♧Chapitre 4♧

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Una volta entrati, girai su me stessa per poter ammirare l'intero ristorante. Era davvero magnifico. Guardai Roberto sorridendo e lui mi fece un leggero cenno con la testa. Il cameriere si avvicinò ed il mio amico, con un perfetto inglese, gli riferì tutte le informazioni riguardanti il nostro tavolo. Passammo una serata molto rilassante e divertente e non aveva ancora toccato l'argomento balletto, era probabile se lo fosse dimenticato. Ma mi sbagliavo. Continuò a ripetermi a lungo che dovevo valutare la sua proposta e che essa mi avrebbe aiutato a far innamorare il pubblico. Non risposi, sperando che capisse e cambiasse discorso. Non lo fece. A quel punto, spazientita, mi alzai e mi diressi fuori dal locale, noncurante di coloro che si trovassero all'interno. Non sopportavo che insistesse così tanto. Volevo avere il mio tempo per decidere, ma evidentemente per lui non funzionava così. Voleva una risposta e subito. Dopo aver pagato, Roberto corse fuori e si posizionò davanti a me, guardandomi con un sopracciglio alzato. Sbuffai e continuai a camminare, sapendo che in breve tempo mi avrebbe raggiunto. Dopo un po' di esitazione, lo fece. Iniziò a parlare nuovamente, rimproverando il mio comportamento infantile. A quel punto, infastidita dalla sua insistenza, sbottai.
«Ho bisogno del mio tempo per decidere. Avevo intenzione di fartelo sapere domattina, tu però continui ad insistere. Non ho ancora la più pallida idea di cosa fare. Capito?». Devo ammettere che ero stata molto scontrosa nella mia risposta, sebbene fosse stata comunque molto educata, e me ne ero pentita. «Perdonami Roberto, ma sono davvero sotto stress». Lui non mi rispose, ma continuò a camminare come se nulla fosse accaduto. Ci era rimasto male. Dopo qualche minuto, quando ormai credevo che non avrebbe più replicato, ecco che si girò a guardarmi.
«Dafne, hai troppi problemi con te stessa. Io sto cercando di aiutarti, ma crei sempre un muro che ci allontana. Sei troppo apprensiva, dovresti iniziare ad apprezzarti di più e ad apprezzare anche la tua dote». Il discorso concluse in questo modo ed io decisi di non controbattere. Aveva ragione. Arrivati davanti l'hotel, mi diede un bacio sulla guancia e scappò nella sua suite, lasciandomi da sola. Mi incamminai verso la mia camera, ma un forte giramento di testa mi costrinse a sedermi sulle scale. Mi sentivo debole, non riuscivo ad alzarmi. A soccorrermi fu uno dei maggiordomi, che prontamente chiamò Roberto. Non ricordo molto bene cosa successe dopo, ero svenuta e, stranamente, mi sentivo calma e felice. Mi svegliai il giorno dopo, ancora intontita dall'accaduto del giorno precedente, e mi alzai per andare a farmi una doccia. Ero ancora spossata, per questo motivo decisi di misurarmi la febbre. Sfiorava quasi i quaranta, ma non potevo fermarmi. Mancava solamente una settimana prima dello spettacolo, non potevo mandare tutto in fumo. Feci una doccia molto veloce, non riuscivo a fare nulla e mi vestii il prima possibile, per poter raggiungere Roberto. Una volta uscita dalla stanza, mi incamminai verso la hall dell'hotel. Lisciai il mio body ed attesi il suo arrivo. Dopo qualche minuto mi affiancò, chiedendomi come stessi.
«Sto molto meglio grazie, possiamo andare se vuoi». Mentii, lui sembrò capirlo, ma fece finta di nulla.
Salimmo nella vettura ed in breve tempo ci trovammo davanti al teatro. Scesi e mi appoggiai ad essa, per potermi meglio mantenere. Roberto mi chiese se effettivamente mi sentissi bene e se volessi che mi riportasse in hotel. Io scossi la testa ed iniziai ad incamminarmi, con non poca difficoltà, verso l'entrata. Avevo deciso di esibirmi sui passi di Giselle, proprio come mi aveva proposto l'uomo al mio fianco.
Mi prese sottobraccio e mi aiutò a salire le scalinate del palco. Un signore ci notò e chiese se stessi bene. Risposi dicendo che non era niente di che e lo ringraziai. Roberto mi tirò per un braccio, dolcemente, affinché fossi di fronte a lui.
«Cos' hai Dafne? Dimmi la verità». Era abbastanza nervoso ed arrabbiato, potevo leggerglielo negli occhi.
«Ho la febbre, ma non importa. Devo allenarmi». Si passò le mani tra i capelli.
«Dannazione, la tua salute è più importante. Si rimanderà lo spettacolo, non puoi esibirti in queste condizioni». Lo rassicurai, affermando che potessi farcela. Sarei riuscita a ballare, nonostante la febbre.
O almeno così credevo.

♧Juste Danser♧|| Charles Leclerc [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora