Il telefono continuava a squillare a vuoto, come se non ci fosse nessuno in attesa dall’altro capo del filo.
"Andiamo hyung."
Mi manchi anche tu.
La linea cadde dopo aver esaurito il numero di squilli a disposizione.
Jungkook si morse il labbro inferiore. Forte.
"Jimin."
Aveva sentito quella stessa voce chiamare il suo nome così tante volte prima. L’aveva sentita chiamarlo con malcelata dolcezza. L’aveva sentita pronunciare il suo nome durante la più pura estasi e l’aveva sentita chiamarlo dal più profondo pozzo di dolore. Ma era stato molto, molto tempo prima, e quel tempo non sarebbe mai tornato e andava bene così. Andava veramente bene così. Non aveva più bisogno di quella voce, non ne aveva bisogno più da un bel po’.
"Jimin?" Chiese la voce morbida e roca allo stesso tempo, dall'altra parte della porta. Lui non rispose, si limitò a fissare il lampeggiare del suo telefono come se fosse ipnotizzato. Poteva allontanarsi dalla porta, tornare dentro casa, ignorare quella voce e rispondere a Jungkook, agire come se non ci fosse un uomo in attesa là fuori. Avrebbe potuto. Ma non l'avrebbe fatto. Perché lui non sarebbe stato in grado di mentire e Jungkook avrebbe capito che c’era qualcosa che non andava e Dio solo sapeva quanto in realtà lui volesse Min Yoongi il più lontano possibile dal suo Jungkook.
Eppure non gli riusciva neanche di aprire la porta. Se apriva quella porta avrebbe sicuramente finito col dare un pugno in faccia a Yoongi. Aspetta, forse quella era un'alternativa da prendere in considerazione.
"So che sei lì." Una lunga pausa. "Va bene non aprire la porta. Posso parlare anche da qui ".
Se Yoongi aveva aggiunto qualcos’altro Jimin non avrebbe saputo dire cose. Aveva tagliato fuori la sua voce non appena il telefono aveva smesso di vibrare. Voleva Jungkook. Perché c’era dunque Min Yoongi alla sua porta?
Si alzò di scatto e poi senza ulteriori indugi spalancò la porta d'ingresso.
"Cosa vuoi. Hai due minuti poi richiuderò questa porta e non la riaprirò ". Jimin esclamò fissando in malo modo il biondo di fronte a lui. Yoongi sembrava spaventato, il suo nuovo colore di capelli lo faceva sembrare più giovane e fragile. Non stava aiutando il suo caso perché Jimin voleva prenderlo a pugni per la scelta infelice della tinta. Yoongi biondo innescava brutti ricordi.
"Ok. Beh, come stai? "Yoongi sbottò. Jimin inarcò un sopracciglio.
"Sei seriamente venuto fin qui solo per chiedermi come sto? Accidenti Yoongi. Sei tu quello che mi ha tampinato fino ad ora. Uno si aspetta che tu abbia un discorso pronto ".
"Sai che faccio schifo quando si tratta di esprimere sentimenti. Non è facile per me." L'altro rispose sulla difensiva.
"Sto per chiudere la porta.” Jimin avvertì. Non aveva tempo per queste stronzate. Doveva richiamare e pregare che il più giovane non avesse frainteso. Sapeva che Yoongi aveva qualcosa da togliersi dal petto e forse lui stesso aveva qualcosa da dire ed era stato l'unico motivo che gli aveva impedito di ignorarlo, anche se sarebbe stato del tutto giustificato a farlo. Ma in ogni caso, non aveva intenzione di rendere le cose più facili al biondo.
"No, aspetta. Jimin! "Yoongi fece per muoversi e fermare Jimin dal chiudere la porta, ma riuscì a controllarsi all’ultimo momento, consapevole del fatto che il numero zero non avrebbe esitato a sbattergli la porta nuovamente in faccia, se pensava che lui fosse una minaccia. E aveva davvero bisogno di dire questo. Jimin esitò un attimo e Yoongi seppe quella era la sua unica finestra di tempo utile per parlare. Fece un respiro profondo.
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Un mondo per noi due
FanfictionJungkook ha 23 anni, studia economia ed ha un lavoro part-time due volte alla settimana. Jimin ha 26 anni ed ha appena iniziato a lavorare in ufficio. Sono due persone molto diverse e non sono certo destinate a stare insieme. Hanno un tratto in com...