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Jimin si sistemò i capelli allo specchio per l'ennesima volta.

Come ci si prepara a incontrare per la prima volta il tuo compagno zero scelto appositamente per te dai tuoi stimati genitori? Leggere le avvertenze dietro il foglio illustrativo: lui non è la tua anima gemella.

Quindi ci sono un milione di fattori che potrebbero far finire il tutto prima ancora che inizi, perché per quel che ne sapeva Jimin non esistevano vademecum o guide personalizzate sull'argomento.

Si, Jimin li aveva cercati su internet, senza successo naturalmente.

Avrebbe perlomeno voluto sapere come avrebbe dovuto vestirsi, cosa doveva dire. I suoi genitori gli avevano dato il nome di un luogo e un orario. Gli avevano offerto anche un numero di telefono ma Jimin era stato troppo vigliacco per accettarlo.

O forse semplicemente voleva fare alla vecchia maniera, come avrebbe detto la sua defunta nonna riposi la sua anima in pace. Sua nonna neanche sapeva cosa voleva dire ma raccontava storie di tempi in cui quelle parole avevano senso. Jimin avrebbe voluto lo avessero adesso.

In ogni caso aveva pensato che sarebbe stato meglio incontrarsi senza conoscersi prima, anche se per telefono. Non aveva voluto vedere neanche una sua foto, voleva che, nel possibile, alcune cose rimanessero delle sorprese da scoprire. Jin lo avrebbe chiamato romantico. Jimin lo riteneva salvare il salvabile. Voleva conoscere questa persona senza preconcetti.

Sarebbero state due persone sedute casualmente ad una tavola calda, che cercavano di conoscersi.

Sarebbero stati lui e Jungkook.

“No” Jungkook non aveva dovuto pensarci due volte e si chiedeva come i suoi non ci avessero pensato invece, due volte. Era naturale, ovvio, che lui non avrebbe accettato. Mai.

“Jungkook tesoro” iniziò sua madre. Jungkook avrebbe voluto alzarsi dal divano, andare in camera sua, sbattere la porta rumorosamente e sperare che i suoi se ne andassero. Non lo fece. Il suo orgoglio, lo sguardo di suo padre e soprattutto la voglia di essere preso sul serio per una volta, gli impedirono di farlo.

“Mamma, è ridicolo. Non so neanche perché avete pensato che avrei detto di si. Non ho bisogno di un maledetto matrimonio combinato. Non lo voglio.” Non l'ho mai voluto si disse.

Gli sembrava di vivere un incubo. Avrebbe dovuto capire subito che quella era un'imboscata mascherata da visita. Ma neanche nei suoi sogni più perversi si era immaginato che i suoi genitori lo avrebbero venduto al miglior offerente e relegato al peggiore dei destini da zero che Jungkook avrebbe potuto immaginare.

Suo padre lo guardò a lungo. Poi spostò lo sguardo sul muro, si sedette sul divano e sospirò. Vedere suo padre così era una novità, lui che era sempre stato pronto a metterlo in castigo piuttosto che cercare di ragionare col figlio.

“Jungkook credo invece che tu ne abbia bisogno” disse, grave, senza via di scampo. Jungkook si contorse sul divano, perchè sapeva dove tutto ciò voleva andare a parare, lo sapeva sin da quando aveva colpito quello stupido schermo con un sasso. Il 10 maggio vota si. I suoi si erano mossi per tempo spinti da necessità.

“Non mi interessa un accidente! Io sto bene con me stesso! Studio, lavoro, faccio il mio! Da quando sono diventato maggiorenne mi sono sempre comportato bene!”

“Lo sappiamo” intervenne sua madre. “Noi vogliamo solo il meglio per te Jungkook”.

Jungkook dovette distogliere lo sguardo incapace di reggere quello della donna che lo aveva messo al mondo.

Un mondo per noi dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora