♧Chapitre 2♧

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Roberto, in quella settimana, mi aveva informato di tutto ciò che sarebbe accaduto lì a Berlino. Non ero ansiosa, ero solamente emozionata. Era la mia prima esibizione all'estero e desideravo dimostrare quanto valessi. Ero davanti l'aeroporto da tempo, ormai, e del ballerino neanche l'ombra. La puntualità non era mai stata un suo forte. D'altronde le star devono farsi attendere. Ad un tratto notai un ciuffo ribelle castano ed una figura molto agile venirmi incontro, che non faticai a riconoscere come il mio amico.
«Perdona il ritardo, non mi sono svegliato». Scossi la testa divertita e lo salutai con un bacio sulla guancia. Entrammo nell'edificio ed andammo a fare il check-in, questione di minuti ed il nostro aereo sarebbe partito.
«C'è una domanda che non ti ho mai fatto». Sbottai all'improvviso facendolo saltare dallo spavento. Era talmente tanto assorto nei suoi pensieri, che si era dimenticato di me. Ripresosi dallo shock, mosse la mano per farmi continuare.
«Hai altre passioni al di fuori della danza? Per qualche sport, ad esempio». Mi sorrise.
«A dir la verità, la mia vera passione è stata, è e sarà sempre il ballo. Amo, però, anche il nuoto. Non da praticare, ovviamente, ma mi piace osservare le gare». Infilò i suoi adorati occhiali da sole. «Tu, invece? Hai altre passioni?». Annuii, pensierosa.
«Sì, seguo molto anche la Formula 1. La passione è nata grazie a mio padre ed io la porto avanti». Dissi imbarazzata. Non ne avevo mai parlato con nessuno, temevo potesse essere motivo di derisione.
«Sai che non me lo sarei aspettato? Hai mai incontrato un pilota o visto una gara da vicino?». Negai. Non avevo mai tempo libero e quando lo avevo, lo sfruttavo sempre per ballare.
«Che ne pensi di farlo allora? Non hai bisogno di allenarti così tanto, un giorno potresti prenderlo per te. Lo meriti». 
«Rob, ti parlo con il cuore, non lo so. Il mio unico sogno è di diventare un'importante ballerina, non voglio farmi distrarre da altro». Mossi la gamba come per scalciare qualcosa, finendo, però, per colpire l'aria.
«Dafne, lo so che ho sempre affermato che bisognasse sacrificarsi per diventare un qualcuno, ma tu mi hai preso fin troppo alla lettera. Hai pur sempre venti anni, non puoi trascorrere la tua intera esistenza ballando. Facciamo una cosa, che ne dici se dopo il nostro breve soggiorno qui, ti portassi a vedere un Gran Premio? Il primo che capita». Mi sorrise e sperava che io accettassi. Ero dubbiosa, non volevo sottrarre del tempo allo studio, ma un po' di riposo non poteva farmi altro che bene.
«Va bene, accetto. Dicono, però, che non si veda un granché dagli spalti». Fece un segno con la mano, come a scacciare le mie parole. Roteai gli occhi.
«Me ne occuperò io». Riprese, dopo una breve pausa. «Dimmi: senza di me, come sarebbe stata la tua vita?».
«Sicuramente noiosa e monotona. Grazie mio bellissimo ballerino preferito». Sorrise e mi pose un braccio sulle spalle, circondandomele. Aveva la capacità di ridere sempre ed era uno degli aspetti che amavo di più di lui.
«Oggi siamo in vena di complimenti, dolce Dafne». Alzai le spalle con nonchalance e sbattei gli occhi con fare da cerbiatta.
A distoglierci dalla nostra conversazione fu una voce elettronica, che ci avvisava che il nostro aereo stesse per decollare. Iniziammo a correre ed in breve tempo salimmo sul nostro veicolo. Una volta seduti, aprii il libro che avevo cominciato a leggere, ma che non avevo mai portato a termine: Blood Memory. Me lo aveva consigliato Roberto, affermando che mi sarebbe piaciuto. E così era stato. Per tutto il viaggio non degnai di uno sguardo il mio povero amico, il quale, probabilmente, aveva preferito dormire oppure ascoltare della rilassante musica classica. Non ero ancora capace di assimilare che stessi per giungere a Berlino, in uno dei teatri più importanti d'Europa per esibirmi. Non dovevo assolutamente sbagliare. Sapevo che tutti i grandi ballerini, prima o poi, avrebbero fatto tappa in quel teatro, ma non solo per ballare, anche e soprattutto per assistere. Gli occhi sarebbero stati puntati su di me, ero il piccolo talento nato in una città del Friuli, scoperta da Bolle. Se avessi sbagliato? Probabilmente la mia intera carriera sarebbe andata in fumo. Tutto ciò che dovevo augurarmi era che Roberto mi aiutasse il più possibile, mi facesse trovare il mio cavallo di battaglia e che lo esibissi lì, davanti a tutti, senza timore. Senza timore. Come potevo non aver paura? Era la mia unica chance per poter ballare in tutta Europa ed io non volevo fallire, no signore. Stavo pensando talmente tanto che non mi ero accorta che il mio amico aveva posato il suo volto sulla mia spalla.
«A che pensi?». Esordì lui, lasciandomi un bacio sulla guancia.
«Penso alla mia carriera. Non posso fallire qui, non adesso che hanno iniziato a notarmi». Mi voltai a guardarlo e mi accorsi che aveva in volto un'espressione di comprensione. In quel momento capì che anche lui era ansioso.
«Dafne, non preoccuparti, io farò di tutto per esserti il più vicino possibile. Valuteremo insieme la coreografia, i costumi e la musica. Li faremo rimanere senza parole». Sorrisi e lui ricambiò. «Tu, però, fidati di me». Annuii leggermente, avevo paura, ma sapevo che non mi avrebbe mai lasciata da sola ed in difficoltà.
«Si comunica ai signori passeggeri che l'aereo sta per atterrare, si prega di allacciare le cinture. Grazie». La voce della hostess ci avvertì del nostro arrivo a Berlino. Una volta giunti, scendemmo e ci incamminammo verso il nostro hotel. Lo aveva scelto Roberto.
«Dove stiamo andando?». Gli domandai all'improvviso.
«Nell' hotel più lussuoso di tutta la città». Disse ovvio «All' Adlon Kempinski».
Sbarrai gli occhi. Era un hotel a 5 stelle! Scossi la testa sbalordita.
«Tu non sei normale Rob, avrai speso moltissimi soldi!». Iniziai a lamentarmi. Non amavo che gli altri pagassero per me, anzi. Lo odiavo. Fece finta di non sentirmi e si diresse all'interno. Lo seguii, evitando di parlare. Osservai l'interno e non potei fare altro che emettere un'esclamazione di stupore.
«Buonasera signori, in cosa posso aiutarvi?». Spuntò un maggiordomo, vestito di tutto punto e somigliante ad un pinguino per le sue movenze.
«Ci servirebbero le chiavi delle nostre stanze. Ho prenotato diversi giorni fa». Rispose il mio amico, sempre in modo aggraziato e cortese, dopo aver riferito il proprio cognome.
«Arrivano subito». Nel mentre decisi di girare per la hall, alla ricerca di un qualche quadro oppure una statua interessante. Non trovai nulla.
«Dafne, dobbiamo andare».  Annuii leggermente con la testa e lo seguii. Chissà come sarebbe stata la mia stanza.
Una volta giunti, Roberto mi pose tra le mani le chiavi e mi raccomandò di farmi trovare pronta per le otto. Avremmo fatto un giro per la città.
Uno dei miei sogni più grandi si stava per avverare.

♧Juste Danser♧|| Charles Leclerc [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora