Yoongi era distratto quella mattina.
Come lo era stato del resto tutte le mattine di quella strana settimana. Non era un comportamento consono alla sua persona. Yoongi aveva costruito la sua carriera e il suo successo sul duro lavoro, non solo sul talento, ed elemento necessario del duro lavoro era senza dubbio la concentrazione. Yoongi era sempre stato determinato, metodico, pignolo fino all’ultimo infinitesimale dettaglio e gli piaceva. Era il suo stile di vita.
Eppure si era trovato sempre più spesso perso nei suoi pensieri in lassi di tempo di durata variabile e spesso la mattina, quando gli riusciva difficile scrollarsi di dosso la pesantezza dei suoi sogni.
Yoongi sapeva il perché. Improvvisamente la sua mente, come risvegliata da un inatteso timer che non sospettava di aver regolato, si era trovata a ripensare a fatti di tanti anni prima. Erano sprazzi di ricordi spesso non completi, spesso senza senso perché Yoongi si era impegnato a dimenticare. Lo doveva a se stesso, alla sua anima gemella e a Jimin.
Ti amo.
Era un Jimin giovane, con ancora tutte le morbidezze da adolescente in viso, che sorridente diceva quelle parole con una naturalezza che Yoongi gli aveva sempre invidiato.
Non ce la faccio più.
Un secondo flash di un Jimin più adulto, molto più simile a quello di adesso, ma non c’era più nessun sorriso sul suo volto e il suo tono era stanco, spento.
Yoongi aveva conservato queste due immagini contrastanti del ragazzo che aveva amato una volta. Aveva cercato, invano, di soffocarle con violenza perché era troppo il peso del senso di colpa, del senso di tradimento.
Il destino si è preso gioco di noi.
Yoongi distrattamente accarezzò la fede sul suo dito anulare. Il simbolo del suo impegno con la sua anima gemella. Sua moglie era una splendida persona e lui aveva imparato ad amarla e si era preso cura di lei al meglio delle sue possibilità. Molte volte quando la guardava negli occhi era certo senza ombra di dubbio di aver fatto la scelta giusta. Altre volte invece, la sua sicurezza sembrava vacillare e non riusciva a fare a meno di pensare di come il destino gli avesse concesso l’amore due volte e di come lui non fosse riuscito ad amare come si deve neanche una.
“Yoongi. Yoongi hyung!” la voce di Namjoon lo riscosse dai suoi pensieri.
Yoongi soffocò le sue emozioni dietro la sua solita faccia scocciata “Scusa stavo lavorando. Dimmi pure” disse ma lo schermo del computer si era spento per il non utilizzo. Mosse con nonchalance il mouse per attivarlo.
Namjoon arcuò il sopracciglio.
“Ti volevo avvisare che siamo stati convocati a una riunione più tardi dopo pranzo” Namjoon disse un po’ confuso dal comportamento di Yoongi.
“Va bene grazie” rispose questi in tono neutro.
Namjoon annuì e fece per andarsene ma qualcosa nell’aria in generale gli fece cambiare idea.
“Hyung, tutto bene?”
Yoongi avrebbe voluto mettersi a ridere ma invece si limitò a sollevare un sopracciglio a sua volta.
“Certamente” Namjoon lo conosceva bene però. Nonostante la loro relazione fosse ormai strettamente lavorativa, erano stati abbastanza vicini all’epoca da aver imparato a conoscere il reciproco linguaggio del corpo. Perciò fu facile per il suo amico di un tempo notare la bugia dietro l’atteggiamento apparentemente calmo. Namjoon sospirò.
“Hyung non credi sia ora di lasciar andare?” disse con un tono che non piacque a Yoongi per niente perché c’era un che di compassionevole nella sua voce. Significava inoltre che Jimin doveva averlo notato quella sera e che di conseguenza la notizia si era sparsa sino a casa dei Kim.
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Un mondo per noi due
FanfictionJungkook ha 23 anni, studia economia ed ha un lavoro part-time due volte alla settimana. Jimin ha 26 anni ed ha appena iniziato a lavorare in ufficio. Sono due persone molto diverse e non sono certo destinate a stare insieme. Hanno un tratto in com...