ℭapitolo 16☯ Incontri del miglior tipo

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Svegliarsi è sempre un trauma. Conosciamo tutti quel momento in cui ti accorgi che il nero attorno a te è una camera buia e non una grotta incantata, quando il mondo che ti circonda ricomincia a prendere forma, la sensazione del torpore che ti abbandona, il gocciolare immaginario di una cascata che si trasforma nel fastidioso scorrere delle macchine bloccate nel traffico.
Elwyn lo odiava quel momento.

La luce del sole, miracolosamente, passava attraverso le tende tirate, e fuori dalla finestra la Tour Eiffel svettava in lontananza, regale e magnifica sopra i tetti parigini.
Elwyn sospirò e si alzò dal letto, abbandonando immediatamente la pesante felpa che aveva usato quella notte per dormire. Adesso che il temporale li aveva abbandonati, faceva troppo caldo. Una doccia ghiacciata suonava benissimo in quel momento.

L'appartamento era avvolto nel silenzio più assoluto e creava un vuoto che né lo scrosciare dell'acqua né i battiti ritmici della musica riuscivano a colmare. Intento a riempirsi i capelli neri di gel per tentare di domarli, Elwyn colse uno spiraglio della sua schiena nel gioco di specchi su pareti opposte.
I suoi occhi trovarono il tatuaggio che aveva sulla spalla sinistra e rimasero incantati dagli otto fiori di inchiostro, fatti così bene da sembrare veri. Li aveva sempre trovati bellissimi, con i loro colori così vivaci in perfetto contrasto con il suo colorito pallido e ingrigito. Dio, da quanto tempo non passava un po' di tempo all'aria aperta? Sembrava un fantasma. Perfino i suoi occhi, che già di loro erano di un verde acqua troppo vicino al nero per distinguersi, erano più spenti del solito.

Il ragazzo si spostò nel piccolo salotto, dove vide immediatamente il biglietto in carta pregiatissima sul tavolo. Gli antichi caratteri cinesi, bellissimi e perfetti nella calligrafia di sua madre, lo prendevano in giro da lontano. Erano di un bellissimo rosa simile ai petali di un fiore, come ogni volta. Sua madre usava solo una stilografica di quel colore per scrivere.

Già immaginando cosa ci fosse scritto sul biglietto – e la totale assenza di suoni era un grosso indizio – Elwyn lo prese tra le mani e gli diede una lettura veloce mentre si preparava una ciotola di latte e cereali per la colazione. Se sua madre fosse stata in casa gli avrebbe fatto una ramanzina sul potere maligno del latte e le proprietà benefiche del tè, ma siccome stando al biglietto sua madre non sarebbe stata a casa fino a quella sera, non c'era letteralmente niente che poteva fermarlo.
E visto che faceva un caldo infernale, non aveva assolutamente alcun motivo per tenere su la dannata felpa a maniche lunghe e nascondere l'altro tatuaggio che aveva sull'avambraccio. Nossignore, per il resto della giornata era piacevolmente libero.

Aveva ogni intenzione di andarsene nei giardini del Lussemburgo – che effettivamente erano a meno di cinque minuti dall'appartamento dove stava – e trovarsi qualcosa da fare fuori, ma un improvviso casino proprio fuori dalla porta lo fermò mentre stava tornando in camera a recuperare uno zaino per uscire.

Elwyn aprì la porta e si ritrovò davanti una delle immagini più strane che aveva mai visto. Un gigante di un metro e novanta minimo, o così gli sembrava, era per terra circondato da quelli che dovevano essere gli ex-contenuti di una scatola di cartone ribaltata a meno di un metro da lui. Di fronte a lui c'era una ragazza decisamente più bassa con i lunghi capelli di un castano così scuro che era quasi nero ovunque, ed entrambi erano intenti a massaggiarsi un bernoccolo sulla fronte.

"Uhhh, tutto ok?" chiese Elwyn, e i due si girarono immediatamente verso di lui. E per tutte le divinità di questo mondo, perché nessuno l'aveva avvisato che una persona potesse essere semplicemente così... angelica?

Un paio di occhi del colore del cioccolato fuso si girarono verso di lui, e Elwyn rimase completamente spiazzato – e un po' sconvolto – dai riflessi dorati che riusciva a vederci.

Elwyn ritornò sulla terra quando la ragazza, occhi verdi come smeraldi che urlavano "occhio a quel che fai", si schiarì la voce, e per un attimo gli sembrò quasi che lo stesse rimproverando per aver fissato troppo l'altro ragazzo. E adesso si sentiva in colpa per aver pensato per una frazione di secondo che il ragazzo avesse un certo fascino. Il che ovviamente non era possibile perché le ragazze sono affascinanti e tutto quanto, non i ragazzi. Cosa gli era saltato in testa?

È impresso nella tua anima ☯ Miraculous FanficDove le storie prendono vita. Scoprilo ora