In bilico

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Vidi che le sue difese erano cadute, sembrava per un attimo ritornato come ai vecchi tempi.

I suoi occhi erano uguali, non mi sembravano cambiati neanche un po' , gli occhi che mi guardavano in modo così dolce anni fa erano gli stessi di ora.

'Ti sono mancata?' domandai con voce tremante.

Quelle parole sembrarono riportarlo con i piedi a terra, lo vidi spalancare le labbra e fare un passo indietro, come se si fosse appena accorto di un errore enorme, appena commesso .

Sembrava terrorizzato lui stesso dalle proprie parole.

Mi avvicinai a lui preoccupata.

«Stai bene Nathan?» domandai avvicinandomi piano, sembrava in uno stato di shock.

Mise una mano davanti per fermarmi, voleva tenere almeno un metro di distanza da me.

Lo vidi annuire piano.

Ma io non lo calcolai minimamente, non volevo più tenere quella dannata distanza tra noi sapendolo davanti a me, a neanche un metro , me ne sarei sicuramente pentita, di nuovo, cosi
mi avvicinai a lui e l'abbracciai, senza pensarci due volte, volevo semplicemente farlo e l'avevo fatto.

Lo sentii rabbrividire al contatto con il mio corpo. Era così strano abbracciarlo così forte dopo tutto quel tempo, non sentivo più il contatto con il suo corpo mingherlino come allora, ma riuscivo a sentire i muscoli nascosti sotto alla maglietta.
All'inizio Nathan rimase fermo, come se si fosse congelato completamente ,
sentendolo così freddo e irrigidito  feci per staccarmi, era un po' imbarazzante ora che ci pensavo il fatto che l'avessi abbracciato così dal nulla e che lui stesse fermo come un palo, perchè mi mettevo sempre in queste situazioni? Ma proprio quando stavo per staccarmi sentii la sua presa sui miei fianchi , mi strinse di più a sè, mise la sua mano destra trai miei capelli per spingermi di più verso il suo petto, mentre con l'altra mi continuava a stringere il fianco,
sentivo il suo respiro pesante sul collo, mi strinse ancora di più a se, pensai ad un certo punto di stare per essere strangolata malamente dalla sua presa ferrea,
sentii purtroppo al contatto con il suo corpo, il suo profumo pesante da uomo che odiavo profondamente da anni ma che a quanto pare lui continuava ad usare, le brutte abitudini non si perdevano mai.

«È strano stare così dopo anni» disse lui appoggiando il mento sulla mia testa, la differenza d'altezza era netta, e io ovviamente perdevo sempre.

«È strano sentirti parlare così» borbottai ancora con il viso schiacciato sul suo petto.

Lo sentii ridacchiare e il mio cuore perse un battito. Da quando non lo sentivo ridere così?

«È strano vederti allo stadio» continuò lui.
Riuscii a staccarmi dal suo petto giusto il tempo di alzare gli occhi e vedere un flebile sorriso.

«È strano continuare a dire strano ad ogni inizio frase no?» gli feci presente io corrucciando la fronte.

Lo vidi fare una smorfia buffa per poi annuire.

«Per quanto dobbiamo stare ancora così?» domandai ancora tra le sue braccia dopo i due minuti di silenzio imbarazzanti avvenuti qualche istante prima dopo la mia esclamazione.

Lui in risposta mi strinse di più.

«Possiamo fare anni? Tutti quelli persi senza stare insieme magari» disse tirando su un sorrisino, mostrandomi le sue adorabili fossette.

Mi inumidii le labbra. Sentire ste frasi ad effetto da Nathan era strano, ma aveva da una parte ragione, volevo staccarmi da lui ma allo stesso tempo anche no, stavo bene tra le sue braccia, forse i vecchi ricordi si stavano sovrapponendo a quelli di adesso che mi stavano facendo confondere, perché veramente non riuscivo a staccarmi da lui, dalle sue braccia, dal suo petto, era come se fossi incollata a lui.

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