“Allora cosa ne pensi?”
Jimin aveva atteso la fine della lezione prima di avvicinarsi timidamente a Jungkook e invitare lui e i suoi amici a cena.
Erano trascorsa quasi una settimana da quando Jungkook era rimasto a dormire a casa sua. Jimin si chiese per un attimo se non sarebbe stato meglio aspettare che fosse trascorso più tempo in modo che lo shock iniziale si temperasse così come gli animi. Allo stesso tempo temeva di farne passare troppo.
Era stato bello avere Jungkook così, dolce e vicino, e Jimin non voleva che quella notte rimanesse un’eccezione di qualcosa destinato a raggelarsi. Inoltre ci teneva a spiegarsi, nel tumulto delle cose non aveva trovato l’occasione di parlare a Jungkook, sembrava fossero stati entrambi presi da un imbarazzo a scoppio ritardato che non li consentiva di ritrovare la solita famigliarità.
Certo, non era mai stata molta, ma avevano fatto dei progressi e Jimin non voleva tornare indietro.
Jungkook lo guardò da sotto l’asciugamano che si era messo in testa per asciugare il sudore. Sembrò valutare la domanda e proprio quando Jimin ormai si aspettava un declino con la scusa di un impegno Jungkook disse.
“Va bene. Quando?”
Jimin rimase interdetto per un attimo prima di illuminarsi di nuovo.
“Oh. Questo sabato, visto che domenica è il giorno libero di tutti.”
“Io finisco il mio turno alle 8 perciò non prima di quel’’ora” ripose Jungkook. Jimin annui, si ricordava vagamente che Jungkook avesse detto qualcosa sul fatto che lavorava in un negozio di scarpe part-time.
“Va benissimo. Facciamo per le 9 a casa mia allora!” Jimin disse entusiasta.
“Vuoi che avvisi Hoseok?” Jungkook chiese.
“No tranquillo faccio io”. Fu il turno di Jungkook di annuire, prima di togliersi l’asciugamano, alzarsi e gettarlo in borsa. Sembrò guardare Jimin per un attimo come se volesse aggiungere qualcosa. Da quel fatidico pomeriggio a casa di Jungkook con i suoi genitori non avevano più cenato insieme dopo lezione neanche una volta. Jimin sperava che una cena con altre persone potesse miracolosamente ammorbidire il clima tra di loro. A volte si aspettava di vedere Jungkook darsela a gambe levate, poi si ricordava quanto risoluto il numero zero fosse. No, Jungkook non era il tipo che interrompeva le sue attività solo perché non gli piaceva una persona. Jimin sperava che in realtà significasse che Jungkook non lo odiava affatto.
E’ rimasto da te, si è addormentato addosso te nonostante tutto. Eppure Jimin aveva lo stesso paura di aver frainteso lo stato delle cose. Jungkook si era trovato in una situazione di estrema fragilità emotiva. Forse si sarebbe aggrappato a chiunque si fosse trovato li nel raggio di tre metri.
“Ti avverto però, Taehyung ha uno stomaco che è senza fondo” Jungkook disse prima di chiudere la cerniera del suo borsone con uno scatto e caricarselo sulla spalla. Jimin sorrise. Era il primo accenno di battuta in una settimana.
“Vorrà dire che assisteremo ad una gara tra lui e Seokjin hyung!” Jimin rispose. Jungkook gli lanciò uno sguardo che nascondeva del divertimento prima di fargli un cenno di commiato e uscire dalla stanza.
Jimin sospirò.
Doveva sapere, doveva sapere se era stato reale oppure un sogno destinato a scomparire al risveglio.
Jimin era riuscito a convincere Seokjin ad aiutarlo a cucinare. C’era voluto poco, in effetti era bastato fare qualche complimento qua e la sulla magnificenza di Seokjin ai fornelli e in men che non si dica il suo miglior amico aveva occupato la sua cucina con ingredienti e sapori mentre Jimin lo assisteva con i compiti più semplici, come tagliare le verdure e assicurarsi che l’arrosto non bruciasse.
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Un mondo per noi due
FanfictionJungkook ha 23 anni, studia economia ed ha un lavoro part-time due volte alla settimana. Jimin ha 26 anni ed ha appena iniziato a lavorare in ufficio. Sono due persone molto diverse e non sono certo destinate a stare insieme. Hanno un tratto in com...