ℭapitolo 28☯ Caos è il mio secondo nome

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La mattina era già cominciata male per Marinette, sotto molti punti di vista.

Anzi. Partiamo prima.

Già quella notte era stata una cosa terribile. Faceva un caldo soffocante in camera di Mari, quindi lei aveva fatto una fatica assurda ad addormentarsi, continuando a rigirarsi nel letto fino alle due di notte.
Poi, alle cinque del mattino, il telefono aveva iniziato a squillarle per colpa di un maledettissimo tizio ubriaco marcio che stava creando problemi. Madonna, sembrava non ci fossero poliziotti in quella città. Eppure ogni volta che compariva un'akuma ce n'erano sempre un milione e mezzo.

Ed era così che si era ritrovata alle sei e mezza o giù di lì a tornare a casa stanca morta. C'era pure Zheng in giro, perché maniaco come era lui si alzava alle sei di mattina per andare a fare una corsa in giro per il quartiere. Ma con quale voglia dico io?

Quindi vabbe', già che c'era decise di fermarsi ad aspettare suo fratello su una panchina nel parco sotto casa. Tanto era già fuori. E poi lui entro le sette rientrava quindi non poteva metterci molto.
E infatti non cinque minuti dopo Zheng si sbatté sulla panchina di fianco a lei, spaventando la povera Tikki che si stava addormentando.

«Dunque, quale grave emergenza ti ha trascinata fuori dal letto questa mattina?» chiese lui sorridendo sornione. Lo sapeva benissimo che lei odiava svegliarsi presto.

«Ugh. Un tizio ubriaco travestito da akuma,» rispose lei mezza disperata, facendo alzare un sopracciglio a suo fratello.

«Non l'hanno ancora capito che non ce ne sono più di akuma? È passata un'intera estate quasi.»

«La gente è stupida.»

Zheng sbuffò una risata incredula. «Povero Nath. Non riesco a immaginare come se la stia cavando.»

Marinette lo guardò, perplessa dal tono mogio. Aveva lo sguardo perso nel nulla e gli occhi tristi, spenti. Era — in un certo senso — un miglioramento rispetto al pomeriggio prima, che aveva passato ad avere paura della sua stessa ombra quasi.
Mari voleva comunque riportarlo sulla terra.

Con sua enorme fortuna, Zheng non era l'unico maniaco che andava a correre nel parco la mattina presto. Uno dei tanti era un ragazzo idiota che mentre si avvicinava alla loro panchina fece l'occhiolino nella loro direzione con un pseudo-seducente "hey".

I due fratelli si scambiarono uno sguardo, sorridendo uno all'altro quando Mari diede una leggera spallata a Zheng. "Hey bellissimo," disse lui, mandando un occhiolino indietro al ragazzo che correva. Il quale ovviamente fece un passo indietro e cambiò completamente strada.

«Stronzo,» commentò Mari, riuscendo finalmente a cavar fuori un sorriso da suo fratello.

«Tanto non era neanche figo,» rispose lui.

«È perché ha il culo piatto?»

Zheng le tirò una spallata amichevole, ridacchiandole dietro. «Che guardi, hai già un ragazzo tu. E comunque no, è perché è piena estate e lui è pallido come un cadavere. Sinceramente, il mio nome non è Bella e dai vampiri preferisco girarci al largo.»

Stavolta fu Mari a scoppiare a ridere, e Tikki le lanciò un'occhiataccia da dove si era nascosta dietro di lei, non avendo dietro la borsetta.

Zheng la notò e le mandò un sorriso tenero, offrendole un palmo aperto su cui lei salì contenta.
«Forse è anche il caso di andare prima che qualcuno nota la tua piccola amica,» disse poi a sua sorella.

"Oh Az," direte voi mentre quei due tornano a casa fuori schermo, "ma non avevi detto che le cose stavano andando male?"

Sapete io cosa vi rispondo?

È impresso nella tua anima ☯ Miraculous FanficDove le storie prendono vita. Scoprilo ora