Capitolo 16

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Erano passate quasi due settimane dall'appuntamento al Luna Park, un nuovo week-end si stava avvicinando e Rafe era agitato.
Era ancora arrabbiato con Simon per aver mandato all'aria il suo piano n. 1. Era perfetto! Suo padre ed Alec sembravano ritornati amici come un tempo e gli sarebbe bastato sbarazzarsi di Camille (anche se non aveva idea del come ed avrebbe improvvisato).
Invece c'era stato quell'imprevisto che aveva mandato in fumo tutto.
Aveva bisogno di un nuovo piano, ma, al momento, non gliene veniva in mente neanche uno. Un segno! Aveva bisogno di un segno che lo guidasse e gli suggerisse come pianificare la prossima mossa.
Sospirò sconsolato e si buttò sul letto, sforzandosi di farsi venire in mente qualcosa.
Gli adulti erano complicati, ma anche essere un bambino, che tenta di rimediare ad un pasticcio degli adulti, non era uno scherzo.

Il cellulare di Magnus, abbandonato sopra al comodino della camera da letto, prese a squillare, ma l'uomo decise di ignorarlo.
Si stava finalmente concedendo, dopo una settimana pesante, un meritato bagno nella sua vasca idromassaggio e non aveva nessuna intenzione di interrompere quel momento paradisiaco.
Il motivetto di "Sexy and I Know It" dei LMFAO ricominciò a suonare, per poi quietarsi nuovamente e riprendere un attimo dopo, insistente.
Magnus si alzò con un sospiro, gocciolando acqua. Prese l'accappatoio e si diresse in camera sua. Agguantò il cellulare, proprio quando stava suonando per l'ennesima volta, con tutta l'intenzione di mandare al diavolo il seccatore che non aveva niente di meglio da fare che rompergli le scatole anche a quell'ora.
Si stupì di trovare 10 chiamate perse di Tessa, la sua assistente, ben 20 di Will e altre 10 di Jem, rispettivamente il suo barista e il suo direttore di sala al Pandemonium. Aveva lasciato il telefono in camera e non si era neanche preso la priga di controllare prima di infilarsi nella vasca, ignorando che fosse così desiderato quella sera.
Accettò la chiamata in corso. "Ragnor, spina nel fianco che non sei altro, spero per il tuo bene che sia un'emergenza perchè, in caso contrario, preparati a farmi da facchino per l'intero week-end!" esordì, scocciato.
"Sì idiota! E' un'emergenza!" gli rispose l'amico.
Magnus lo recepì agitato ed aggrottò le sopracciglia. "Che c'è? Tu e Raph avete di nuovo litigato?"
"No! Mags ti chiamo in veste ufficiale. Il Pandemonium sta andando a fuoco!".
"Che?". Se non avesse avuto i riflessi pronti, il cellulare si sarebbe schiantato a terra, tanto era scioccato.
"I vigili del fuoco non hanno ancora spento le fiamme. Mags deve venire qui subito!".
Magnus mosse la bocca, da cui non uscì nessun suono.
"Mags? Magnus ci sei ancora?" sentì dire dall'altro capo della linea.
Magnus riacquistò l'uso della parola. "Sì! Sì ci sono! A-arrivo!" balbettò prima di chiudere la chiamata.
Buttò il cellulare sul letto e si mise addosso le prime cose che gli capitarono sotto mano, dirigendosi poi frettolosamente verso la porta. Si bloccò quando aveva la mano già sulla maniglia. I bambini! Nel panico totale, si stava per dimenticare di loro!
Cosa avrebbe dovuto fare? Svegliarli per dirgli che c'era un'emergenza al locale, mettergli addosso il primo giubbotto che trovava e portarli con sè? Si sarebbero spaventati a morte! No, avrebbe dovuto far venire, lì, Aline o la signora Penhallow.
Stava per chiamare, ma poi si ricordò che la prima era ad un addio al nubilato, mentre la seconda era fuori città, in visita a dei parenti. Avrebbe potuto chiedere a Cat o a Raph, ma sapeva per certo che entrambi stavano lavorando e quindi scartò anche quell'idea.
Cavolo, era nei guai! Era impensabile lasciarli a casa da soli e.. Alec! Il suo viso gli comparve nella mente come un'ancora di salvezza.
Guardò l'orologio. Erano le undici e mezza passate ed odiava doverlo disturbare, ma non gli veniva in mente nessun altro.
Compose il numero ed attese. Dovette provare per ben tre volte, ma finalmente il suo interlocutore gli rispose, con una voce che proveniva direttamente dall'oltretomba. "Pronto?".
"Alec! Mi dispiace moltissimo disturbarti a quest'ora, ma ho un enorme favore da chiederti!" sputò fuori velocemente.
"Magnus?" gli rispose con voce cavernosa e con un accento sorpreso.
"Sì! Oddio scusa! Non mi sono neanche presentato!" gli disse, "Sì! Sì, sono io. Mi dispiace davvero tanto di averti svegliato, ma ho bisogno del tuo aiuto! Il Pandemonium sta bruciando e mi serve che qualcuno venga qui a badare ai miei figli, mentre io mi reco sul posto!".
Ottenne, come risposta, solo il silenzio e temette che fosse caduta la linea o, peggio, che Alec gli avesse buttato giù il telefono. "Ehm.. Alec?".
"Arrivo!" gli disse improvvisamente, interrompendo l'assenza di rumore.
Stava per ringraziarlo, ma il ragazzo aveva già buttato giù.
Trenta minuti dopo, Alec bussò alla sua porta, scarmigliato, con la giacca abbottonata male, le scarpe slacciate e un'aria spiritata.
Magnus, che nel frattempo aveva misurato l'intero perimetro dell'appartamento già una ventina di volte e che parlato con una moltitudine di gente, tra cui Ragnor, Tessa, Will, Jem, il capo dei pompieri, uno dei detective che stava indagando e persino con uno della scientifica (non concludendo assolutamente niente), volò fuori dalla porta, non prima di averlo chiuso in un abbraccio asfissiante ed avergli dato un bacio sulla guancia. "Graziegraziegraziegrazie!" gli disse, prima di andarsene.
Il ragazzo si toccò la pelle "marchiata" e sorrise come un ebete.

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