♧Chapitre 7♧

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Il giorno seguente mi svegliai all'alba, nonostante io e Roberto avessimo fatto le ore piccole. Dopo quei discorsi strappalacrime, infatti, ci ritirammo nella mia suite e bevemmo qualche bicchiere di vino rosso sul balcone, per alleggerire l'atmosfera che si era creata tra noi. Desideravo riposare ancora qualche minuto, ma la luce che filtrava dalla finestra non mi consentiva di chiudere gli occhi e mi dava noia alzarmi. Indossai, dunque, i miei occhiali da vista e continuai la lettura di "Blood Memory". In aereo, infatti, non ero riuscita a portarla a termine. Volevo approfittare del senso di tranquillità che mi circondava, per potermi rilassare. Quando aprii il libro, però, bussarono alla porta. 
«Avanti». Risposi leggermente infastidita, erano le cinque del mattino, chi poteva mai essere a quell'ora?
«Perdonatemi signorina, un certo signor Claudio Coviello ha appena chiamato affermando di conoscervi. Lo abbiamo lasciato in linea». Dopo aver fatto un lieve inchino, il maggiordomo mi guardò attendendo una mia reazione.
«Me lo passi, per favore». Egli prontamente uscì, riferendomi che sarebbe stato fatto. In brevissimo tempo, mi arrivò una chiamata. Indugiai qualche secondo prima di rispondere, non volevo apparire ansiosa.
«Pronto?». Mi alzai dal letto ed iniziai a camminare per la mia camera. La risposta non si fece attendere.
«Dafne? Sei tu?». 
«La sola ed unica». Ridacchiò leggermente.
«Sono in aeroporto, se mi poteste venire a prendere ve ne sarei grato». Mi resi conto solo in quel momento, che avesse preso davvero il primo aereo disponibile.
«Non posso garantirti che faremo il prima possibile, in quanto svegliare Roberto sarà un'impresa, ma ci proveremo». Ci congedammo e mi vestii velocemente. Indossai una semplice maglietta bianca ed un paio di jeans. Corsi, noncurante dell'orario, verso la suite del ballerino ed iniziai a bussare ripetutamente. Dubito fosse rimasto contento della mia "visita". 
«Mi spieghi che diamine ti è preso? Sono le cinque, ripeto, le cinque». Notai che indossava ancora la mascherina da notte, con sopra disegnato un unicorno. Tentai di trattenermi dallo scoppiare al ridere, ma il suo volto corrucciato e l'animale posto sulla sua testa me lo impedirono. Inizialmente mi guardò furioso, poi, però, si rese conto della situazione imbarazzante e se la tolse subito.
«Allora?». Continuò lui, poggiando le mani sui fianchi.
«Ha chiamato Claudio, è in aeroporto». Lo vidi andare in iperventilazione e sembrava mia madre il giorno di Natale, quando si rendeva conto che non aveva comprato tutto il necessario per la cena.
«Prendi le chiavi e corri in auto». Me le lanciò ed iniziò a vestirsi. Feci come mi aveva detto e mi sedetti al posto del conducente. Non poteva guidare in quello stato, la polizia lo avrebbe scambiato per un ubriaco. Se credessi nella reincarnazione, sarei certa che Roberto sia stato una donna di mezz'età nella vita precedente. Lo vidi fiondarsi nella macchina ed obbligarmi a fare il prima possibile per non farlo aspettare troppo. Mi metteva ansia. 
«Puoi calmarti per un secondo? Non morirà se attenderà solo qualche minuto». Tacque per un brevissimo periodo, poi riprese a parlare ed io sentii il bisogno di buttarlo fuori dalla macchina. Decisi di fingere che non esistesse, speravo avrebbe fatto silenzio notando che non gli rispondessi, ma non fu così. Era diventato logorroico. Per mia fortuna l'aeroporto non distava molto dall'albergo e potetti liberarmi del mio amico, che continuava ad urlarmi contro. Mai svegliarlo alle cinque di mattina. Una domanda mi sorse spontanea: gli aerei partivano anche così presto? Mi risposi semplicemente che sì, doveva essere così, altrimenti non c'era alcun'altra spiegazione sul suo arrivo. Riuscimmo a trovare Claudio abbastanza velocemente e non potetti essere più felice. Roberto almeno avrebbe smesso di essere una donna in astinenza. Mia madre quando era arrabbiata, in confronto, sembrava un angelo. 
«Grazie al cielo, non riuscivo più a sopportarlo». Claudio scoppiò a ridere ed io lo seguii a ruota. Il mio amato ballerino ci guardò indignato.
«Dovreste essere contenti della mia presenza ed invece siete solo degli ingrati». Finse la parte del duro, ma dopo cinque secondi si unì a noi. «In effetti sono stato un po' insopportabile». Lo guardai con cipiglio.
 «Un po'?». Sbuffò.
«Va bene, va bene, molto». Sorrisi soddisfatta e feci segno di incamminarci verso la vettura. «Stavolta guido io». Continuò lui. Feci spallucce ed andai a sedermi nei sedili posteriori, avevo più spazio disponibile. 
«Dafne, sei pronta per lo spettacolo?». Mi chiese Claudio e notai, con mio stupore, che non era affatto ansioso. Aveva più esperienza di me, era ovvio che non l'avesse.
«Sono nata pronta». Cercai di imitare una delle classiche protagoniste di una storia, ma non ero convincente. «Ma chi voglio prendere in giro, sono terrorizzata e ho paura che tutto possa andare a rotoli». 
«È uno spettacolo, non il rotolone regina». Rispose ridendo Roberto. Faceva abbastanza pena come battuta, ma lui ne sembrava fiero. 
«Non preoccuparti, ci alleneremo duramente e vedrai che andrà tutto bene».  Mi sorrise calorosamente e riuscii ad infondermi un po' più di coraggio. Volevo che tutto fosse perfetto. 

♧Juste Danser♧|| Charles Leclerc [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora