Abbiamo sognato l'infinito (interlude parte 2)

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Quello sarebbe stato l’ultimo anno di scuola superiore.

Jimin aveva trascorso una bella estate ma non vedeva l’ora di riprendere scuola e iniziare la sua ultima avventura prima di una ancora più grande.

Ma, soprattutto, non vedeva l’ora di rivedere Yoongi. Era stato difficile staccarsi da lui dopo che avevano passato ogni singolo giorno della loro lunga estate insieme. Da quando Yoongi aveva compiuto diciotto anni il suo ragazzo sembrava aver preso la loro relazione ancora più sul serio. Ricopriva Jimin di attenzioni e regali, certo il suo amabile caratteraccio rimaneva, ma era stato più paziente con Jimin in quell’ultimo periodo che negli ultimi tre anni.

Il tempo era davvero volato.

Non avevano ancor parlato di cosa avrebbe riservato loro il futuro ma Jimin era abbastanza sicuro lo avrebbero affrontato insieme. Yoongi aveva accennato all’idea di condividere un appartamento una volta che avessero iniziato l’università ed era il principale motivo per cui Jimin si era cercato un lavoro part- time in modo da iniziare a mettere da parte qualche soldo in vista di tale progetto.

A volte Jimin si svegliava in mezzo alla notte con la convinzione di essersi sognato tutto.

Non era possibile che lui un numero zero potesse essere così fortunato, così corrisposto.

Perciò si svegliava col fiatone mentre cercava di disfarsi delle coperte che lo avvolgevano come spirali e a tentoni cercava il suo cellulare, per avere una prova, perchè non poteva essere.

Invece non appena la luce del telefono illuminava l’oscurità c’era sempre la foto di lui e Yoongi come screensaver a fargli tirare un sospiro di sollievo. E se preso dalla paura per l’ennesimo incubo ancora non riusciva a crederci ecco che controllava l’ultimo messaggio presente nella sua cronologia, un buonanotte di Yoongi.

Solo allora riusciva a tornare a dormire e la mattina archiviava questi episodi come paure irrazionali. Cercava di scacciare via il fatto che ogni bacio o abbraccio di Yoongi sempre più spesso significavano una conferma piuttosto che un piacere.

In ogni caso quelle erano le uniche nuvole di una relazione in cui Jimin poteva dirsi, in tutta sincerità, felice. Era stato fortunato lo sapeva, quanti numeri zero potevano dire altrettanto?

Così la mattina del suo rientro a scuola Jimin si alzò presto contento alla prospettiva di rivedere Yoongi di li a poco. Il suo ragazzo era solito passare a prenderlo di modo da andare a scuola insieme. Doveva allungare il tragitto di dieci minuti ma lo faceva volentieri pur di passare del tempo con Jimin.

Anche quella mattina come tutte le mattine Yoongi si trovava sul vialetto d’ingresso ad aspettare Jimin per fare quel tratto di strada assieme, come se il loro tempo non fosse mai abbastanza, come se dovessero condividere anche quegli spazi rubati tra un’attività e l’altra.

“Buongiorno!” esclamò Jimin fiondandosi tra le braccia di Yoongi. Quest’ultimo ridacchio deliziato, perché solo Jimin poteva essere così pieno d’energia di prima mattina.

Fecero il tragitto fino a scuola mano nella mano mentre Jimin interrogava Yoongi su come era andata la sua vacanza.

Ma Yoongi non sembrava molto entusiasta al riguardo. Era vero che il suo ragazzo preferiva il dormire all’attivita fisica, ma lui e la sua famiglia erano stati in un’isola esotica bellissima e Jimin credeva che avrebbe avuto più cose da raccontare.

“Cos’è non ti hanno fatto dormire quanto volevi?” lo prese in giro Jimin.

“Più o meno” rispose Yoongi scrollando le spalle. Jimin rise, il suo ragazzo era come un gatto impigrito dopo una scorpacciata.

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