♧Chapitre 11♧

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Dormii per tutta la durata del viaggio, sintomo della leucemia presente in me. Al mio risveglio trovai, al di fuori di Roberto che guidava, anche un enorme livido sulla gamba che scoprii solo in seguito essere un ematoma. Iniziavo ad avere paura. Il mio corpo stava diventando succube di una malattia, la quale presto mi avrebbe divorata. Non volevo morire, nonostante due giorni prima avessi detto il contrario. Ero giovane, avevo una vita davanti a me. A distogliermi dai miei pensieri fu il mio amico, che mi sventolò una mano davanti gli occhi. Scossi la testa e lo guardai.
《Non volevo disturbarti ma siamo arrivati.》Alzai lo sguardo e vidi l'hotel della pista. Sorrisi e lo abbracciai. 
Prese le nostre valigie, entrammo, per la seconda volta in due settimane, in un albergo. Quello era il mio preferito in assoluto.
《In cosa posso aiutarvi?》 La receptionist aveva i suoi occhi fissi sulla mia testa in quel momento scoperta. Non la coprii, io ero quella e mi sentivo a mio agio. Non mi importava dell'opinione degli altri. 
《Vorremmo due camere matrimoniali, grazie.》Lei annuii ed iniziò a controllare se ve ne fossero di disponibili. Ci porse le nostre chiavi ed insistetti affinchè potessi pagare io quella volta. Iniziammo a discutere fino a quando, troppo stanca per poter continuare, decisi di farlo pagare. 
Mi diressi in camera mia e mi stesi sul letto, pensando alla gara. Ero molto emozionata, sarebbe stata la prima in tutta la mia vita. Volevo incontrare il mio idolo di sempre Sebastian, ma anche e soprattutto Lewis e Ricciardo. Li ho sempre stimati. In fondo al mio cuore, però, speravo di imbattermi anche in Charles. A colpirmi erano stati principalmente i suoi grandi occhioni azzurri, il suo ciuffo sbarazzino, il naso, non alla francese, ma ugualmente perfetto, che si arricciava quando rideva e le fossette. Era adorabile.
Mi persi nei miei pensieri e fui svegliata unicamente dalla suoneria del mio cellulare che indicava una chiamata. Era Roberto. Risposi velocemente ed attesi che mi parlasse.
《Dafne desideri fare qualcosa o preferisci rimanere in camera? Se vuoi possiamo ordinare la cena e mi trasferisco nella tua stanza. Guardiamo un film, lo scegli tu.》Quell'idea mi allettava.
《Va benissimo.》
《Allora a dopo》Attaccai ed andai a cambiarmi. Indossai la mia camicia da notte di raso bianca. Subito dopo scelsi il film che avremmo visto: "Il diavolo veste Prada". Era uno dei miei preferiti.
Ci divertimmo molto quella sera, ma la parte migliore arrivò il giorno seguente.
Alle dieci ero fuori dalla sua camera, vestita di tutto punto. Bussai più volte, non volevo tardare. Mi aprii e per fortuna era già pronto. Era un miracolo. Mi squadrò da testa a piedi e sorrise malizioso.
《Non hai intenzione di fare colpo su nessuno, giusto?》Arrossii leggermente ed abbassai lo sguardo per potermi osservare. Indossavo un semplice vestito bianco con tante ciliegine rosse ed il cappellino rosso di Seb.
《Sei fissato.》Rise di gusto e camminammo a braccetto. Notai, felicemente, che era vestito di rosso. La gente mi guardava e poi osservava Roberto. Nei loro occhi potevo notare pena e compassione. Io non le volevo, desideravo essere considerata come una persona normale, non malata. Dopo mille di queste occhiate, raggiungemmo la pista e cercai di fare il prima possibile per poter accedere. Sembravo una bambina che era appena stata portata al luna park. Ero gioiosa, in quella situazione così difficile per me, ero riuscita ad essere felice. Avevo, attorno il mio collo, il pass per il paddock e così era anche per Roberto. 
Le prove libere incominciarono ed in entrambe la Ferrari era riuscita a dominare. Speravo nella prima vittoria stagionale. Era giunto il momento più emozionante tra tutti. Il mio amico mi tirò per il braccio, senza stringermi forte, per evitare che si facesse una lunga fila per poter uscire. Mentre correvamo tra la folla notai Vettel che si dirigeva verso il suo box, eravamo molto vicini. Urlai il suo nome, sperando mi sentisse e così fu. Si girò e cercò l'origine della voce. Fu allora che mi sbracciai per farmi notare. Il sorriso spensierato che aveva in volto, si trasformò in malinconico. All'inizio non capii il motivo, ma quando mi toccai la testa e constatai che il cappellino mi fosse caduto, compresi la sua espressione. Indossai nuovamente il berretto. Si avvicinò a me.
《Seb è da così tanto tempo che aspetto questo momento.》Mi sorrise, questa volta, sinceramente. 
《Come ti chiami?》Mi chiese dolcemente. Sapevo che tutta quella sua attenzione dipendesse dal fatto che fossi malata e che avessi il pass, ma ero felice lo stesso.
《Dafne, mi chiamo Dafne.》
《Hai un bellissimo nome. Vorresti un autografo?》
《Ne sarei onorata.》Afferrò il mio copricapo rosso e firmò il suo nome. Prese il telefono dalle mie mani e dopo averlo acceso, aprì la fotocamera. Facemmo qualche selfie, ma fu costretto ad andarsene a causa dei troppi impegni.
Passeggiammo fino a quando non notai una persona a me conosciuta:Charles. Come se avesse sentito il mio sguardo su di lui, si girò e mi osservò per un lasso di tempo interminabile. Il sorriso che aveva in volto, come successo con Seb, scomparve, per poi comparire un'espressione seria. Sentivo sarebbe stato completamente diverso tra noi, da allora.

♧Juste Danser♧|| Charles Leclerc [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora