Capitolo 17

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Piano di Rafe e Max - tentativo n. 2

Rafe aveva avuto l'illuminazione mentre stavano mangiando.
Aveva bisogno di qualcosa di romantico per far sì che suo padre si fidanzasse con Alec e gli era venuta una fantastica idea!
Le cose romantiche favoriscono le smancerie tra gli adulti, no? E le smancerie tra gli adulti portano ai baci (bleah!!) e, i baci, al fidanzamento. E, per quello che aveva in mente, suo padre si sarebbe scambiato sicuramente parecchi baci con Alec!
Così, appena usciti dal ristorante dove si erano rimpinzati per quasi un'ora buona di cose sfiziose e golose, il maggiore dei piccoli Bane buttò lì, del tutto "casualmente", "Papino, visto che è ancora presto per tornare a casa, facciamo una passeggiata al Central Park?".
"Ok scoiattolino! Alexander resti con noi o devi andare via?" gli chiese Magnus.
Rafe incrociò le dita dietro la schiena e sperò che Alec non avesse impegni, anche se.. che c'era di meglio se non trascorrere del tempo con loro?
"No, non ho niente da fare, quindi va bene!" rispose sorridendo.
"Bene ciurma! Allora andiamo!" disse Magnus e si avviarono verso il parco.
Rafe prese la mano del padre, Max quella di Alec e poi i due bambini si strinsero quella libera, sorridendo. Chiunque li avesse visti, li avrebbero scambiati per una bella famigliola felice, pensò contento Rafe.
Stavano passeggiando tranquillamente per un viale quando il bambino si staccò dalla mano del padre e trascinò con sè il fratellino, dicendo ai due adulti "Torniamo subitooo! Andiamo a vedere com'è l'acqua del laghetto!".
"Ok! Ma state attenti a non caderci dentro!" si raccomandò Magnus.
"Sì, papà!" urlò di rimando.
Una volta arrivati lontano dalle loro orecchie, Rafe si girò, pieno di aspettativa, verso Max, che stava guardando l'acqua interessato. "Ohhh guarda! Ci sono i pesciolini! Ciao signori pesciolini!! Pensi che papi ci lascerebbe portarne a casa qualcuno?" gli chiese speranzoso.
"Lascia perdere i pesci! Ci sono cose più importanti a cui pensare!" disse, frettoloso, il fratello maggiore.
"Eh? Che c'è di più importante del prendere questi pesciolini e portarli a casa con noi?" gli chiese Max, curioso. "Dobbiamo solo stare attenti che Chairman non li mangi e.."
"Max! Per l'angelo smettila con questi pesci!" lo rimproverò il fratello.
"Uffff! E va bene! Quali sono queste "cose più importanti a cui pensare"?" lo scimmiottò, muovendo la testa a destra e a sinistra.
"Il laghetto!!" esclamò Rafe, trionfante, indicando lo specchio d'acqua come se fosse ovvio.
"Sì.. eeee quindi?" chiese Max, roteando gli occhi.
Rafe si diede una manata in fronte! Il fratellino non poteva leggergli la mente, questo era vero, ma insomma! Il laghetto! Come faceva a non arrivarci?
"Ti ricordi il cartone "La Sirenetta" che abbiamo visto l'altro giorno? Eh?".
Max annuì, ma ancora non capiva dove voleva andare a parare il fratello. A volte aveva una mente davvero davvero strana!
"Ohhh andiamo! Il laghetto! Non ti ricordi cosa fanno la sirenetta e il principe?" disse indicando di nuovo l'acqua.
Max guardò di nuovo verso quella direzione, confuso, poi il suo viso si illuminò. "Il giro in barca! Ohhh vuoi che si bacino!" esclamò contento.
Rafe annuì felice. "E' una cosa così sdolcinata, che non possono non mettersi insieme! Li faremo andare da soli e, quando torneranno a riva, avremo un nuovo papà!" saltellò trionfante.
"Bellooo! Facciamo come Sebastian? Eh?" chiese Max, battendo contento le mani.
Rafe si picchiettò pensieroso il mento "Sarebbe bello, ma è troppo complicato! Dovremmo parlare con gli animaletti qui intorno e convincerli a suonare e cantare la canzone come nel cartone animato, ma come facciamo? Non abbiamo abbastanza tempo per addestrarli tutti! Dovremo improvvisare!".
"Cosa?"
"Non lo so ancora, ma quando saranno su quella barca, ci penserò!" rispose deciso.

"Bambini non vi lascio qui da soli! Non se ne parla nemmeno! O venite anche voi o restiamo a terra tutti!".
Magnus era irremovibile. Ma cosa era saltato in mente ai suoi figli?
Punto numero uno: non li avrebbe mai lasciati da soli sul pontile, con il rischio che qualcuno facesse loro del male o li rapisse. Il tizio che noleggiava le barche sembrava a posto, ma chi poteva dirlo con sicurezza? E se fosse stato uno psicopatico che, per non destare sospetti, svolgeva quel normale lavoro?
Punto numero due: quel pezzo di legno galleggiante sarebbe potuto affondare in qualsiasi momento, quindi sperava ardentemente che gli dicessero che era meglio lasciar perdere. Finchè c'era da emulare il Titanic sulla ruota panoramica era un conto, replicare la scena dell'affondamento era fuori questione!
Punto numero tre, che era poco meno importante del punto numero uno: andare, da solo, con Alec? No! No! E ancora no! Avevano fatto un piccolo passettino per recuperare il rapporto che avevano prima, tanto che il ragazzo gli aveva perfino dato il permesso di riprendere a chiamarlo con il suo nome completo! Non avrebbe fatto nulla che potesse anche solo minare quel prezioso traguardo raggiunto. E un giro in barca.. cavolo era una specie di preliminare! Magnus gli sarebbe saltato addosso anche solo per fingere che era terrorizzato che il pezzo di legno imbarcasse acqua!
"Ma papà.." tentò di dire Rafe.
"Niente ma! Quindi decidete. Se proprio ci volete andare, ci andiamo tutti e quattro, altrimenti proseguiamo la passeggiata. Cosa volete fare?".
"Uff! Ok.. andiamo tutti e quattro!" disse sconsolato Rafe, la sua mente già all'opera per modificare il suo piano iniziale.
Salirono sulla barca, che barcollò sotto il loro peso. L'oscillio fece aggrappare Magnus al bordo e lo strinse con tutte le sue forze. Perchè i suoi figli avevano avuto quella pessima pessima idea?
Alec si sedette dalla parte opposta, per bilanciare il peso e per remare, visto che Magnus era visibilmente fuori uso. Non poter poggiare i piedi sul fondo, lo rendeva davvero nervoso.
Alec iniziò a vogare e Magnus dimenticò che poteva morire affogato da un secondo all'altro. Si perse a guardare i muscoli degli avambracci, scoperti per merito del caldo che imperversava in quella giornata, che guizzavano ad ogni movimento. Aveva delle belle braccia. Cominciò a pensare a come dovevano muoversi, sotto i vestiti, anche gli addominali e i quadricipiti delle gambe. Impose alla sua mente di fermarsi lì, prima che le sue parti basse iniziassero ad agitarsi. Non era proprio il luogo adatto per fare delle fantasie sessuali, soprattutto considerando chi c'era su quella barchetta!
Non erano molto distanti dalla riva, quando un regale cigno bianco si palesò poco distante da loro. Alec aveva smesso di remare, per permettere ai bambini di guardare nell'acqua ed ammirare i pesci che vi nuotavano, e l'elegante animale si avvicinò "minacciosamente" (secondo Magnus, quando raccontò la disavventura a Cat) alla loro barca. Arrivato a pochi metri da loro, spalancò le sue enormi e maestose ali e Magnus fregò un remo ad Alec con tutta l'intenzione di usarlo come arma da difesa, in caso di necessità. "Uhmmm perchè si è avvicinato a noi?" chise a tutti e a nessuno.
"Forse gli siamo simpatici! Ma ciaooo signor cigno!" disse Max, allungando la manina per tentare di accarezzarlo, "Vuoi venire a casa con noi?".
"Max!! Tira subito indietro quella mano! Vuoi che ti stacchi un dito con un morso?" lo rimproverò Magnus.
"Ma i cigni mordono?" chiese interessato Rafe, guardando l'animale.
"Certo che mordono! E ti staccano anche un dito se glielo metti sotto al becco!" continuò Magnus, prendendo la mano di Max e riportandola all'interno della barca.
Il cigno nuotava sempre più vicino e l'uomo iniziò ad agitare il remo avanti ed indietro, urlando "Sssciò! Sssciò! Va via grosso pennuto bianco!".
Alec lo stava guardando, palesemente divertito. "Sai, assomigli a Jace! E, ti assicuro, non è un complimento!" ridacchiò.
"Invece di stare lì a ridere, perchè non mi dai una mano ad allontanare questo bestione?".
"Magnus così lo fai solo arrabbiare!".
"Sssciò! Vai via!" ripetè. Il cigno, per tutta risposta, non solo si avvicinò di più, ma volò sul bordo della barca.
"UAHHH!!" urlò Magnus.
"Ma quanto sei bellooo! Papiiino, per favore, possiamo portarlo a casa con noi? Tipregotipregotipregooo! Scommetto che è salito sulla barca perchè gli piacciamo!" disse Max, accarezzando lievemente le penne.
"Max non credo sia il momento migliore per chiedere a tuo padre un altro animale domestico e, per l'amor del cielo, allontana la tua mano da lui!" gli disse Alec, poi, rivolgendosi a Magnus, gli gridò "Ecco! Hai visto? Lo hai fatto incavolare!" è tentò di mandarlo via con l'altro remo.
"Non fategli del male!" si intromise Rafe.
"Come faccio a far del male a questo mostro? Ma magari riuscissi a fargli male!" urlò Magnus agitando il remo con foga. Questo, però, gli sfuggì dalle mani tremanti e finì in acqua.
Il cigno iniziò a soffiargli contro e l'uomo, nel panico più totale e senza più un'arma con cui difendersi, si portò sulla punta della barchetta per tentare di scappargli. Cinque secondi dopo era in acqua, che annaspava e chiedeva aiuto.
Alec non perse tempo. Allontanò deciso il cigno, che, soddisfatto del risultato ottenuto, se ne andò per la sua strada (Magnus giurò a Cat che lo aveva sentito ridere.. quello stronzo!), e si tuffò per salvare il suo capo.
"Ai-aiutoo!" gridò Magnus, dibattendosi con braccia e gambe.
"Magnus! Magnus calmati!" gli urlò Alec, tentando di agguantarlo.
L'uomo però si dimenava come una biscia ed ad Alec riusciva difficile prenderlo e, soprattutto, comunicare con lui.
"Oh cavolo! Non è così che l'avevo pensata!" sussurrò Rafe, mettendosi le mani tra i capelli.
"Papiiii ti prego non morire!" iniziò a spaventarsi Max.
"Non muore, tranquillo! Alec lo salva di sicuro!" lo rassicurò il fratello, abbracciandolo.
"Magnus! Magnus ascoltami!" urlò intanto Alec, "MAGNUS!! Per l'amor del cielo posa i piedi e basta!".
"Alexander sto morendo! Ti prego, proteggi i miei figli! E Chairman!" uggiolò l'uomo.
Il ragazzo riuscì finalmente ad acciuffarlo e se lo strinse addosso. "Ma quale morendo e morendo! PER L'ANGELO MAGNUS!!! Sei più alto di me no? Guarda dove mi arriva l'acqua! Poggia i piedi ti ho detto! Testa di fagiolo che non sei altro!".
Le parole di Alec fecero finalmente breccia nella mente annebbiata dal panico di Magnus, che obbedì poggiando i piedi sul fondale. Toh! L'acqua gli arrivava ad altezza addominali! Non c'era pericolo quindi che ci lasciasse le penne.
"Oh!" disse, tossicchiando.
Alec ansimò e lo lasciò andare lentamente. Il suo labbro superiore ebbe un fremito, poi un altro e un altro ancora. Il ragazzo tentò di reprimere il tic come meglio poteva, ma iniziò a tremare anche quello inferiore.
Magnus lo guardò spaesato, con i capelli che erano una massa informe ed appiccicosa attaccata al viso, mentre il trucco si stava lentamente sciogliendo.
Alec ce la mise tutta, davvero, ma perse la battaglia. Cominciò a ridere a crepapelle, tanto che gli vennero le lacrime agli occhi.
"Smettila!" lo rimproverò Magnus. "Smettetela tutti!" disse, quando si accorse che stavano ridendo anche i figli. "Siete dei grandissimi antipatici! Tutti e tre! Ecco!" ed incrociò le braccia al petto, imbronciando le labbra. Il suo disappunto non durò a lungo, però, e si lasciò contagiare dall'ilarità generale e dall'assurdità della situazione.
"Cavolo! Sai davvero coordinare braccia e gambe! Verso il fondo però!" gli disse il ragazzo, senza fiato, non riuscendo a smettere di ridere.
"Ah! Ah! Ah! Sai che ci sono ragni che vivono sott'acqua? E altri che ci passeggiano tranquillamente sù?" disse con nonchalance, guardandosi lo smalto nero sulle unghie.
Alec sbiancò di colpo. "Non è vero!".
"Scommettiamo?" sorrise l'uomo.
Il ragazzo si issò sulla barchetta, facendola ondeggiare pericolosamente, alla velocità della luce ed occhieggiò irrequieto lo specchio d'acqua. Magnus sorrise canzonatorio.
Ora che era fuori pericolo, ripensò a quanto successo. Uhm.. era ormai troppo tardi per attuare la fantasia che gli era venuta in mente prima, quando erano al museo? Certo era in piedi e poteva cavarsela, ma che sarebbe successo se per esempio, in via del tutto teorica eh, fosse svenuto in quel momento? In fin dei conti aveva bevuto dell'acqua schifosa che potrebbe avergli fatto male e che lo potrebbe portare a scivolare inconsciamente sott'acqua. Alec dovrebbe tornare a salvarlo e praticargli la respirazione bocca a bocca! Ne andava della sua vita! Uhm.. sì.. poteva funzionare!
Perso in quelle elucubrazioni, non si accorse che il figlio gli stava parlando.
"Papi? Papino stai bene?" gli chiese Max.
"Eh? Oh sì! Sì biscottino! Ho fatto solo un bagnetto fuori stagione e ho bevuto un po' d'acqua fetida e sporca!" gli sorrise, per poi starnutire due volte.
"Uhm, forse è meglio che torni sù, papi!" disse Rafe.
Alec concordò e gli offrì la mano, sempre ben attento che nessun mostro peloso ad otto zampe si palesasse da un momento all'altro. L'uomo scosse la testa, sorridendo. "Grazie!" gli disse, recuperò il remo perduto e si lasciò aiutare a rimontare sulla barca, mentre pensava che, accipicchia, aveva perso una buona occasione per tornare a baciare Alec! Cavolo!
Starnutì altre due volte, imitato dal ragazzo. "Batuffoli di cotone, mi dispiace dirvelo, ma dobbiamo assolutamente andare a casa a cambiarci, od io ed Alexander ci becchiamo di sicuro una polmonite!".
"Se vuoi, possiamo andare nel mio appartamento!" propose Alec, tra un altro starnuto e l'altro. "E' più vicino!".
Magnus gli sorrise grato ed annuì. Cominciava anche ad avere freddo e meno tempo ci impiegava a togliersi quegli indumenti bagnati, meglio stava.
Rafe e Max si guardarono e sorrisero. Il piano non era andato affatto come avevano previsto, ma non era fallito del tutto ed ora avevano tempo per pensare alla prossima mossa da fare, nell'appartamento di Alec.

"Non fate caso al disordine!" si scusò Alec, arrossendo.
Magnus si guardò in giro, mentre il ragazzo era sparito dentro, quella che pensò essere, la sua camera da letto. Era la prima volta, in quasi sei mesi che lo conosceva, che andava nell'appartamento di Alec e lui quello lo chiamava disordine? L'appartamento luccicava quasi come uno specchio ed era tutto ordinato. Per Lilith non osava immaginare come classificava il caos che regnava in camera sua, allora!
Alec ritornò da loro. "Ecco tieni! Dovrebbero andarti bene. Almeno spero!" gli disse porgendogli degli abiti puliti. "Il bagno è di là. Vai pure prima tu a fare una doccia calda." gli disse.
"Sei sicuro? Posso aspettare tranquillamente! In fondo sei tu il padrone di casa." gli sorrise.
"Sì, ma tu sei l'ospite! Su vai!" lo spintonò.
Magnus si lavò in meno di quindici minuti per permettere ad Alec di fare altrettanto e non rimanere bagnato, di acqua di stagno, più del necessario. Se l'avesse raccontato ai suoi amici, non gli avrebbero mai creduto! Quello era un record che avrebbe dovuto avere come minimo un riconoscimento, visti i suoi soliti stardard che non scendevano mai al di sotto dei quaranta minuti!
Certo, avrebbero potuto fare la doccia insieme, risparmiando tempo, acqua e sapone, ma decise di non avanzare una simile proposta. Era meglio non sfidare la sorte. Si ripromise però che, se le cose fossero migliorate ed Alec, per esempio, fosse diventato il suo ragazzo, era una cosa assolutamente da fare. Magari nella sua vasca idromassaggio.. mmmm..
Scosse la testa e, docciato, profumato e cambiato (il ragazzo gli aveva prestato una semplice maglietta nera e dei pantaloni di una tuta, anch'essi neri, che gli erano leggermente corti e larghi, ma andavano più che bene lo stesso), si annusò la pelle: sapeva di Alec e un sorriso spontaneo gli nacque sul viso.
"Alexander, ho fatto!" gli disse, rientrando in salotto.
"Ok! Mettiti pure comodo. Arrivo tra poco!" e sparì nel bagno.
I bambini erano sul divano a guardare dei cartoni animati trasmessi alla tv, così Magnus prese a gironzolare per l'appartamento.
Era composto da una piccola cucina adiacente al salotto, tre camere da letto e un bagno. Non era molto grande, ma era accogliente, pulito ed ordinato.
Magnus spiò velocemente le tre camere da letto ed entrò in quella di Alec: era spartana, priva di orpelli e suppellettili, con una scrivania, un piccolo armadio (secondo i suoi parametri, almeno) e il letto. Era così diversa dalla sua stanza caotica! La sua aveva troppo di tutto, questo era vero, ma quella di Alec rasentava quasi il nulla!
Unico "vezzo" era un portafoto sopra la scrivania, che Magnus prese in mano ed osservò: ritraeva Alec, Jace, Izzy e un bambino, che l'uomo non faticò a riconoscere in Max. Aveva visto la sua foto quando Raph gli aveva portato il resoconto sui Lightwood.
Alec entrò nella stanza, asciugandosi energicamente i capelli con un asciugamano, e Magnus rimise velocemente la foto dove l'aveva trovata. "Scusa! Non stavo affatto curiosando! Cioè.. voglio dire.. magari a prima vista potrebbe sembrare così, ma in realtà non è.."
"Magnus tranquillo!" lo interruppe Alec, sorridendo, "Non ti fucilo, per aver guardato una foto!".
Magnus riprese la cornice. "Lui è Max, vero?" gli chiese. Alec gli andò accanto ed annuì. "Era molto carino! Vi somigliate parecchio. Scommetto che, da grande, sarebbe diventato un dongiovanni!" continuò l'uomo.
Un sorriso triste spuntò sul sul viso. "Probabile. Riusciva ad ottenere tutto quello che voleva, con la scusa che lui era il più piccolo. Il tuo Max me lo ricorda moltissimo. Anche mio fratello metteva su quell'adorabile broncio che mi faceva capitolare nonostante tentassi di resistergli in tutti i modi.".
Magnus ridacchiò. "Sì, è un potere non indifferente!".
"Sai, sono passati sette anni eppure la sua assenza fa ancora male, come se fosse mancato ieri." sussurrò Alec.
Magnus lo guardò. "Non passerà mai! Fidati! Il dolore diminuirà, ma non cesserà mai del tutto. Si affievolirà ed ad un certo punto si trasformerà in una struggente nostalgia, ma rimarrà sempre con te, nascosto in qualche angolo buio della tua mente e poi tornerà, quando meno te lo aspetti, a farsi sentire di nuovo. Magari il giorno del tuo compleanno, o il suo, o a Natale. O ci sarà qualcosa, qualsiasi cosa come un gesto, una parola, un profumo, che ti farà ricordare lui. E ti mancherà. Sempre. Ogni secondo di ogni minuto di ogni ora di ogni giorno, ma impari a conviverci, ad andare avanti, a continuare la tua vita di tutti i giorni e a ringraziare quel qualcosa, o quel qualcuno, in cui credi che ha permesso ai vostri cammini di incrociarsi."
Alec alzò lo sguardo stupito. Magnus aveva parlato con una tale veemenza, che sembrava aver passato anche lui qualcosa di simile. C'erano tante cose dei Bane che voleva sapere, ma che non aveva mai osato chiedere per non risultare scortese o inopportuno. Anche in questo caso, preferì tacere, non volendo sembrare un portinaio pettegolo e curioso.
Magnus ricambiò lo sguardo e sorrise. "Avanti, chiedi pure. Ti si legge in faccia che muori dalla voglia di farlo!".
Alec arrossì. Colpito e affondato! "Chi era?" gli chiese semplicemente.
"Mia madre. E' morta quando avevo sette anni. Sono passati quasi trent'anni, ma mi manca moltissimo ancora oggi." disse piano Magnus.
"Oh.. mi dispiace! Come.. come è successo?" gli chiese. Di tutte le ipotesi che si sarebbe aspettato, la risposta che gli diede l'uomo fu l'ultimo dei suoi pensieri.
"Si è suicidata."

Patto col diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora