Sospirai nel tentativo di calmarmi e salii sul palcoscenico della Scala di Milano. Erano anni che danzavo, ma la mia ansia da prestazione non aveva nessuna intenzione di svanire. Non pensavo a nulla mentre piroettavo, se non che mi sentissi libera, libera come non lo ero stata mai. Ero entrata nell'Accademia della Scala alla tenera età di dieci anni, creando non pochi problemi alla mia famiglia, sebbene fosse disposta a sostenermi sempre e comunque. Qui fui scoperta da Roberto Bolle, a mio parere uno dei migliori ballerini al mondo, il quale insistette affinché potesse insegnarmi tutto ciò che conosceva. Aveva visto in me un talento che nessun altro aveva scorto prima di lui. Era molto severo, ma sempre disposto ad aiutarmi in caso di bisogno. Non era un insegnante, e ciò me lo ripeteva ogni giorno, ma c'era un legame di amicizia e di apprezzamento talmente forte che nessuno dei due riusciva a fermare questo "insegnamento clandestino". E, con i miei venti anni, potevo affermare che i suoi consigli mi fossero stati di grande aiuto e senza di lui probabilmente non mi sarei ritrovata ad interpretare "Il lago dei Cigni". Non ero prima ballerina, ero troppo giovane ed ancora troppo inesperta per poter ottenere una carica del genere, ma era come se lo fossi. Possedevo un paio di scarpette rosse, nessun altro le aveva come le mie. Erano considerate le più importanti tra tutte ed io non le avrei mai cambiate. Ero riuscita ad ottenerle grazie a Roberto, artefice della maggior parte dei miei successi. Non gliene sarei mai stata grata abbastanza. Aveva fatto con me, ciò che Nureyev avrebbe potuto fare con lui. Stava cercando di darmi una gioia che lui non aveva ricevuto. A distogliermi dai miei pensieri furono gli applausi, segno che il nostro balletto era ormai terminato. Scorsi da lontano il mio adorato "insegnante" e gli sorrisi. Era fiero di me e si notava. Corsi nel mio camerino ed iniziai a piangere, come facevo sempre dopo uno spettacolo. Ad un tratto, bussarono alla porta ed emisi un verso di assenso e colui che si trovava dall'altro lato della stanza, aprii senza esitare. Mi trovai davanti il mio ballerino preferito, il quale subito mi abbracciò cercando di consolarmi. Sapeva che in questi momenti così fragili per me avevo bisogno di silenzio assoluto e mi aveva sempre assecondato. Era diventato come un migliore amico, un fratello per me ed ero convinta fosse lo stesso per lui, d'altronde lo aveva sempre dimostrato. Decisi di asciugarmi le lacrime e ricambiare l'abbraccio. Alzai il volto e notai il suo commosso, che mi affermava che era nuovamente fiero di me.
«Piccola Dafne, diventerai Prima Ballerina, non temere». Con quelle semplici parole era stato capace di accendere dentro di me un fuoco, impossibile da domare. Annuii, cercando di convincermi che sarebbe successo, che io sarei diventata una delle migliori ballerine al mondo. Ambivo a quella carica, sapevo di poter divenire una nuova Svetlana Zacharova, tutto era posto nelle mie mani. Interruppi l'abbraccio ed iniziai a struccarmi.
«Roberto sei stato davvero d'aiuto, devo tutto a te. Sai che te ne sarò sempre grata e che un pezzo di me apparterrà sempre a te».
«Dafne se sei arrivata a questo punto è solamente grazie a te stessa. Io ho unicamente affinato quelle tue doti che nell'Accademia non avrebbero mai notato. Ammetto, tutto era iniziato come una sorta di rivendicazione personale. Cercavo di trasmettere a te ciò che io non avevo potuto imparare da Nureyev. Tu, però, con la tua determinazione e la tua ingenuità sei riuscita a diventare un pezzo importante per me, fidati non accade con tutti. Desidero unicamente il meglio per te ed adesso sono lieto di annunciare che alcune mie conoscenze dello Staatsoper di Berlino, presenti oggi, ti hanno notata e vorrebbero che tu ballassi per loro». Mi voltai a guardarlo stupefatta e ricominciai a piangere. Ero sempre stata molto emotiva.
«Vai lì e fatti valere». Continuò lui.
«Non posso andare da sola, ti prego, vieni con me. Ho bisogno di un volto amico e tu sei l'unico che io voglia davvero al mio fianco. Negli eventi importanti ci sei sempre stato tu. Ora ho bisogno di te più che mai. Ti prego Roberto, accetta la mia proposta». Fece finta di pensarci su per qualche secondo, ma subito dopo allargò il suo sorriso ed annuì. «Ho già detto che ti voglio bene?».
«Oggi ancora no a dir la verità». Risi spensierata, come ormai non facevo da fin troppo tempo, non credendo, però, che ci sarebbero stati degli sconvolgimenti così grandi nella mia vita.
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♧Juste Danser♧|| Charles Leclerc [IN REVISIONE]
FanfictionDafne, una giovane ballerina della Scala di Milano, riesce, grazie all'aiuto del suo insegnante ed amico, ad esibirsi in uno dei teatri più famosi d'Europa. E sarà lì che incontrerà Charles, pilota di Formula 1, di cui si innamorerà. Nulla, però, sa...