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Era stata la prima gara di ballo a cui avevo preso parte da quando aveva iniziato il liceo. Jungkook ricordava di essere stato estremamente nervoso, era troppo giovane perché gli venisse data la possibilità di esibirsi da solista, ma era stato comunque scelto per fare parte del team principale ed era quindi soddisfatto. Era stato preoccupato che il pubblico fosse poco, poiché la competizione coincideva con una partita decisiva della squadra di basket. Per fortuna non era stato affatto così.

Nonostante la sua irritazione personale verso il numero zero, Jungkook non aveva mai avuto la possibilità di conoscere Jimin sulla pista da ballo. Per quando era stato infine accettato nel club l’altro numero zero se ne era già andato. Quindi non si aspettava di vederlo lì. Era stato praticamente sicuro che lui sarebbe stato ovunque tranne che lì. Il capitano della squadra di basket non stava giocando una partita proprio in quell’esatto momento?

A causa di quella sua fascinazione strana che Jungkook provava nei confronti del più grande, fu subito in grado di identificarlo tra la folla. Era appollaiato sul sedile più lontano degli spalti, quasi nascondendosi dietro una colonna.

Stava guardando il team di danza con una tale intensità che era difficile che a Jungkook sfuggisse. Tuttavia allora non riuscì a capirne la causa.

Fu in grado di farlo solo tre anni più tardi, quando fu il suo turno di dire addio.

Era stata nostalgia misto a rimpianto.

La realizzazione di aver perso ciò che avevi amato di più.

 

Jungkook lo stava guardando intensamente, una corrente nervosa e intensa che gli circolava in corpo. Un po’ come guardare giù dal bordo di una scogliera a pochi minuti dal grande salto.

Questo giovane uomo seduto accanto a lui, aveva una vaga idea di come si sentiva?

Finalmente Yoongi chiuse bocca. Un silenzio pesante riempì l'aria.

Jungkook si alzò in piedi, facendo alcuni passi nervosi.

"Hai finito?"

Yoongi si voltò a fissarlo, perplesso.

"Si."

"Grazie al cielo. Ora posso andare." Jungkook disse, caricandosi in spalla la borsa che aveva precedentemente abbandonato sulla panchina.

"Cosa?" Yoongi balzò in piedi e fu il massimo del moto che gli vide fare da quando era arrivato li. Sembrava arrabbiato tutto ad un tratto. Bene, pensò il più giovane, godendo della sensazione di essere riuscito a far saltare i nervi a Yoongi,

"Ti saluto." disse Jungkook ma prima che potesse fare un altro passo, sentì una mano afferrare violentemente la sua spalla.

“Leva quella mano da lì.” Sibilò Jungkook.

"E se non lo faccio?" lo schernì l’altro. Il più giovane perse quel poco di pazienza che gli era rimasta. Gettò la borsa a terra e in un movimento rapido si voltò e afferrò bruscamente Yoongi dai bordi della sua costosa giacca.

"Te ne pentirai".

Ma il compositore non sembrava affatto colpito e, se possibile, la cosa fece arrabbiare Jungkook ancora di più. Era dovuto rimanere lì, ad ascoltare la storia di questo uomo, oltretutto una storia che non aveva mai voluto sapere. Era stato combattuto tra l’impulso di scappare e quello di picchiarlo.

Min Yoongi non aveva il diritto di parlare a cuore aperto, non aveva il diritto di suscitare emozioni in Jungkook ne tanto meno di indurlo a sentirsi male per lui, perché sapeva che c'era qualcun altro che meritava tutti i suoi sentimenti e non era lui.

Un mondo per noi dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora