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Jungkook si era trovato dall'altra parte della strada, dietro ad un palo ad osservare una stupida insegna per almeno un quarto d'ora.

La scena aveva un che di famigliare e Jungkook non era sicuro che la cosa gli piacesse. Lanciò uno sguardo all'entrata sotto l'insegna, poi lesse di nuovo il volantino, stropicciato irrimediabilmente dal suo nervosismo. Sapeva il testo a memoria perciò questo suo rileggere era veramente superfluo. Lo aveva letto prima di andare dormire, al mattino presto a colazione, se lo era portato dietro persino all'università.

Poi, una persona vestita con una giacca leggera e dei pantaloni sportivi era entrata nell'edificio e il senso di dejavu si era fatto più forte. Si era già trovato ad osservare Park Jimin dall'altra parte di una strada.

Jeon Jungkook, o entri adesso o te ne vai a casa.

Sospirò.

Il fatto di trovarsi li, ed essere vestito di tutto punto, era di per se una riposta.

Appallottolò quindi il volantino, se lo mise in tasca e, dopo essersi guardato intorno con aria casuale ed essersi calato il cappuccio in testa, attraversò la strada per entrare anche lui nello stesso edificio.

E' per ballare solo per ballare, si disse varcando la soglia. Oltre le porte trasparenti che si aprirono al suo passaggio, c'era una piccola reception dietro il cui bancone c'era un receptionist ridicolmente avvenente che stava chiacchierando con Jimin.

Entrambi si voltarono a guardarlo. Jungkook tentennò un attimo.

Jimin gli sorrise, incoraggiante e Jungkook non poté fare a meno di sospirare di nuovo. Ormai era troppo tardi. Aveva decretato il suo destino entrando in quella stupida stanza, di quello stupido circolo in cui facevano lezioni di ballo.

Sarebbe stato il compagno di danza di Jimin.

Jimin non era potuto rimanere a pranzo. Qualcosa come una pausa pranzo davvero striminzita e “il mio ufficio è dall'altra parte della città”. Lui si era limitato ad annuire mentre Jimin gli lasciava un volantino in mano e si congedava con un incoraggiante “pensaci!”.

Jungkook era rimasto a fissare la porta, per cui l'altro zero era uscito, prima di abbassare lo sguardo e leggere il pezzo di carta.

Si trattava di un semplice volantino pubblicitario con orari e nome di corsi di quello che sembrava un circolo ricreativo. Jimin aveva evidenziato in giallo il corso di hip hop con l'orario dalle 19.30 alle 21.00, probabilmente pensando che un orario serale sarebbe stato comodo ad entrambi. Il corso si sarebbe tenuto due volte alla settimana di martedì e giovedì. A Jungkook non sembrò neanche particolarmente impegnativo, considerando che all'epoca era solito ballare tutti i giorni, per ore.

Ballare.

No Jungkook non poteva farlo di nuovo.

Eppure ancora gli sembrava di sentire le membra stanche ma fluide, le transizioni, i passi, la musica.

A volte si svegliava nel pieno della notte dopo aver sognato passi rapidi sul parquet e coreografie impossibili.

Jungkook scosse la testa. Non poteva pensarci in quel momento, aveva bisogno di distrarsi e di compagnia: aveva bisogno di quello scemo del suo migliore amico Kim Taehyung.

Il numero due rispose al terzo squillo e senza troppe rimostranze, probabilmente il broncio gli era passato, concordò di trovarsi con Jungkook in mensa.

Un mondo per noi dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora