Capitolo 26

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Ragnor sospirò. Quell'interrogatorio era una pura formalità, ossia un'inutile perdita di tempo, ma doveva seguire il solito iter burocratico o il colpevole dell'incendio della sera precedente sarebbe potuto scampare alla sua giusta condanna.
Dopo gli iniziali convenevoli, passò al sodo.
"Dove si trovava ieri sera tra le 21:30 e le 22:00?" chiese.
"Ad una sfilata di alta moda. Dubito che tu sappia cosa sia." rispose acida, l'interrogata.
"C'è qualcuno che può confermarlo?" chiese Ragnor, per nulla turbato dalla frecciatina.
"Un cameriere mooolto dotato!" ridacchiò la donna. "Ce la siamo spassata nel bagno degli uomini. Ha un uccello grosso quanto.."
"E, il signore, ha un nome?" chiese Ragnor, interrompendola.
"Come sta Mags?" chiese lei, ignorando la domanda.
"Signorina Belcourt.."
"Non ci vediamo da un po', ma lo so cosa sta facendo! Sta tentando di farmi ingelosire con quello straccione!" rise sprezzante. "Quando si sarà stancato, tornerà da me. A lui serve una donna. Non un poppante che deve essere ancora svezzato." scosse la testa, incredula che il suo uomo fosse attratto da quel vermiciattolo con gli occhi blu.
"Signorina Belcourt, mi dica il nome del cameriere."
"Non ti sono mai andata a genio, non è vero?" chiese Camille. "Lo so che è stato a causa tua, se abbiamo rotto la prima volta, perchè ti sarebbe piaciuto avere tutto questo eh?" disse, accarezzandosi lascivamente il petto. Sapeva che era gay, ma, andiamo, chi non avrebbe voluto farsi un giro sulla sua carrozzeria?
"Avvocato, può chiedere alla sua assistita di rispondere alle domande?" chiese all'uomo brizzolato davanti a lui.
"Signorina Belcourt, per cortesia.." provò l'avvocato.
"Ohhh sta zitto!! Non risponderò a nessuna domanda e non potete accusarmi di un bel niente!" urlò, alzandosi di scatto dalla sedia.
"Signorina Belcourt, non abbiamo ancora finito. Si sieda per favore."
"Fottiti Ragnor!"
"Signorina Belcourt, non glielo chiederò un'altra volta. Si sieda."
"Altrimenti che fai?" rise Camille.
L'uomo fece un cenno alla guardia che piantonava la porta e che, velocemente, prese la donna per un braccio e la obbligò a sedersi nuovamente al suo posto.
Ragnor sospirò per l'ennesima volta. "Signorina Belcourt, le do un'ultima oppurtunità di confessare. Se ammette di essere lei la piromane, posso chiedere un alleggerimento della pena. In caso contrario, non esiterò a fare di tutto affinchè lei sconti tutti gli anni che le spettano."
Camille gettò la testa all'indietro e gracchiò una risata isterica.
Ragnor la ignorò ed aprì la cartellina che si trovava sul tavolo, prese le foto e le sistemò ordinatamente, in modo che le potessero osservare attentamente entrambe le persone sedute davanti a lui.
"Signorina Belcourt, questa" disse, puntando l'indice su una foto, "è una tanica di benzina trovata nel bagagliaio della sua auto. Queste, invece, sono le chiavi dell'appartamento del signor Lightwood che abbiamo trovato dentro la sua borsetta, nel suo appartamento."
L'avvocato si sistemò meglio gli occhiali sul naso. "Vice-comandante, posso vedere il mandato che vi ha autorizzato a perquisire l'auto e l'appartamento della mia assistita?"
Ragnor gli passò quanto richiesto, senza proferire parola.
Una volta esaminata la documentazione, l'avvocato passò all'attacco "E' proibito tenere una tanica di riserva in auto? Quanto alle chiavi, la mia cliente non conosceva l'identità del proprietario poichè le ha trovate per terra ed era sua intenzione consegnarle all'ufficio Oggetti Smarriti.".
"Avvocato, in questo preciso momento, il nostro laboratorio sta accertando se la benzina utilizzata per appiccare l'incendio è la stessa presente nella tanica in possesso della sua assistita."
Camille rise. "Oh andiamo! Questo non dimostra che sono stata io e.."
"Signorina Belcourt, non dica niente, per cortesia." disse l'avvocato, risistemandosi gli occhiali sul naso, per poi rivolgersi nuovamente a Ragnor. "Vice-comandante, questo non dimostra assolutamente niente. Chiunque si sarebbe potuto rifornire dal distributore che ha erogato quella particolare benzina."
Ragnor scoccò la stoccata finale. "Ha perfettamente ragione, ma, vede, abbiamo diversi testimoni che hanno identificato, nella signorina Belcourt, la colpevole dell'incendio. Ora, visto che la sua assistita non collabora, sarà trattenuta in custodia fino alla data del processo. E' tutto."
Camille si gelò. "COSA???"
Ragnor non rispose, raccolse le foto e le ripose nuovamente nella cartellina. Si alzò, fece un cenno all'avvocato di Camille e si diresse verso la porta.
"RAGNOR!! Fermati immediatamente! Non puoi farmi questo!! Brutto stronzo succhiacazzi!!"
Ragnor si fermò con la mano sulla maniglia e si girò appena verso la bionda. "Signorina Belcourt, non sono io che le sto facendo questo. E' stata lei ed è successo nell'esatto momento in cui ha deciso di dare fuoco ad un appartamento, commettendo un reato, e, soprattutto, mettendo a rischio l'incolumità di persone innocenti." e, detto questo, uscì dalla stanza.
Un sorriso accennato fece capolino sul suo viso non appena sentì le urla isteriche, che provenirono da dietro la porta che si era appena chiuso alle spalle.
Sospirò di nuovo. Anche quella pratica era chiusa e, presto o tardi, avrebbe dovuto parlare con Magnus anche per l'altra questione.
Suo marito aveva risolto brillantemente e velocemente questo caso, ma, se le sue ricerche erano corrette (e Ragnor non aveva mai dubitato delle abilità di Raphael), il colpevole dell'incendio al Pandemonium era tutt'altra faccenda.
La situazione da affrontare, infatti, era assai più delicata, ma, prima di puntare il dito, voleva avere la certezza assoluta delle prove.

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