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"Forse dovremmo..."

"Certo. Dovremmo. Andare a casa."

"Si."

"Certo."

Ed era stato tutto. Poi Jungkook si era alzato e Jimin non aveva avuto altra scelta che seguirlo fuori.

Il clima in macchina era quindi teso e nessuno dei due sembrava propenso a dir qualcosa per primo. Ma Jimin era il più grande tra i due e si disse che il ruolo di aprire una conversazione spettava a lui. Non poteva tornare a casa e fare finta che nulla di tutto ciò fosse successo.

"Hyung."

"Jungkook."

Dissero entrambi nel medesimo istante. A quanto pareva non era stato l'unico ad avere quel pensiero. La sensazione di frenare, gettare la macchina di lato e fermarsi per guardare Jungkook in faccia era fortissima, ma Jimin spazzò via quei pensieri. Non era il caso di rendere il tutto ancora più difficile.

"Prima tu", disse Jimin guardandolo con la coda dell'occhio. Vide le mani di Jungkook contorcersi in grembo.

"Quello che è successo era qualcosa che volevo. Non sono sicuro di cosa implichi però." Jungkook disse con enorme fatica. Jimin sorrise mestamente. Si era ripromesso di rimanere sereno, ma non riusciva a reprimere una punta di delusione farsi strada dentro di lui.

"Può non implicare nulla." disse infine. Poteva accettarlo, sarebbe stato terribile per lui, ma poteva accettarlo per Jungkook.

"No. Non è così. E' vero che non cambia nulla su molte cose, però qualcosa c'è. Ho solo bisogno di pensare prima di poterne parlare con te."

Jimin si morse il labbro. Non riusciva a vedere Jungkook in faccia naturalmente visto che stava guidando, ma il suo tono suonava sincero.

"Va bene. Tutto il tempo che vuoi Kookie. A dir la verità farà bene anche a me." Jimin concesse infine. La risposta di Jungkook non era qualcosa di effettivamente spiacevole. Era un risposta, sincera e matura, qualcosa su cui poteva lavorare. Nessuno dei due senti il bisogno di aggiungere altro e Jimin si trovò ben presto a guidare in strade che riconosceva come famigliari. La casa di Jungkook era dietro l'angolo.

"Allora, buonanotte hyung", disse Jungkook una volta che la macchina sostò davanti al cancello della sua palazzina.

"Buonanotte" sussurrò Jimin. Jungkook aprì la porta e per un attimo sembrò indeciso, un piede fuori dalla macchina ma la mano che stringeva la porta come se fosse la sua ancora.

Ora. Disse une voce nella sua testa.

"Volevo baciarti anche io, comunque. Da un bel po' in realtà." Jimin confessò. Era un eufemismo perché c'era molto di più che voleva da Jungkoook e i suoi baci erano la parte più superficiale. Il suo rispetto tanto per dirne una. Il suo amore.

Jungkook lo guardò negli occhi, che sembrarono illuminarsi per un attimo. Ma non disse nulla e scivolò silenzioso dalla macchina.

Jimin rimase quindi al volante a guardarlo scomparire in lontananza.

Tempo. Si disse Jimin. Il tempo era una buona cosa. Ma quanto?

I giorni seguenti Jimin si era imposto di non rimuginare inutilmente. Se a Jungkook serviva tempo per pensare, a Jimin serviva tempo per prepararsi. Per qualunque cosa Jungkook avesse deciso.

Tutto ciò in un certo senso gridava passivo da tutte le parti, ma Jimin non era d'accordo. Jungkook non era qualcuno da conquistare e da persuadere. Tali tattiche sarebbero state inutili e lo avrebbero fatto allontanare. Jimin lo aveva capito sin da subito.

Un mondo per noi dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora