"Cosa stai facendo?" chiese, confusa, la donna, appoggiandosi allo stipite della porta.
"La valigia." rispose, laconico, l'uomo.
Il bagaglio era aperto sopra al letto e lui vi stava gettando dentro i vestiti alla rinfusa, non prestando la minima attenzione a quello che prendeva. Doveva solo fare in fretta.
"Dove... dove andiamo?" chiese stupita la donna.
"Tu da nessuna parte. Io devo andare." le rispose l'uomo.
"Dove?"
"Via da qui."
"Perchè?"
"Perchè, se vuoi una cosa fatta bene, devi arrangiarti!" sibilò nervoso. "Affidi un compito facile, che saprebbe portare a termine anche un bambino, ad un idiota e questo è il risultato!" sputò, sembre più arrabbiato. "Per colpa di quello stronzo, ora devo andarmene!".
"Di cosa stai parlando?"
"Lascia stare! Dimentica questa conversazione."
"Robert..."
"MARYSE!! Ho detto di lasciare stare!" urlò.
La donna si ritrasse, spaventata dalla veemenza del marito. L'uomo era facile ai scatti d'ira ed era meglio non provocarlo.
"Sei nei guai?" gli chiese timorosa.
"Esattamente cosa non capisci della frase "Lascia stare! Dimentica questa conversazione"? Eh?" abbaiò l'uomo.
"Volevo solo esserti d'aiuto..."
Robert gracchiò una risata sprezzante. "Aiutarmi? Tu? Ma ti sei vista? Sei un cadavere che cammina!"
La donna abbassò gli occhi, chiudendosi nuovamente nel suo mondo. Lasciò la stanza silenziosamente, senza ribattere all'affermazione di suo marito perchè, in fondo, aveva ragione. Era morta molto tempo fa, a pochi giorni da Natale. Era ormai solo un guscio vuoto che si limitava ad esistere, senza più ambizione o scopo.
Robert drigrignò i denti. Quella stupida gli aveva solo fatto perdere del tempo prezioso. Doveva andarsene subito!
Il campanello di casa suonò e lui trattenne il fiato, bloccandosi sul posto. Non potevano essere già qui. Non ora. Non così presto.
Diede un'occhiata veloce fuori dalla finestra ed impallidì. C'erano tre volanti della polizia appostate vicino al cancello. Dannazione. Doveva muoversi. Doveva fuggire il più lontano possibile da lì.
Avrebbe voluto prendere la sua auto, ma era fuori questione. L'avrebbero notato subito.
Il suo unico vantaggio era il passaggio segreto. C'erano solo altre due persone, presenti in quella casa, a conoscere quel labirinto ed era certo che nessuna delle due avrebbe mai parlato.
Prese al volo la valigia, azionò la levetta vicino al camino e sgattaiolò nel cubicolo buio che rappresentava la sua salvezza.
Era tutta colpa di quel rifiuto umano che aveva il suo stesso sangue, decise. Era partito tutto da lui.
Quell'ameba avrebbe solo dovuto prendere, figurativamente parlando, il suo posto. Non era un compito difficile. Ma, come per l'incendio, anche in questo caso avrebbe dovuto arrangiarsi. Avrebbe dovuto costringerlo con la forza, se necessario. Invece lo aveva lasciato andare, commettendo uno dei più grossi errori della sua vita. Quello stronzo era corso da Bane ed aveva mandato a puttane ogni cosa.Hodge bussò alla porta dello studio ed entrò subito dopo.
"Mr. Lightwood, ha un ospite." annunciò.
Robert aggrottò le sopracciglia. Non aspettava nessuno.
"Chi è?" chiese, curioso, al maggiordomo.
L'uomo non fece in tempo a rispondere, che una mano ingioiellata si posò leggera sul suo braccio.
"Mr. Starkweather, la ringrazio per avermi annunciato. Ora, per cortesia, può lasciarci soli?"
Robert fissò sbalordito l'uomo davanti a sè. Magnus Bane. Perchè Magnus Bane si trovava a casa sua, nel suo studio? Era vestito con un ridicolo completo color verde pisello, colore che spiccava sfacciato anche sulle punte dei suoi capelli e sulle unghie. Come cazzo faceva ad andare in giro conciato in quella maniera? Sembrava un clown a cui aveva appena vomitato addosso la ragazzina dell'Esorcista! Ed era truccato per Dio! Quale uomo sano di mente si truccava ed indossava gioielli come se fosse una donna?
Magnus entrò nella stanza e si accomodò elegantemente sulla poltrona davanti alla scrivania, sorridendo. "Buongiorno Mr. Lightwood." salutò, "Splendida giornata, ha notato?".
"Chi ti ha dato il permesso di sederti?" domandò Robert, irritato.
Magnus si lisciò pieghe inesistenti sui pantaloni, per nulla impressionato dal tono ostile dell'uomo.
"Potrei dire che è sempre un piacere rivederla, ma mentirei." sorrise sornione, ignorando apertamente la sua domanda. Adorava farlo irritare. Ne avrebbe fatto volentieri un hobby, se avesse avuto abbastanza tempo da perdere con quell'idiota.
"Cosa cazzo ci fai qui?"
"Mr. Lightwood! Che linguaggio!" sorrise Magnus, scuotendo la testa con fare paternalistico.
"COSA-CAZZO-CI-FAI-QUI!!" scandì nuovamente l'uomo, iniziando ad agitarsi.
Odiava quell'uomo. Odiava come si vestiva. Odiava come parlava. Odiava come ostentava spudoratamente la sua ambigua sessualità. Lo aveva visto, più di una volta, impegnato a baciare una donna, mentre con la mano palpava il pacco di un ragazzo che gli stava leccando un orecchio. Uno spettacolo raccapricciante.
"Diciamo che sono qui per.. "affari". Sì, li potrei definire così."
"Non faccio affari con una nullità come te." sputò Robert.
"Allora diciamo che, per questa volta, farà uno strappo alla regola. Uhm? Che dice?"
"Fottiti!"
"Le piacerebbe, vero?" sghignazzò Magnus. "Sa che, in base a numerose ricerche, gli omofobi non sono altro che gay repressi?" lo informò.
Robert lo guardò con faccia schifata. Non avrebbe toccato Magnus Bane neanche con la punta di un bastone lungo dieci metri.
"Ma veniamo a noi." disse Magnus, sventolando una mano, come a scacciare quell'argomento di conversazione. "Sono qui per farle una proposta." sorrise.
"Non farò mai affari con un verme come te!" sibilò Robert.
"Per Lilith, potrebbe essere un po' più accomodante, sa? Le sto per fare "un'offerta che non potrà rifiutare"!" disse, mimando il virgolettato con le dita ed imitando la voce del protagonista nel film. "L'ha capita? Eh? Oh andiamo! Don Vito Corleone? Il Padrino? No?" chiese Magnus.
Robert lo guardava come si guarda uno scarafaggio. Se avesse potuto, lo avrebbe schiacciato sotto la punta della sua costosa scarpa Louis Vuitton.
"Comuuunque," riprese Magnus, roteando gli occhi di fronte a cotanta ignoranza cinefila, "le chiedo la cortesia di lasciare in pace Alexander e, di conseguenza, chiunque gli graviti attorno. E con chiunque, intendo proprio chiunque. Fratelli, amici, conoscenti... tutti quelli con cui entra in contatto, insomma." sorrise amabilmente.
Robert prima si accigliò, poi scosse la testa divertito ed infine si lasciò andare ad un'irrefrenabile risata. Non riusciva a credere che quell'idiota si fosse presentato in casa sua per sparare una cazzata del genere.
"Alexander è mio figlio." puntualizzò, "Tutto quello che lo concerne, non ti riguarda minimamente."
"Au contraire, mon ami! (ndr. Al contrario, amico mio!)" sorrise, carezzando con un dito il bordo del bracciolo della poltrona, "Mi riguarda eccome. Esattamente da sabato scorso, per la precisione."
Robert indurì la mascella e la sua espressione divenne ancora più truce. "Oh già.. stavo dimenticando lo spettacolino vomitevole che avete messo su in quella discarica che ti ostini a chiamare locale."
Il sorriso di Magnus si ampliò. "Un assalto del tutto inaspettato, devo essere sincero, ma non per questo meno apprezzato. Anzi, direi che promuovo Alexander a pieni voti."
Robert gemette. Ci mancava solo che quell'idiota si vantasse delle sue peripezie sessuali con suo figlio!
"Fuori dai coglioni!" sibilò, al limite della sopportazione.
Il sorriso di Magnus svanì dal suo volto ed un luccichìo pericoloso si palesò nei suoi occhi. "Vede Mr. Lightwood, mi ritengo un uomo paziente e collaborativo." iniziò, sistemandosi i polsini della camicia, "Ma, se c'è una cosa che non sopporto, è quando mi si pesta i piedi. Come in questo caso. Non glielo ripeterò un'altra volta. Lasci in pace Alexander e tutte le persone a cui lui è affezionato."
Robert rise. "Mi stai minacciando, frocetto?"
Il sorriso di Magnus fece nuovamente capolino e si portò teatralmente una mano al petto. "Oh cielo! Certo che no! Il mio è semplicemente un consiglio. Sta a lei decidere se seguirlo o meno."
"Non seguirò mai un tuo consiglio." sghignazzò Robert, scuotendo la testa.
"Mr. Lightwood, Mr. Lightwood, Mr. Lightwood." scosse la testa Magnus. "La credevo più intelligente, sa? E' liberissimo di gestire la sua vita come meglio crede, ma potrebbe essere che, già da oggi pomeriggio, la sua vita venga rivoltata come un calzino e passata al microscopio minuziosamente..". L'uomo emise un profondo sospirò melodrammatico e continuò "Cosa succederebbe se tutte le malefatte, che ha perpetrato fin'ora e sepolto con tanta cura e dedizione, fossero riportate alla luce? Cielo, non oso immaginare il caos che ne deriverebbe. E lei?" chiese divertito. "La prego, non mi faccia arrabbiare. Faccia il bravo e collabori. Io desidero la tranquillità di Alexander, lei quella dei suoi affari. "Do ut des" (ndr. Do affinché tu dia")" sorrise tranquillo.
Robert lo guardò in cagnesco. Quel grandissimo figlio di puttana! Come osava venire in casa sua e minacciarlo? Sospirò. Aveva un carattere impulsivo, questo era vero, ma era anche uno scaltro uomo d'affari e sapeva riconoscere quando doveva fare un passo indietro. Avrebbe dovuto rinunciare al suo progetto. Almeno per ora. Sarebbe arrivato il momento della rivincita ed avrebbe avuto la sua vendetta.
Magnus lo osservò interessato e sorrise nuovamente, annuendo. A quanto pare quell'uomo, con un enorme bastone infilato nel didietro, aveva afferrato il concetto.
Si alzò con grazia dalla poltrona e, toccato un cappello immaginario sulla sua testa, se ne andò sperando di non doverci più avere a che fare.

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Patto col diavolo
FanfictionAlec era nei guai, in guai grossi. Cinquecento mila dollari. Come avrebbe fatto a racimolare quella somma, regalo di una notte di bagordi? ~~ La storia non è mia ma di AthenaKira83 su EFP e tutti i crediti vanno a lei. Lei mi ha dato il permesso per...