Capitolo 19

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Adrien si risvegliò a notte fonda sulla chaise longue di Marinette, che era stesa al suo fianco con la testa poggiata sul suo petto. Si erano addormentati e non se ne erano neanche resi conto. Non lui, almeno.

«Ehi, Principessa» le bisbigliò all'orecchio.

Marinette mugugnò una protesta e non si mosse.

Adrien le passò le dita tra i capelli scuri pensando di essere il ragazzo più fortunato del mondo. La sua Lady lo aveva aspettato per tutto quel tempo, pur non sapendo se fosse ancora vivo, soffrendo per le notizie che non aveva e senza mai abbandonare la speranza di rivederlo.

Non lo aveva dimenticato, pur avendo tolto le sue foto, comprato un gatto bianco e instaurato una relazione non meglio definita con Luka.

Luka, pensò. Com'è la situazione tra loro?

Sentì un moto di gelosia diffondersi nel petto e cercò di scacciarlo via con altre sensazioni. Gli bastò accarezzare la guancia di Marinette per riprendersi. Dopotutto, lei era lì con lui, non con Luka.

«Principessa, io devo tornare a casa» disse a voce bassa.

Lei strusciò il viso contro la sua maglia, poi dischiuse gli occhi. «Perché?» chiese con la voce impastata dal sonno.

«La risposta prevedrebbe un elenco di motivi che credo al momento non coglieresti» sorrise. Il respiro profondo di Marinette gli fece capire che si era riaddormentata. «Appunto» ridacchiò dandole un bacio in fronte.

Scivolò giù dall'agrippina cercando di non risvegliare la ragazza, poi prese una coperta piegata ai piedi del letto e gliela stese sopra, rimboccandola all'altezza delle spalle. Dopodiché andò alla scrivania per lasciarle un biglietto, svegliando Tikki e Plagg nel rovistare nel portapenne.

«Che succede?» chiese il kwami rosso.

«Devo andare» le rispose Adrien. «Non volevo svegliarla e pensavo di scriverle.»

Plagg borbottò una protesta e si girò dall'altra parte, accoccolandosi contro il fianco peloso di Blanc, mentre Tikki volò vicino al ragazzo e gli passò ciò che gli serviva, frugando in cassetti che lui non si sarebbe permesso di aprire.

«Potresti restare» gli disse lo spiritello a pois.

Adrien sorrise. «Grazie, ma domani mattina devo uscire presto di casa per un servizio fotografico. Maglio che rientri per avere poi il tempo di farmi una doccia e cambiarmi.» Finì di scrivere il biglietto, poi risvegliò Plagg punzecchiandolo con un dito. «Forza pigrone. Passare per i tetti è più rapido.»

Il kwami nero si stiracchiò destando Blanc, che fece un miagolio di disappunto. Il gatto bianco si allungò imitando lo spiritello e sbadigliò, poi si acciambellò per tornare a dormire.

«Ti sei fatto un nuovo amico, Plagg» disse Adrien, accarezzando la schiena di Blanc.

Lui incrociò le zampette al petto. «Certo! A differenza tua, che i tuoi amici neanche li hai contattati!»

«Non hai chiamato Nino?!» esclamò Tikki.

Adrien scosse la testa. «Ho visto solo Chloé questo pomeriggio. Di Nino non ho più neanche il numero di telefono.»

Il kwami a pois lo guardò rimproverante. «Non è una scusa, al giorno d'oggi!» Svolazzò sopra la scrivania fino a raggiungere il cellulare di Marinette, smanettò un po' nella rubrica e dopo un po' passò lo smartphon ad Adrien.

«Scrivitelo, forza!»

Il ragazzo copiò il numero di Nino sul suo telefono, poi anche quello di Alya e di tutti i vecchi compagni di scuola i cui nomi comparivano sulla rubrica di Marinette.

«Tikki» disse fermandosi alla voce "Luka". «Come stanno le cose tra loro?»

Il kwami sorrise. «Non hai nulla da temere, Adrien.»

«No, non è per questo. È che...» si passò una mano sulla nuca per l'imbarazzo. «Niente, lascia stare» sospirò.

Non lo so neanche io cosa mi prende. Non dovrei avere motivo di essere geloso, eppure il solo pensiero di Marinette e Luka insieme mi rende nervoso. Lui c'era quando lei ne ha avuto bisogno. Io no...

«Grazie, Tikki. Ora noi andiamo. Plagg, trasf... PLAGG!»

Lo spiritello nero dormiva abbracciato alla coda di Blanc.

«Forza, pigrone!» disse Adrien sollevandolo.

«Perché devi sempre svegliarmi?!»

«Perché ti riaddormenti» rispose. «Coraggio, trasformami.»

*

Essere Chat Noir era qualcosa di indescrivibile. Per lui significava liberarsi dalle costrizioni e dalle catene che lo ancoravano alla vita che conduceva. Chat Noir era letteralmente l'altra faccia della medaglia, la faccia che non brillava, la faccia che non aveva un nome e che veniva inneggiata insieme a Ladybug perché salvava Parigi. Adrien, invece, era un bel ragazzo che veniva adorato solo ed esclusivamente per il suo aspetto e per la famiglia cui apparteneva.

Tutti i ragazzi avrebbero voluto essere lui: avere la fama, le donne, il bell'aspetto e, a scanso di tutto, l'umiltà. Era questo che si leggeva spesso sugli articoli di giornale: "È bello e persino umile!". E lui non capiva perché mai una delle due cose avrebbe dovuto escludere l'altra. Non erano infrequenti personaggi famosi che avessero anche un minimo di buon cuore.

In ogni caso, essere riconosciuto e acclamato ogni volta che metteva piede fuori casa cominciava davvero a stressarlo, soprattutto ora che era tornato alla ribalta. Doveva fare attenzione alla sua vita privata e a ogni cosa facesse e dicesse, doveva calibrare bene le parole da dire per evitare fraintendimenti e che venissero ribaltate a piacimento per alterare il senso dei suoi discorsi. E soprattutto, doveva prestare moltissima attenzione nel trasformarsi, perché se qualcuno lo avesse visto o, peggio, filmato mentre diventava Chat Noir, sarebbe stato un grossissimo problema. Non osava neanche immaginare le conseguenze per sé e soprattutto per coloro che gli stavano accanto.

In Medio Oriente non aveva avuto tutti questi problemi, lui non era nessuno e aveva potuto zampettare in tuta nera come e dove voleva. Dopo aver temuto di non potersi più ritrasformare, aveva trascorso intere giornate come Chat Noir. Plagg non ne era stato entusiasta, ma anche lo spiritello si era rasserenato nel constatare che i poteri del Miraculous non avevano subito danni.

In Tibet non se l'erano passata granché bene, inizialmente. Adrien aveva continuato a soffrire le pene dell'inferno a causa del veleno che ormai circolava nelle sue vene e Plagg era diventato paurosamente evanescente. Il monaco aveva usato ogni mezzo per salvarli senza la garanzia che, una volta tornati in forma, il kwami sarebbe riuscito a sostenere la trasformazione.

Dopo essersi ripresi mangiando strani impacchi, bevendo intrugli aspri e sopportando unguenti cicatrizzanti che bruciavano più del veleno che stavano inibendo, Adrien e Plagg avevano iniziato ad allenarsi per rimettersi in forze fisicamente. Le prime trasformazioni erano state un fisco totale, Plagg non riusciva a entrare nell'anello dal Gatto Nero neanche volendolo. Quando ce la fece, Chat Noir era apparso solo per qualche minuto e non era stato in grado di attivare il Cataclisma. Erano occorsi tre lunghi mesi prima che i due si potessero ritenere in perfette condizioni, forse anche migliori di quelle di una volta.

Ora Adrien riusciva a gestire il Cataclisma con molta precisione, indirizzandolo dove voleva e contenendone i danni, o diffondendoli laddove serviva. Inoltre, dopo aver usato l'incantesimo, Chat Noir aveva molto più tempo a disposizione dei soliti cinque minuti prima di tornare Adrien. Il che significava che anche Plagg si era evoluto.

Quindi, quella notte, una volta che Adrien entrò dalla finestra della sua camera, dovette frenare l'impulso di uscire nuovamente e girovagare per Parigi. Disattivò la magia del Miraculous, Plagg svolazzò fino al comodino affianco al letto e si addormentò subito, mentre il ragazzo decise di non aspettare altro tempo e scrivere al suo amico Nino.

***

😺👋

MIRACULOUS - Sans toi je n'existe pasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora