troppo permissiva con lui» disse Tikki. «Lo stai viziando.»

«Veramente, è papà che sembra essersi innamorato di lui. E poi è un gatto, anche sgridandolo farebbe comunque quello che vuole.» Posò Blanc a terra e quello zampettò verso il lucernaio per poi saltare di nuovo dentro casa, il campanellino che aveva al collo tintinnava a ogni suo passo felpato.

Tikki si sedé sulla ringhiera del terrazzo e si stiracchiò allungando le zampette rosse. «Prima il tuo cellulare stava squillando. Era Alya.»

«Mi chiederà cosa indossare per stase... Oh, mon Dieu! Che ore sono, Tikki?!» esclamò scattando in piedi.

«Le sette e mezzo, ormai.»

«Oh, no! È tardissimo!» Scese in camera e si fiondò nell'armadio, prese rapidamente un paio di jeans e una maglia, poi corse alla toletta per pettinarsi e truccarsi un po'. Raccolse i capelli in una treccia, si passò un filo di eye-liner sugli occhi, poi decise di essere pronta.

Blanc era steso sulla sua scrivania, la punta della coda si muoveva come a scandire il tempo – e il ritardo che stava accumulando – e i suoi occhi gialli seguivano Marinette mentre si spostava nella stanza.

«Forza, micetto. Tu vai di sotto, se io non ci sono.»

Il gatto sbadigliò.

«Oh, ma andiamo!» sbuffò Marinette, raggiungendolo e prendendolo in braccio. «Io odio i gatti!»

Tikki le riservò uno sguardo scettico, poi volò dentro la borsetta a tracolla.

*

Alya e Nino erano rimasti fuori dal Teatro Olympia ad aspettarla. Marinette li raggiunse di corsa, trafelata.

«Scusate, ragazzi!»

«La solita ritardataria!» sorrise la sua amica. «Andiamo, gli altri sono già dentro! Non vorremo perdere la parte più importante del concerto di Jagged Stone?!»

Marinette fece un sorrisetto timido, poi seguì i suoi amici dentro il teatro. Sgattaiolarono tra le poltrone rosse fino a raggiungere la loro postazione.

MIRACULOUS - Sans toi je n'existe pasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora