♧Chapitre 18♧

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Seb, con la sua infinita clemenza, decise di accompagnarmi alla pista. Durante il viaggio abbiamo discusso del più e del meno e, soprattutto, di quanto si sentisse emozionato a guidare a casa sua. 
《Sento che domani sarà una giornata fantastica, sebbene oggi non sia partita nel migliore dei modi.》Sorrisi e lo scrutai a lungo. Sono uscita con tre piloti in un solo giorno, se me lo avessero detto qualche tempo fa non ci avrei creduto.
《Lo spero Seb, vorrei tanto che riuscissi a vincere.》Gli spuntò un riso.
《Lo desidero anche io.》
Ad un tratto mi soffermai sulle due figure che in quel periodo così travagliato della mia vita, erano riuscite ad entrare nel mio cuore con molta facilità: Lewis e Charles. Erano entrambi dei bellissimi ragazzi, fortissimi ed avevano e soffrivano ancora molto. Si assomigliavano moltissimo, eppure erano così differenti. Con Lewis era tutto più semplice, mostravo i miei sentimenti ed i miei pensieri come mai avevo fatto fino a quel momento. Solo Roberto conosceva tutto di me. Il mio rapporto con Charles, invece, era confuso. Provavo enorme imbarazzo quando era nelle vicinanze e non riuscivo a rivolgergli parola.
A risvegliarmi dai miei pensieri fu Sebastian, che mi avvisò di essere ormai giunti.
《Entrambi si sono affezionati a te, spetta a te scegliere a chi dare una possibilità, sempre che tu voglia darla.》Lo guardai confusa.
《Lewis è molto interessato, passa l'intera giornata a parlarmi di te. E ti conosce solo da due giorni.》Tirò un sospiro. 《Charles è più schivo e riservato, non ama parlare delle sue emozioni e dei suoi stati d'animo.Con te lo ha fatto, significa che crede di potersi fidare di te.》
Continuai a riflettere sulle sue parole, era tutto così strano per me. Non avevo mai provato questi sentimenti così forti.
Una volta ringraziato, lo salutai con un bacio sulla guancia e mi avvicinai alla vettura. Gli feci un cenno con la mano, prima di partire entrambi. Per fortuna, non distava molto dall'hotel e quindi in pochi minuti arrivai. Una volta entrata, andai a fare visita a Roberto, il quale probabilmente sarebbe stato già sul punto di dormire. Bussai e non ebbi risposta, per questo motivo decisi di andare a riposarmi, il giorno seguente sarebbe stata una giornata alquanto stancante. 
Indossai la mia consueta vestaglia e mi stesi sul letto, con l'intenzione di meditare, ma nulla feci se non addormentarmi in brevissimo tempo.
Mi svegliai durante la notte, sudata e spaventata. Avevo fatto un incubo, il più brutto che io avessi mai avuto. Mi sedetti sul bordo del letto e coprii il volto con le mani. Sembrava così vero. 
Avevo freddo e mi sentivo confusa, temevo mi stesse salendo, nuovamente, la febbre. Non possedendo un termometro, cercai di riaddormentarmi, ma non ci riuscii. Era quasi mezzanotte ed io ero molto stanca, ma ogni qualvolta io tentassi di chiudere gli occhi, qualcosa dentro di me mi obbligava a stare sveglia.
Decisi, in mancanza di alternative, di prendere il mio cellulare e di smanettarlo, alla ricerca di un qualcosa di interessante da fare. Trovai due messaggi, entrambi capaci di farmi sorridere.
Aprii, per primo, quello del mio caro inglese.
《Buonanotte hun, spero di vederti domani alla gara. Dormi bene piccolo portafortuna.》Lessi e rilessi quelle poche frasi, che però significavano tanto per me. 
Le stampai nella mia mente come tatuaggi e mi concentrai anche su ciò che aveva scritto il monegasco.
Spero di non disturbarti, sono a piena conoscenza di starti scrivendo a mezzanotte e che probabilmente starai dormendo, ma ti volevo ringraziare per ciò che hai fatto oggi. E soprattutto desideravo augurarti la buonanotte chèrie. Spero ci potremmo vedere domani, dopo la gara.》Preferii non rispondere a nessuno dei due, ero troppo confusa e qualsiasi risposta io avessi dato non avrebbe fatto altro che peggiorare la mia situazione interiore. Spensi il cellulare e mi stesi sotto le coperte, nella speranza di riuscire a trovare sonno. Non soffrivo di insonnia, al contrario, avevo sempre dormito bene, a volte anche più del dovuto. Eppure quel giorno non riuscivo a farlo. Diedi la colpa alla mia malattia, credendo dovesse essere lei la causa del mio mancato sonno. Non capivo, però, che il motivo fossi io stessa e quei sentimenti che provavo, così confusi, non facevano altro che favorire la mia veglia, quasi volessero farmi comprendere che dovevo giungere ad una conclusione. Ma non era possibile. Non li conoscevo così bene, da poter esprimere una mia opinione al riguardo. Avrei cercato in tutti i modi di coltivare un'amicizia con entrambi, con il desiderio di riuscire a capire. Fortunatamente mi addormentai, affidandomi così alle braccia di Morfeo.

♧Juste Danser♧|| Charles Leclerc [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora