ℭapitolo 13☯ Occhio al gay

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Nella sala della suite, Dalia era rimasta da sola con Zheng, Shi e Lin.... Il che la metteva leggermente in ansia, specialmente visto che Zheng non aveva ancora smesso di guardarla male da quando era entrata. Non che gli altri due 'uomini di famiglia' (come si divertiva a chiamarli lei) fossero meno ostili
"Uhhh, hei?"

"Hei un corno, che ci fai qui?"

"Calmati Zheng." Lo rimproverò subito Lin, e lui si girò immediatamente verso l'altro ragazzo come se fosse stato pugnalato alle spalle.

"Lin ha ragione. Prima voglio sentire che hai da dire Dalia." Shi in quel momento era la personificazione di passivo-aggressivo. Con le braccia incrociate davanti a se e un sopracciglio alzato come per dire "voglio vedere come ne esci di qui", terrorizzava Dalia ancora più di Zheng forse. Di sicuro non era abituata a ritrovarsi davanti tanta ostilità, specialmente non da Shi, con il quale lavorava ormai da un mese e mezzo.

"Okay, uh. Ieri Mako è venuta a casa mia dopo... tutto quanto, e mi ha raccontato cos'è successo dopo che me ne sono andata. Quindi, uh, ero venuta qui per scusarmi con Emanuela per quello che ho fatto e, uh, cercare di sistemare le cose con lei. E, uh, volevo scusarmi anche con te Shi. Avevi ragione sul fatto che non prendevo in considerazione le emozioni degli altri e, uh, avrei dovuto smetterla quando me l'hai detto. Quindi, uh, scusa."

"Se hai finito puoi anche uscire."

"ZHENG!"

"Oh, che c'è Lin? Io non la lascio andare a parlare con Ema se questo è tutto ciò che ha da dire." Sbottò il corvino. In quel momento però, Dalia si accorse di una cosa. Gli occhi di Zheng, che ricordava fossero azzurri come il cielo, erano diventati neri come la pece, e continuavano a lampeggiare tra i due colori.

"Zheng, non c'è bisogno di essere così aggressivi." Disse Shi, mettendo una mano sulla spalla di Zheng. Dalia non sapeva se gli altri se ne fossero accorti o no, ma Zheng era impallidito peggio di un cadavere quando era uscito dallo stato ostile in cui era, e si rifiutava categoricamente di alzare lo sguardo dallo spigolo del tavolo.
"Però sono d'accordo con te. Non è una scusa sufficiente Dalia, non per Ema. Non posso lasciare che voi due vi incontriate se non sai neanche come chiederle scusa, mi dispiace."

"Questo non vuol dire che non puoi più tentare. Devi solo fare di meglio di così. Certe cose non si risolvono solo con un "mi dispiace", e questa è una di quelle."

L'espressione di Dalia si face più dispiaciuta, ma nonostante ciò, la ragazza annuì. "Capisco. Allora cercherò di trovare un modo per farmi perdonare. Grazie per avermi dato una possibilità Lin, Zheng. Ci vediamo a lavoro Shi." Disse lei, girandosi verso la porta. Shi la seguì, in modo da chiudere una volta che la ventenne fosse uscita. Appena prima però che ci arrivassero all porta, Dalia lo colse di sorpresa.
"Correggimi se mi sbaglio, ma gli occhi di Zheng non sono neri di solito."

Per un secondo, Dalia pensò di aver visto un flash di stupore e ansia negli occhi di Shi. Forse anche paura, ma non ne era sicura. Quello che sapeva però, era che la voce del ragazzo non tradiva alcuna emozione mentre la rassicurava che gli occhi di Zheng erano blu ed erano sempre stati blu.
Magari aveva le traveggole. Il giorno prima era stato piuttosto pesante dopotutto.

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In una casettina in mezzo al nulla, nell'altopiano del Tibet, Emilie guardava marito e moglie conversare mentre lei schizzava su un taccuino. La coppia anziana gliel'aveva regalato nella speranza che lei disegnasse o scrivesse qualcosa che avrebbe stimolato la sua memoria. In quel modo, una volta che avesse finito di piovere i tre avrebbero potuto recarsi nel paese più vicino e affidare il caso alle autorità. Erdene e Oyun dovevano comunque andare a fare scorte per la settimana.

Al momento, la coppia aveva notato che Emilie continuava a schizzare gioielli, ma la cosa che più li inquietava era il fatto che mentre li disegnava continuava a mormorare in inglese delle frasi intere, scritte in una calligrafia perfetta accanto al rispettivo gioiello. Oh cos'avrebbero dato per poter capire le altre lingue in quel momento.

Emilie stava disegnando il nono gioiello in quel momento, un medaglione nero con un fiore sul dorso, quando smise di borbottare. La coppia si avvicinò a lei, preoccupata dallo strano cambiamento. Non si aspettavano di certo che Emilie parlasse ad alta voce, con gli occhi vuoti di ogni luce.
"Il fiore nero corrompe e distrugge, porta caos ovunque vada, cambia l'animo di chi lo porta. Stai lontano, fiore nero, stai lontano dal mio spirito, che se ti avvicinerai nulla più ti scapperà."

Appena uscita dallo stato di trance, Emilie abbandonò il disegno del medaglione, voltando pagina e iniziandone uno nuovo sotto gli occhi insieme stupefatti e inorriditi dell'anziana coppia. Infatti, dopo neanche due minuti un volto aveva già preso forma sulla carta.
I capelli mossi e scuri arrivavano appena alla base del collo, la pelle era candida e il viso aveva una forma dolce. Avrebbe potuto essere il viso di un angelo se non fosse stato per gli occhi completamente neri e l'espressione di dolore e rabbia che vi era ritratta.

Emilie posò la matita e rimase a fissare il ritratto che aveva fatto per qualche minuto sotto gli occhi sconvolti di Erdene e Oyun.
"'Devo tornare a casa.'" Disse loro, senza girarsi a guardarli.

"'Si... Si ricorda dove è casa Emilie?'" le chiese Oyun, tremando leggermente senza sapere se fosse per il freddo o per quegli occhi demoniaci che lo fissavano dalla pagina.

"'Casa... Parigi.'" Emilie alzò lo sguardo verso i due signori che l'avevano ospitata, più decisa che mai. "'Devo tornare a Parigi. Devo avvisarli. Il fiore-'"
La dona fece per alzarsi, ma un giramento di testa improvviso la costrinse a tornare seduta.

"'Parigi è lontana Emilie.'" La informò Oyun. Come se non lo sapesse. Ma Emilie non poteva più starsene lì a far niente, doveva tornare indietro e avvisare il Maestro.

"'Già. Parigi lontana. Calma. Tempo. Tornerà a casa." Le sorrise Erdene.
Emilie sospirò. Forse riposare ancora un po' prima di partire non sarebbe stata una cattiva idea.

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IECCHIMIIII!
Buonsalve a tutti, scusate per l'assenza ma adesso ci sono con un nuovo capitolo (che effettivamente ho finito di scrivere ieri sera, ma era mezzanotte e non avevo voglia di mettermi a scrivere anche l'A/N e fare la copertina di capitolo).

Il capitolo di oggi è diviso in due parti come avete notato, prima cazziamo Dalia e poi facciamo compagnia a Emilie e ai suoi... disegni profetici?
E spero abbiate fatto attenzione a Zheng, perché ci stiamo avvicinando mano a mano alle scene quelle belle.

Ma passiamo alle domande di rito!

1. Ship It Harder💖
Penso che questo sia il capitolo meno shipposo che ho scritto in tutto il libro. Ma abbiamo comunque Zheng e Shi, e Dalia ha finalmente fatto una cosa giusta e fatto notare a Shi che qualcosa non andava.

In secondo luogo, Zheng? Così iperprotettivo nei confronti di Ema? Ma è normale (😉)?

2. Sherlock Where U At🔍
E oggi come ospite dello show abbiamo la mitica, l'unica Emilie Agreste! *fischi e applausi ovunque*
Allora Emilie, ci vuoi dire da dove arrivano queste idee fantastiche? Com'è che mi disegni Zheng senza averlo mai visto? Con... gli occhi... neri... wtf?

3. Having A Miraculous Time🐞
I nuovi episodi? E chi li ha visti?! Non io, quello è per certo. Uff

E anche per oggi è tutto gente!
Ci vediamo la prossima volta con un aggiornamento che aspettate da molto😉
Ciauuuu😘

Az💙

È impresso nella tua anima ☯ Miraculous FanficDove le storie prendono vita. Scoprilo ora