Capitolo 25

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"Sono distrutto!" bisbigliò Alec, stiracchiando la schiena, dopo aver posato Max nel suo letto, mentre Magnus si occupava di Rafe.
L'uomo ridacchiò. Non poteva dargli torto. Era stato un week-end piuttosto impegnativo: il parco divertimenti era immenso e macinare chilometri su chilometri con due bambini appresso, che volevano salire su ogni attrazione, o incontrare Topolino e Paperino, o farsi portare in spalla o in braccio perchè erano stanchi, era "leggermente" sfiancante.
I due piccoli erano talmente sfiniti da essersi addormentati durante il tragitto verso casa. Tra il viaggio a Disney World e quello in aereo, la dose massiccia di emozioni ed adrenalina, che li aveva pervasi per tutto il tempo, si era spenta appena avevano posato la testa sui sedili della macchina.
"So io cosa ti serve!" sussurrò l'uomo, dandogli un bacio. Lo prese per mano, uscirono dalla stanza e lo condusse nel suo bagno.
Il volto di Alec si illuminò. "Vasca idromassaggio?"
"Vasca idromassaggio!" annuì Magnus, sorridendo.
Era la loro coccola segreta. In quelle settimane avevano approfittato di ogni momento, in cui potevano permetterselo, per immergersi nella vasca e concedersi un lungo e rilassante bagno con l'idromassaggio. Alec andava in brodo di giuggiole ogni volta che si appoggiava con la schiena al petto di Magnus, mentre quest'ultimo gli massaggiava lentamente le spalle e le braccia. Aveva scoperto, con una certa dose di piacere, che le mani di quell'uomo, oltre a portarlo in Paradiso, sapevano anche distendergli i nervi come niente altro al mondo.
"Oh sì! Ora si ragiona!" sospirò beato Alec, appoggiando la testa sulla spalla di Magnus.
L'uomo rise, baciandogli una tempia, ed iniziò la sua magia sui muscoli tesi delle spalle del ragazzo.
"Sai che potrei avere un orgasmo solo con te che mi massaggi?" gemette Alec, ad occhi chiusi.
"Lo terrò in considerazione!" ridacchiò l'uomo, strofinando il naso sui suoi capelli.
Non averlo potuto toccare per tutto il fine settimana era stata una tortura e tutto quello che voleva in quel momento era recuperare il tempo perduto.
Fece scivolare una mano sul petto del ragazzo, mentre la bocca era impegnata a torturare la sua pelle candida. Alec gemette contento ed arpionò i suoi capelli, scoprendo il collo per lasciare più spazio di manovra a quelle labbra incredibili.
La loro tranquillità venne però interrotta dal cellulare del ragazzo che prese a suonare.
"Lascialo suonare.." lo pregò Magnus.
Alec annuì distrattamente. Non gli passava neanche per l'anticamera del cervello di allontanarsi da quella bocca e da quelle mani. Ansimò eccitato quando la mano di Magnus scese a stuzzicare la sua erezione, mentre le labbra non davano tregua al suo collo.
Il telefono spezzò nuovamente quel momento. Alec non ci badò neppure e si girò per salirgli in grembo e strusciarsi contro di lui. Lo baciò famelico, dimentico di tutto.
La suoneria, dopo essersi interrotta per altre cinque volte, riprese ancora.
"Per Lilith, sono davvero insistenti!" disse Magnus, staccandosi da un capezzolo del ragazzo e corrugando la fronte. "Non è che, per caso, ti sta chiamando l'amante?" gli sorrise ironico.
"Probabile! Non hai visto, prima, che ho dovuto sgomitare per entrare in casa?" ridacchiò Alec. "Ufff! E va bene!" sbuffò infastidito, alzandosi. "Aspetta qui! Torno subito!" disse, dopo avergli dato un altro lungo bacio.
"Ok, sedere di marmo!"
Alec arrossì e si coprì il fondoschiena con le mani e poi con un asciugamano, facendo ridere l'uomo.
Il cellulare riprese a suonare per l'ennesima volta. Alec lo prese inferocito e, quando vide la faccia del fratello lampeggiare sullo schermo, si imbestialì ancora di più. Stava per fare dell'appagante e meritatissimo sesso in vasca e quel seccatore non aveva niente di meglio da fare che rompergli le scatole proprio sul più bello!
Prese un respiro profondo, tentando di calmarsi. Non sapeva cosa Izzy si fosse tenuta per sè e, l'ultima cosa che voleva, era dare l'opportunità al fratello di sparare frecciatine imbarazzanti sulla sua vita sessuale. Doveva essere pronto a tutto.
"Jace! Cia.."
"ALEC!! Sei vivo!!" disse la voce incrinata dall'altra parte del filo. "Lo sapevo che eri vivo! Me lo sentivo! Il mio cuore non sbagliava!".
"Di.. di cosa stai parlando?" chiese attonito Alec. Jace stava.. oh per l'angelo suo fratello stava piangendo?
"Sapevo che eri vivo!"
"Perchè non dovrei essere vivo?"
"Perchè il tuo appartamento sta bruciando e tu non rispondevi al telefono e.." disse Jace tirando su con il naso.
Alec sbiancò. Il suo appartamento stava andando a fuoco? Cosa.. come era successo?
"D-d-dove sei?"
"Davanti al tuo palazzo!" singhiozzò Jace. "I pompieri stanno tentando di spegnere l'incendio ormai da mezz'ora!"
"A-arrivo!!" bisbigliò allibito.
Alec corse in bagno e, sotto lo sguardo incuriosito di Magnus, tentò di rivestirsi nel più breve tempo possibile.
"Che fai passerotto?" chiese l'uomo, aggrottando le sopracciglia.
Alec non lo degnò di uno sguardo, infilandosi alla svelta i jeans e la maglietta.
"Alexander?" lo chiamò Magnus, iniziando a preoccuparsi.
Il ragazzo, ancora una volta, lo ignorò ed iniziò a tastarsi le tasche dei pantaloni. "Ok.. il telefono ce l'ho.. il portafoglio pure.." sussurrò, avviandosi poi per uscire dal bagno.
"Alexander!" lo chiamò nuovamente Magnus, uscendo dalla vasca ed annodandosi al volo un asciugamano attorno alla vita.
Riuscì ad acchiapparlo giusto prima che uscisse di casa. "Alexander, dove vai? Cosa è successo?"
Alec lo guardò smarrito e balbettò "Il.. il mio appartamento sta bruciando!"
"COSA???"
"Jace.. era Jace al telefono che chiamava e richiamava, perchè tutti pensavano che fossi morto, mentre lui era sicuro di no e così era per quello che il telefono non smetteva di suonare, e ci sono i pompieri a casa mia e stanno tentando di spegnere il fuoco e.."
Magnus mise fine a quel discorso, abbracciandolo stretto. "Ti accompagno." gli disse.
"Ok.. Oh no! Aspetta! No! I bambini! Ci sono i bambini! A chi li lasci? Non puoi lasciarli soli e io devo andare e.. ti chiamo.. sì, ti chiamo dopo.. e.. devo.. sì, devo andare!" disse, sfuggendo al suo abbraccio e volando fuori dalla porta.

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